NEL 2020 È STATO REGISTRATO L’AUMENTO RECORD DEL PATRIMONIO DEI PAPERONI GLOBALI
di Lucas Chancel
Le disuguaglianze di reddito e di ricchezza nel mondo sono molto ampie e continuano ad aumentare. Secondo il nuovo World Inequality Report 2022, l’1% superiore della popolazione ha il 38% di tutta la ricchezza aggiuntiva accumulata dalla metà degli anni ’90, mentre il 50% inferiore solo il 2%. E il 2020 ha segnato l’aumento record della quota di ricchezza globale dei miliardari a causa della pandemia e delle sue riprecussioni sull’economia degli individui.
Un individuo adulto medio guadagna 16.700 euro l’anno nel 2021 e un adulto medio possiede 72.900 euro di patrimonio. Ma si tratta di medie che mascherano ampie disparità sia tra i Paesi che all’interno di essi. Il 10% più ricco della popolazione mondiale conta attualmente per il 52% del reddito globale, mentre la metà più povera della popolazione ne guadagna l’8%. In media un individuo del 10% più ricco della distribuzione globale del reddito guadagna 87.200 euro l’anno, mentre un individuo della metà più povera guadagna 2.800 euro l’anno.
Le disuguaglianze di ricchezza sono ancora più pronunciate di quelle di reddito. La metà più povera della popolazione globale possiede a malapena una forma di ricchezza: il 2% del totale. Al contrario il 10% più ricco della popolazione globale possiede il 76% di tutta la ricchezza. In media la metà più povera della popolazione possiede 2.900 euro per adulto, mentre il 10% più ricco possiede 550.900 euro.
Medio Oriente-Nordafrica l’area più disuguale del mondo, l’Europa quella meno. La disuguaglianza varia significativamente tra la regione più equa (Europa) e quella più disuguale (Medio Oriente e Nord Africa, cioè Mena). In Europa la quota di reddito del 10% superiore è intorno al 36%, mentre nella regione Mena raggiunge il 58%. Tra questi due livelli vediamo una diversità di modelli. In Asia orientale il primo 10% fa il 43% del reddito totale e in America Latina il 55%.
I redditi nazionali medi dicono poco sulla disuguaglianza. La mappa mondiale delle disuguaglianze rivela che i livelli di reddito medio nazionale sono scarsi nel descrivere la disuguaglianza: tra i Paesi ad alto reddito alcuni sono molto diseguali (come gli Stati Uniti), mentre altri sono relativamente uguali (per esempio la Svezia). Lo stesso è vero tra i Paesi a basso e medio reddito, con alcuni che mostrano una disuguaglianza estrema (per esempio Brasile e India), livelli piuttosto alti (per esempio Cina) e livelli da moderati a relativamente bassi (per esempio Malaysia, Uruguay).
La disuguaglianza è una scelta politica, non è inevitabile. Le disuguaglianze di reddito e di ricchezza sono aumentate quasi ovunque a partire dagli anni ’80 in seguito a una serie di programmi di deregolamentazione e liberalizzazione che hanno assunto forme diverse nei vari Paesi. L’aumento non è stato uniforme: alcuni Paesi hanno sperimentato aumenti spettacolari della disuguaglianza (tra cui Stati Uniti, Russia e India) mentre altri (Paesi europei e Cina) hanno sperimentato aumenti relativamente minori. Queste differenze, che abbiamo discusso a lungo nella precedente edizione del World Inequality Report, confermano che la disuguaglianza non è inevitabile, ma è una scelta politica.
Le disuguaglianze globali contemporanee sono vicine a quelle di inizio ‘900. Mentre la disuguaglianza è aumentata all’interno della maggior parte dei Paesi, negli ultimi due decenni le disuguaglianze globali tra i Paesi sono diminuite. Il divario tra i redditi medi del 10% dei Paesi più ricchi e i redditi medi del 50% dei Paesi più poveri è sceso da circa 50 volte a poco meno di 40. Allo stesso tempo le disuguaglianze sono aumentate significativamente all’interno dei Paesi. Il divario tra i redditi medi del 10% superiore e del 50% inferiore degli individui all’interno dei Paesi è quasi raddoppiato da 8,5 a 15 volte. Significa anche che le disuguaglianze all’interno dei Paesi sono ora ancora maggiori delle pur significative disuguaglianze osservate tra i Paesi, che sembrano essere oggi tanto forti quanto lo erano al picco dell’imperialismo occidentale, all’inizio del XX secolo. Infatti la quota di reddito attualmente catturata dalla metà più povera della popolazione mondiale è circa la metà di quella che era nel 1820, prima della grande divergenza tra i Paesi occidentali e le loro colonie. In altre parole, c’è ancora molta strada da fare per annullare le disuguaglianze economiche globali ereditate dall’organizzazione molto disuguale della produzione mondiale nata tra la metà del XIX e la metà del XX secolo.
Le nazioni sono più ricche, ma i governi sono diventati poveri. Un modo per capire queste disuguaglianze è concentrarsi sul divario tra la ricchezza netta dei governi e la ricchezza netta del settore privato. Negli ultimi 40 anni i Paesi sono diventati significativamente più ricchi ma i loro governi sono diventati significativamente più poveri. La quota di ricchezza detenuta dagli attori pubblici è vicina allo zero o negativa nei Paesi ricchi, il che significa che la totalità della ricchezza è in mani private. Questa tendenza è stata amplificata dalla crisi legata al Covid, durante la quale i governi hanno preso in prestito l’equivalente del 10-20% del pil, essenzialmente dal settore privato. L’attuale bassa ricchezza dei governi ha importanti implicazioni per le capacità statali di affrontare la disuguaglianza in futuro, così come le sfide chiave del XXI secolo come il cambiamento climatico.
Le disuguaglianze di ricchezza sono aumentate in cima alla piramide.L’aumento della ricchezza privata è stato anche disuguale all’interno dei Paesi e a livello mondiale. I multimilionari globali hanno catturato una quota sproporzionata della crescita della ricchezza globale negli ultimi decenni: l’1% superiore ha preso il 38% di tutta la ricchezza aggiuntiva accumulata dalla metà degli anni ’90, mentre il 50% inferiore ne ha catturato solo il 2%. Ciò deriva da una grave disuguaglianza nei tassi di crescita tra i segmenti superiore e inferiore della distribuzione della ricchezza. La ricchezza degli individui più ricchi della Terra è cresciuta dal 1995 al 6-9% all’anno, mentre la ricchezza media è cresciuta del 3,2% all’anno. Dal 1995 la quota di ricchezza globale posseduta dai miliardari è passata dall’1 a oltre il 3%. Questo aumento è stato esacerbato durante la pandemia di Covid. Infatti il 2020 ha segnato il più forte aumento della quota di ricchezza globale dei miliardari mai registrato.
Le disuguaglianze di ricchezza all’interno dei Paesi si sono ridotte per la maggior parte del XX secolo, ma la quota del 50% inferiore è sempre stata molto bassa. La disuguaglianza di ricchezza si è ridotta significativamente nei Paesi occidentali tra l’inizio del XX secolo e gli anni ’80, ma la metà più povera della popolazione in questi Paesi ha sempre posseduto molto poco, cioè tra il 2% e il 7% del totale. In altre regioni la quota del 50% più basso è ancora più bassa. Questi risultati mostrano che c’è ancora molto da fare in ogni regione del mondo si vuole ridurre le disuguaglianze estreme di ricchezza.
Come ridistribuire la ricchezza per investire nel futuro. Il World Inequality Report 2022 esamina diverse opzioni politiche per ridistribuire la ricchezza. Dato il grande volume di concentrazione della ricchezza, modeste tasse progressive possono generare entrate significative per i governi. L’1,6% dei redditi globali potrebbe essere generato e reinvestito in istruzione, salute e transizione ecologica, sottolinea il report nelle conclusioni. L’ascesa dei moderni Stati sociali nel XX secolo è stata collegata all’ascesa di ripidi tassi di tassazione progressiva. Un’evoluzione simile sarà necessaria per affrontare le sfide del XXI secolo. (riproduzione riservata)
Il World Inequality Report 2018, Harvard University Press, e online su wir2018.wid.world
*coordinatore del World Inequality Lab
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