ACCUSATO DI TRUFFA E FRODE NEL MAXI SCANDALO FINANZIARIO TEDESCO, IL MANAGER RISCHIA UNA CONDANNA FINO A 15 ANNI
di Andrea Boeris
È iniziato ieri a Monaco il processo sul caso Wirecard, la società di pagamenti fallita poco più di due anni dopo essere stata colpita dal più grande scandalo finanziario dovuto a una frode in Germania dal 1945.
Markus Braun, l’ex ceo cinquantatreenne che venne arrestato nel 2020, e altri due manager della società sono accusati di frode e manipolazione del mercato. Braun si è presentato in aula insieme ai suoi quattro avvocati difensori, in quella che è stata la sua prima apparizione pubblica dopo oltre due anni, durante i quali ha sempre respinto le accuse, sostenendo di non aver partecipato alla frode e di essere a sua volta vittima di una banda criminale.
Insieme a Oliver Bellenhaus, l’ex capo della filiale di Wirecard a Dubai che si è consegnato alle autorità tedesche nel 2020, e Stephan von Erffa, che ha negato illeciti, Markus Braun rischia fino a 15 anni in caso di condanna, anche se una sentenza difficilmente arriverà prima del 2024, visto che il tribunale ha in programma circa un centinaio di udienze.
Wirecard divenne una delle più importanti aziende tecnologiche tedesche, sostituendo Commerzbank nell’indice tedesco delle blue-chip, il Dax, e arrivando a toccare una capitalizzazione di mercato di 28 miliardi di dollari. Dopo aver respinto i sospetti di illeciti da parte degli investitori, Wirecard nel giugno 2020 si vide costretta ad ammettere che dal suo bilancio mancavano 1,9 miliardi di euro. La frode è poi costata alle banche circa 3,1 miliardi di euro in prestiti e svalutazioni, secondo i pubblici ministeri.
Il governo di Angela Merkel inizialmente aveva preso in considerazione il salvataggio della società, ma Wirecard alla fine presentò istanza di insolvenza e il crollo della società finì per mettere in imbarazzo l’establishment tedesco, a partire dai politici che avevo sostenuto la società e fino alle autorità di regolamentazione, dimostratesi troppo lente nell’indagare su di essa. La stessa ex cancelliera Angela Merkel e il suo successore Olaf Scholz sono stati criticati aspramente per la loro risposta di fronte allo scandalo, che portò alle dimissioni di Felix Hufeld, il capo del regolatore del mercato finanziario tedesco, la Bafin (l’equivalente della Consob italiana).
I pubblici ministeri di Monaco hanno perquisito più di 40 proprietà nell’ambito dell’indagine su Wirecard e l’accusa sostiene che la società abbia letteralmente inventato ingenti somme di entrate fantasma per fuorviare investitori e creditori. In apertura di processo, il pubblico ministero Matthias Buehring ha accusato il management della società di aver creato transazioni commerciali fasulle con altre aziende partner, o comunque sotto il loro controllo, a Dubai, nelle Filippine e a Singapore. La frode avrebbe consentito ai gestori di Wirecard di sottrarre denaro alla società senza che vi fosse alcun controllo. (riproduzione riservata)
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