Il 5 dicembre è stata celebrata la Giornata Mondiale del Suolo e quest’anno è arrivata a pochi giorni di distanza dalla tragedia di Ischia, con una frana che ha travolto l’isola.
La perdita di fertilità del suolo è uno dei principali processi di degradazione che minaccia la nutrizione ed è uno dei problemi più importanti a livello globale per la sicurezza alimentare e la sostenibilità in tutto il mondo, si legge sul sito dell’Ispra.
Lo stesso Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale evidenzia le conseguenze della mancanza di leggi contro il consumo di suolo: più 6.300 ettari asfaltati; più 22,4% il tasso di crescita del consumo di suolo tra 2020 e 2019. Un consumo esagerato che pagheremo caro, e in parto stiamo già pagando un conto salato al fatto che una volta cementificato, il suolo è morto per sempre. La depavimentazione non lo restituisce a buona vita, se non dopo decine e decine di anni e al caro prezzo di energia e spesa pubblica.
A rendere ancora più nitida l’immagine ci pensa Coldiretti che in una nota spiega che negli ultimi dieci anni, l’Italia ha perso 400 milioni di chili di prodotti agricoli per l’alimentazione dell’uomo e degli animali a causa dell’abbandono e della cementificazione di terreni fertili, aumentando il deficit produttivo del Paese e la dipendenza dall’estero.
In Italia la superficie agricola utilizzabile si è ridotta ad appena 12,5 milioni di ettari aumentando la necessità di importare prodotto straniero in un momento storico segnato dai pesanti effetti della guerra in Ucraina sulle forniture alimentari con l’impennata dei prezzi.
Il risultato è che oggi il nostro Paese è costretto ad acquistare all’estero i 3/4 (73%) della soia, il 64% della carne di pecora, il 62% del grano tenero, il 53% della carne bovina, il 46% del mais, il 38% della carne di maiale e i salumi, il 36% dell’orzo, il 35% del grano duro per la pasta e il 34% dei semi di girasole, mentre per latte e formaggi ci si ferma al 16%, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
La situazione è aggravata dai cambiamenti climatici – afferma Coldiretti – con più di tremila eventi estremi nel 2022 tra precipitazioni violente e lunghi periodi di caldo e siccità nella Penisola dove oggi il 94% dei comuni è a rischio idrogeologico.
“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare con i progetti del Pnrr” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre anche accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.