Secondo un report Marsh, le piccole e medie imprese (PMI) del Regno Unito ritengono che i loro piani di continuità aziendale hanno risposto bene sia alla pandemia di Covid-19 sia alla Brexit.
Il report ha anche evidenziato che da quando il Regno Unito ha lasciato l’Unione Europea il 31 gennaio 2020, il 31% delle PMI ha subito ritardi nella consegna di forniture dalla supply chain, con il 22% che ha registrato una riduzione degli scambi, mentre il 19% ha visto una diminuzione del cash flow.
Inoltre, a causa della pandemia, il 26% delle PMI ha dichiarato di aver dovuto chiudere la propria attività, temporaneamente o permanentemente, a causa delle linee guida del governo, mentre il 42% è passato al lavoro da remoto e il 26% ha dichiarato di aver congedato alcuni dipendenti.
Il 56% degli intervistati ha affermato di essere ancora preoccupato per i rischi legati alla Brexit, soprattutto in merito all’impatto economico (29%), mentre il 25% teme una compromissione della capacità di business con l’Europa.
Le continue ricadute del Covid-19 potrebbero portare a nuovi lockdown e proprio questo è il rischio più temuto dal 36% delle imprese.
La ricerca ha rivelato che le aziende ritengono che ci sia ancora del lavoro da fare per colmare il gap nella gestione del rischio. Secondo le PMI le prime tre lacune da affrontare sono: adozione di nuovi comportamenti (31%); formazione dei dipendenti nelle principali pratiche di risk management (30%); l’attuazione di programmi formalizzati di risk management (28%).
La metà degli intervistati ha affermato di aver adeguato la propria copertura assicurativa aziendale a seguito della pandemia e il 26% del campione ha sottolineato che il Covid è stato uno dei tre principali motivi che hanno spinto a rivedere gli accordi assicurativi. Tuttavia, il 49% degli intervistati ha riscontrato un aumento delle esclusioni specifiche per la pandemia e il 42% ha riscontrato difficoltà nel reperire le coperture assicurative di cui ha bisogno.