Ogni anno vengono complessivamente investiti quasi 7 trilioni di dollari in attività che hanno un impatto negativo diretto sulla natura. Un flusso enorme che proviene sia dal settore pubblico che da quello privato, equivalente a circa il 7% del prodotto interno lordo (PIL) globale.
È quanto rileva il rapporto “State of Finance for Nature 2023” rilasciato dall’UNEP (l’Agenzia ONU per la protezione dell’ambiente) durante la Cop 28 di Dubai.
Gli investimenti privati dannosi per la natura e la biodiversità ammontano a circa 5000 miliardi di dollari all’anno. Dal punto di vista settoriale, a mobilitare la maggior parte della finanza dannosa per la natura troviamo il settore delle costruzioni, le aziende dell’elettricità, il real estate, petrolio e gas, l’agroalimentare e il tabacco. Complessivamente, questi settori producono il 16% dei flussi di investimento totali nell’economia globale, ma ben il 43% di quelli che danneggiano foreste, zone umide e altri ecosistemi e habitat preziosi per la biodiversità e l’adattamento alla crisi climatica.
La spesa governativa in sussidi dannosi riguardanti quattro settori (agricoltura, combustibili fossili, pesca e gestione delle foreste) è stata stimata in circa 1700 miliardi di dollari l’anno. La quota maggiore fa riferimento all’industria dell’oil&gas: tra 2021 e 2022, i sussidi al consumo di fonti fossili sono raddoppiati da 563 a 1163 miliardi di dollari.
L’UNEP rileva l’enorme divario che separa la finanza dannosa per la natura dai fondi per la rigenerazione degli ecosistemi che, a livello globale, ammonta ad appena 200 miliardi di dollari l’anno, 30 volte in meno rispetto ai flussi finanziari dannosi. “Per avere qualche possibilità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, queste percentuali devono essere ribaltate, mettendo le popolazioni indigene, tra i principali beneficiari dei volumi di finanziamento”, ha affermato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP. Solo con un intervento urgente in questo senso si possono affrontare le crisi interconnesse del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità, del degrado del territorio e mantenere la possibilità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Insomma, è necessaria una svolta importante. Il settore finanziario e le imprese devono non solo aumentare gli investimenti in soluzioni fondate sul rispetto della natura, ma anche implementare incentivi per reindirizzare i finanziamenti dalle attività dannose, favorendo risultati positivi per la natura. Le politiche governative svolgono un ruolo cruciale nel creare un ambiente favorevole per coltivare opportunità di investimento. In particolare, le prospettive di investimento in soluzioni basate sulla natura sono fiorenti, guidate dalla revisione di settori globali come quello alimentare, estrattivo, immobiliare e delle infrastrutture, che contribuiscono in modo determinante al declino dell’ambiente.