I PIANI DEL GRUPPO: PARTNERSHIP SOCIETARIE CHE SPINGANO IL MADE IN ITALY. ANCHE ALL’ESTERO
di Marco A. Capisani
La prossimità in Italia per andare all’estero può sembrare un paradosso ma è la possibile evoluzione della strategia di Pam Panorama, che vuole stringere nuove partnership societarie per presidiare meglio le zone geografiche lungo la Penisola dove crescere ancora. Tramite l’insegna Pam Local, le nuove alleanze punteranno a selezionare alcuni prodotti made in Italy in modo da rendere questi negozi «gli ambasciatori dell’eno-gastronomia italiana», racconta a ItaliaOggi Gianpietro Corbari, a.d. di Pam Panorama, società che comprende i negozi Pam, Panorama, Pam local e Pam City. «Vogliamo essere un polo aggregante, andando oltre la formula del franchising. Altrimenti, l’alternativa è controllare da soli le aree scoperte ma è una scelta che può diventare rischiosa, per via della logistica. Invece, non escludo che stringere analoghe partnership societarie possa portare la gdo italiana anche oltreconfine, firmando accordi simili con operatori stranieri».
Pam Panorama punta a crescere in Puglia e Sicilia, tra le varie regioni, ma in parallelo aggrega già diversi soggetti per esempio in Campania, Liguria e Piemonte. «Di certo non esistono aree rimaste vuote in Italia, anche dopo la ritirata di Auchan e la presenza ridimensionata di Carrefour», aggiunge l’a.d. di Pam Panorama. «Spesso si fa una spasmodica ricerca per aprire il più alto numero possibile di punti vendita ma questa tattica non può compensare le performance dei vecchi store». Per il 2022, il gruppo della grande distribuzione organizzata-gdo (di cui fa parte Pam Panorama) inaugurerà oltre 40 punti vendita (canale discount compreso), di cui una decina circa con un posizionamento local, su un totale odierno di 970 negozi. E per quelli esistenti, in particolare, si punta sui servizi digitali racchiusi nell’applicazione Perte Plus, che consentirà ai clienti di accedere a tutti i servizi, presenti e futuri, con un unica password.
«Abbiamo l’intenzione di varare una serie di servizi digitali che non riguardino solamente il momento della spesa o i singoli prodotti», ribadisce Corbari, «ma arrivino a comprendere anche un’offerta telefonica o un’assicurazione per l’automobile. Il modello cui tendiamo è quello del marketplace di servizi», che anche altre aziende della gdo stanno studiando, ognuno secondo la sua ricetta (come nel caso Conad, vedere ItaliaOggi del 18/12/2021). Si tratta di uno step evolutivo già spesso invocato dal comparto, sotto il titolo della diversificazione (e peraltro lo stesso si può dire per le mire internazionali della distribuzione moderna tricolore).
Nel caso di Pam Panorama, comunque, di recente sono stati presentati due nuovi servizi digitali, seppur legati alla spesa in store e a domicilio: si tratta di Spesa Self e Pam Flash. Investimento per il loro lancio: 2,5 milioni di euro. Con Spesa Self, senza pistola per la lettura dei prezzi né altri strumenti esterni ma grazie solo al proprio cellulare, la nuova funzione di Perte Plus permette di scansionare ogni referenza e pagare l’intero carrello più velocemente alle casse. Spesa Self è stata testata a Bologna e, nei prossimi due mesi, verrà estesa a 60 punti vendita. Invece, l’app Pam Flash propone la consegna a domicilio dei sacchetti della spesa in 30 minuti, includendo nella scelta anche i prodotti a peso (che vengono proposti con prezzi indicativi prima della formalizzazione dell’ordine). «Ci muoviamo verso una sempre maggior sinergia retail-tecnologia», aggiunge Corbari. «Siamo solamente nella fase embrionale di sperimentazione ma, per esempio, in fase di affinamento c’è l’utilizzo di telecamere che riconoscano il cliente subito, all’ingresso nel punto vendita, facendogli risparmiare tra gli scaffali pure quei pochi minuti dedicati al self scanning dei prodotti», ossia alla scansione dei codici a barre con pistola o cellulare.
In attesa del futuro della gdo, l’intero gruppo Pam stima di chiudere il 2021 con un fatturato di 2,9 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 2,7 mld del 2020 e ai quasi 2,6 mld del 2019. «Ma la vera sfida è accompagnare la clientela, anche e soprattutto soddisfandone le necessità economiche», conclude Corbari. «Oggi si percepisce molto il momento in cui la gran parte dei consumatori riceve lo stipendio, perché è in quel momento che si tende a spendere di più. Invece, a fine mese il carrello si riduce e questo, prima, non si vedeva più».
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