STUDIO DI GOLDING CAPITAL PARTNERS: NEL LUNGO PERIODO QUESTI STRUMENTI HANNO RESO 1,5 VOLTE IL VALORE DEL CAPITALE INVESTITO
Investire in mercati privati sconfiggendone l’elevata volatilità? Per gli investitori una soluzione può essere quella di scommettere sui fondi di fondi che, stando a una ricerca della società di investimenti alternativi Golding Capital Partners, sono in grado di ridurre la volatilità del 90% rispetto alle strategie single manager o agli investimenti diretti in società operative in portafoglio.
La ricerca condotta dalla società di gestione ha esaminato oltre 100 mila dossier in più di 20 anni (dal 2000 al 2021) su buyout, infrastrutture e private credit. L’obiettivo è stato quello di misurare la performance a breve a breve e lungo termine degli investimenti per tutta la loro durata, espressa da rendimento trimestrale e multiplo sul capitale.
Un primo vantaggio dei fondi di fondi è stato rilevato dallo studio calcolando la cosiddetta deviazione standard. Se quella degli investimenti diretti in società in portafoglio è estremamente elevata (72%), il valore crolla al 26% per i fondi sigle manager ed è ancora più risibile, appena il 5%, per i fondi di fondi. A livello di riduzione della volatilità vera e propria, nei settori infrastrutture e private credit usare fondi di fondi permette, rispetto ai single manager, di abbatterla del 90%. Un valore che passa addirittura al 93% per i buyout.
I vantaggi dei fondi di fondi sono ancora più evidenti, secondo lo studio, se si considera la performance di lungo periodo. I dati dal 2000 al 2021 hanno dimostrato da un lato che il 25% degli investimenti diretti non ha reso più del capitale investito; dall’altro, i fondi single manager hanno avuto la probabilità di moltiplicare il capitale investito per 1,23 e i fondi di fondi, leader assoluti nella speciale graduatoria, addirittura per 1,5. Nel 5% dei casi osservati, prosegue il rapporto, gli investimenti su società in portafoglio si sono rivelati una svalutazione, mentre quelli in fondi single manager hanno subito una perdita con un multiplo di 0,8 volte. Tutta un’altra storia per i fondi di fondi: il peggiore 5% di questa categoria ha generato comunque un multiplo positivo, fino a 1,15 volte. «Risulta quindi dimostrato», evidenzia lo studio, «che in prospettiva storica il rischio di perdite sugli investimenti dei fondi di fondi nel settore dei buyout può essere praticamente escluso, a condizione che gli investitori siano in grado di pianificare a lungo termine».
Matthias Reicherter, managing partner e cio di Golding Capital Partners, ha commentato: «L’obiettivo della ricerca era confermare con dati storici oggettivi le conclusioni intuitive tratte dalla nostra esperienza decennale negli investimenti». Un altro aspetto particolarmente interessante, ha aggiunto, «è stato il confronto tra asset class, guardando a buyout, infrastrutture e credito privato. In effetti, in tutti e tre i casi sono evidenti i benefici ottenuti attraverso i fondi di fondi. Sia nel breve sia nel lungo periodo la diversificazione, soprattutto su più parametri, contribuisce in modo decisivo a stabilizzare i portafogli e i flussi di cassa». La ricerca, secondo gli esperti della società di gestione, può rappresentare anche una guida ai decisori normativi. «Alla luce dei risultati», ha sottolineato il managing director, Christian Schnabel, «crediamo che vadano riconsiderate le attuali proposte di riforma al Regolamento europeo sui requisiti di capitale (Basilea 3, ndr) con riguardo agli investimenti delle banche in private equity e venture capital». La proposta di Golding, in tal senso, prevede l’adozione di «coefficienti di adeguatezza patrimoniale distinti tra fondi di fondi, ampiamente diversificati e con un profilo rischio-rendimento stabile verificato, e fondi single manager, molto più volatili». Un approccio univoco, ha concluso Schnabel, rischia di non considerare «le differenze tra i profili di rischio, e potrebbe quindi portare le banche a effettuare investimenti molto più rischiosi, in contrasto con l’obiettivo dichiarato di rendere i bilanci bancari più solidi». (riproduzione riservata)
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