IL BANCO NON VUOLE ESERCITARE LA PUT SUL 10% DELLA SOCIETÀ DI CREDITO AL CONSUMO
di Luca Gualtieri
L’imminente accordo sulle polizze è destinato a rendere sempre più stretti i legami finanziari e industriali tra Banco Bpm e il Crédit Agricole. Se in queste settimane sta prendendo forma l’alleanza sulla bancassurance, il gruppo guidato da Giuseppe Castagna è infatti orientato a confermare la storica partnership con la banque verte nel credito al consumo.
Il Banco è azionista di minoranza al 39% di Agos Ducato, il gruppo milanese controllato dall’Agricole. Dopo precedenti negoziazioni seguite personalmente dal ceo del Banco Popolare Pier Francesco Saviotti, gli accordi raggiunti alla fine del 2020 avevano prorogato l’alleanza nell’ambito di un’ampia riorganizzazione di piazza Meda nel comparto del consumer credit. Quegli accordi prevedevano peraltro l’estensione al 31 luglio 2023 del termine per l’esercizio dell’opzione di vendita riferita al 10% del capitale di Agos detenuta dal Banco al prezzo di esercizio di 150 milioni. La possibilità di vendere si era già offerta in precedenza, anche se piazza Meda ha sempre preferito restare azionista del gruppo guidato da François Edouard Drion che ha fruttato buoni risultati sia commerciali che finanziari. Il bilancio d’esercizio 2021 registra infatti ricavi in crescita da 792 a 838 milioni e un utile passato da 222 a 388 milioni,.
Sebbene alla scadenza dell’opzione manchino ancora otto mesi, già oggi il vertice di piazza Meda appare orientato a non esercitare l’opzione e per più di un motivo. Da un lato mantenere una partecipazione azionaria rilevante in una società prodiga di dividendi come Agos viene vista come una strategia efficace in un periodo di incertezza come quello attuale. Soprattutto se l’alternativa è vendere a un prezzo inferiore all’attuale valore di mercato della quota misurato in termini di flusso cedolare atteso. Dall’altra parte il credito al consumo è certamente uno dei canali attraverso i quali si potrebbero implementare le crescenti sinergie con Parigi.
Riflessioni ovviamente avvalorate dalla recente scelta sulla bancassurance. Martedì 29 infatti il consiglio di amministrazione del Banco ha deciso dopo una lunga seduta di avviare con l’Agricole negoziati in esclusiva sul ramo danni, valutato circa 300 milioni di euro. Anche se la concorrente Axa avrebbe presentato un’offerta molto competitiva in termini di prezzo, il gruppo di Castagna ha preferito Agricole alla luce di una proposta commerciale più ricca e di sinergie che potranno crearsi con le altre fabbriche prodotto. L’accordo è stato commentato positivamente dal ceo del Banco e dal responsabile per l’Italia dell’Agricole Giampiero Maioli, che negli ultimi mesi hanno insistito sulla valenza industriale dell’alleanza.
La partita industriale si intreccia con i futuri assetti proprietari del Banco. In vista dell’assemblea di rinnovo del cda della prossima primavera l’ipotesi più probabile è che l’Agricole (oggi primo azionista al 9,2%) dia il proprio appoggio alla lista del cda che confermerà il ceo Castagna. A suggello dell’alleanza il board potrebbe inserire nella rosa un candidato gradito ai francesi.
Anche gli altri azionisti del Banco si sono nel frattempo messi in movimento. Dopo l’estate le fondazioni e le casse di previdenza hanno arrotondato la quota conferita nel patto parasociale, che oggi è salito all’8,28%. Anche nel mirino dei soci italiani c’è la scadenza assembleare di primavera, visto che, come riportato martedì 29 da MF-Milano Finanza, i nuovi soci puntano a esprimere almeno un paio di nomi nella rosa proposta dal cda, a cui sta lavorando Egon Zehnder. Per ora insomma non si vedono all’orizzonte liste alternative, a parte forse quella di Assogestioni che interviene spesso nei rinnovi delle grandi quotate. (riproduzione riservata)
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