Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
L’emergenza Coronavirus sta spingendo le aziende verso la digitalizzazione. Una tendenza trasversale che sta investendo, da un lato, il canale delle vendite e il business di molte aziende; dall’altro, sta contagiando anche settori quali finanza, banche e assicurazioni. A parlare sono le percentuali di crescita. Per quanto riguarda il web marketing, per intercettare i clienti e trovare nuovi canali di vendita, quasi una impresa su due, secondo uno studio condotto da Marketing01, ha avviato campagne di Google Ads, cioè la possibilità di inserimento di spazi pubblicitari all’interno delle pagine di ricerca di Google. Mentre l’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano rivela come, nel lockdown, il 51% dei clienti italiani ha avuto necessità di interagire con la sua banca e il 73% di questi si dice soddisfatto del servizio ricevuto grazie agli strumenti digitali. Desideri analoghi riguardano anche la compagnia assicurativa del futuro, i consumatori vogliono velocità nel risolvere i problemi e liquidare i sinistri, semplicità e trasparenza nella sottoscrizione di polizze e nel rispondere ai reclami, ma anche disponibilità 24 ore al giorno per sette giorni e la possibilità di fare tutto da mobile.
Occhio all’assegnazione a mansioni inferiori per stato di salute del dipendente. Infatti, il datore di lavoro è tenuto a risarcire il lavorare che è stato oggetto del cosiddetto «demansionamento» a causa del suo stato di salute, anche qualora lo stesso dipendente non risulti idoneo a compiere tutti gli incarichi derivanti dal suo livello di inquadramento. Quindi, se per esempio dalla documentazione medico legale risulti che un lavoratore è impossibilitato a svolgere solo singole tipologie di mansioni, che non esauriscono la complessiva gamma delle mansioni ricomprese nel livello di inquadramento, lo stesso ha diritto al risarcimento del danno non patrimoniale. In ogni caso, ricade sull’azienda, a maggior ragione se di grandi dimensioni, l’onere di provare l’impossibilità di impiegare il lavoratore in attività appropriate al suo inquadramento. A stabilirlo è la Corte di cassazione con l’ordinanza n. 25394 dell’11 novembre 2020.
L’emergenza Coronavirus ha fatto schizzare alle stelle il numero di attacchi informatici subiti dalle aziende, passati, nel mondo, dai 200 al giorno registrati prima della pandemia agli oltre 5 mila quotidiani di questi mesi. Solo a giugno 2020, il numero dei reati informatici ai danni delle imprese ha fatto registrare un aumento superiore al 250%. L’84% degli attacchi informatici ha riguardato attività di phishing. Insomma, quello che era iniziato come un problema di sicurezza sanitaria si è trasformato progressivamente per le aziende in un problema di sicurezza informatica, soprattutto a causa dell’utilizzo, sempre più diffuso, della modalità lavorativa dello smart working, che ha messo in risalto i rischi e la vulnerabilità delle infrastrutture tecnologiche delle imprese. Il tema della difesa dai cyber attacchi sta diventando così centrale per la vita delle aziende che molte di loro hanno capito l’importanza non solo di affrontare gli attacchi, quando avvengono, ma soprattutto di prevenirli. È per questo che, a fronte di investimenti sulla digitalizzazione, molte società stanno facendo crescere anche gli investimenti in sicurezza informatica rivolti a consulenti esperti in sicurezza dei dati e cybersecurity.
Crescono gli attacchi informatici ai danni delle aziende. Aumentano malware e iniziative in grado di mettere in pericolo dati sensibili e la sicurezza informatica. Una crescita che si è registrata soprattutto in seguito al lockdown, che ha portato sempre più persone a lavorare in casa e le aziende ad attrezzarsi di conseguenza per avere maggiori servizi informatici. La necessità di percepire il rischio informatico come un pericolo concreto sul quale le aziende devono intervenire con urgenza primaria è stata messa in evidenza da un recente studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano. Secondo la ricerca condotta sui dati relativi all’anno 2019, le imprese italiane hanno subito una media di 139 violazioni informatiche al mese, registrando un aumento di quasi il 50% rispetto agli attacchi perpetrati tra il 2014 e il 2018. Secondo il rapporto Clusit, nel corso dell’ultimo anno, sono stati effettuati 1.670 attacchi informatici, il +7,6% in più rispetto al 2018 con un aumento del 91.2% in confronti ai dati del 2014. Dal rapporto emerge chiaramente come le attività di Cybercrime e di Cyber espionage siano in netta crescita, segnando un aumento pari a +12,3% e +0,5%.
Mix di alert e rassicurazioni dalla Cassazione sul fronte 231: è quanto emerge dalla sentenza 28210 con cui la sesta sezione penale ha fornito chiarimenti sul controverso rapporto tra responsabilità dell’ente ex dlgs 231/2001 e reato presupposto che alla suddetta responsabilità dà origine, precisando come la società resti responsabile anche se il reato nei confronti della persona fisica è prescritto, ma al contempo il giudice non possa aderire aprioristicamente alla contestazione mossa alla persona fisica. Specificamente, da un lato, con questa recente sentenza la Cassazione ha evidenziato che, anche se il reato presupposto si è nel frattempo prescritto, rimane salva la responsabilità dell’ente. E ciò in applicazione della previsione di cui all’art. 8, dlgs 231/2001 secondo cui tale responsabilità sussiste anche quando l’autore del reato non è stato identificato o non è imputabile o quando il reato si estingue per una causa diversa dall’amnistia.
- Lavoratori preoccupati per il rientro in ufficio
La metà degli italiani in smart working non si sente pronta a tornare in ufficio. Solo il 28% sarebbe pronto a ricominciare. Quasi tre quarti degli intervistati (74%) si dichiara preoccupato per i potenziali rischi legati al ritorno in ufficio e all’utilizzo dei mezzi pubblici. Tra coloro che possono lavorare da casa, oltre un terzo (35%) afferma che lo scenario di lavoro ideale per il prossimo anno sarebbe una combinazione tra smart working e lavoro in presenza. Un intervistato su tre (33%) preferirebbe lavorare in ufficio mentre uno su quattro (26%) vorrebbe lavorare da casa. È quanto emerge da una ricerca di QBE Insurance Group sulla relazione tra il benessere psicologico dei lavoratori italiani e le nuove abitudini lavorative causate dal Covid-19.
- Cyber security, le scelte da fare
La cyber security si è fermata a Eboli. In una tabaccheria del paese campano dove per due anni sono state trasferite le informazioni saccheggiate dai computer della più importante azienda tecnologica italiana: Leonardo Spa, che tanti ancora chiamano Finmeccanica.
Una società a controllo statale che produce sistemi avanzatissimi, dai caccia ai radar, e che della protezione cibernetica ha fatto uno dei suoi business principali. L’attacco hacker svelato dalle indagini dei pm di Napoli è destinato a diventare un punto di riferimento per qualunque riflessione in materia: una lezione che dimostra l’urgenza di voltare pagina, perché – come hanno evidenziato i magistrati guidati dal procuratore Giovanni Melillo – si tratta di una questione di sicurezza nazionale. Il confine che decide il futuro del Paese e la sua credibilità internazionale non passa più dalle frontiere fisiche, ma dalla capacità di difendere la rete telematica in cui scorrono le informazioni fondamentali. Senza una collaborazione totale tra privati e istituzioni è impossibile costruire uno scudo efficace contro le offensive cyber.
- Salute e sicurezza sul lavoro sbarcano a Piazza Affari
Il gruppo romano Igeam ha deciso di quotare all’Aim lo spin-off con le attività dedicate alla sanità integrativa e al welfare aziendale. Sul mercato andrà una quota del 10-15%. “Il mondo della sanità sta cambiando, in particolare quello aziendale. Occorre promuovere la salute nei luoghi di lavoro in un’ottica più ampia rispetto al solo adempimento degli obblighi di prevenzione richiesti dalla normativa”, spiega Michele Casciani, saldamente alla guida dell’azienda, insieme al socio Piero Santantonio. In questa prospettiva, spiega Casciani, “il welfare aziendale è uno strumento prezioso per migliorare il clima interno delle imprese e il benessere dei dipendenti e, in prospettiva, dovrebbe diventare il secondo pilastro, accanto agli attuali sistemi regionali, su cui regge tutto il sistema sanitario nazionale.” Continua Casciani:”Mentre la spesa complessiva per la sanità è di 160 miliardi, la quota relativa ai privati è fatta da poco meno di 40 miliardi che arrivano in larga parte dai consumatori-pazienti, mentre solo una parte più piccola arriva attraverso intermediari come aziende, fondi sanitari integrativi, polizze.” Ed è proprio questo contributo della sanità intermediata che secondo il management del gruppo Igeam crescerà nei prossimi anni.
- Rivoluzione gestione patrimoniale i clienti cercano un partner di vita
La sfida adesso si gioca in buona parte sul terreno della consulenza. Con i gestori di patrimoni chiamati a completare l’evoluzione da semplici collocatori di prodotti, come erano fino a qualche anno fa, in partner di vita dei clienti e delle rispettive famiglie, capaci di accompagnarli nelle scelte d’investimento di medio-lungo termine. Perchè, con i tassi d’interesse destinati a restare ai minimi storici ancora per diverso tempo, è illusorio pensare di generare rendimento acquistando titoli di Stato e obbligazioni aziendali degli emittenti più noti e affidabili. E al tempo stesso crescono le incognite relative agli investimenti azionari, considerato che molti listini sono vicini ai massimi storici nonostante la recessione globale scatenata dalla pandemia di coronavirus. In questo scenario indicazioni utili per orientarsi nel mercato possono arrivare dalla terza edizione dell’indagine “I migliori gestori patrimoniali 2020” condotta dall’Istituto tedesco qualità e finanza (ente indipendente specializzato nella comparazione di prodotti e servizi), che ha contattato oltre 150 società del settore in Italia. I gestori che hanno deciso di partecipare sono poi stati valutati alla luce di quattro temi: orientamento al cliente, trasparenza, organizzazione e qualità del portafoglio proposto. Tirando le fila di queste analisi, a spiccare per orientamento al cliente è il terzetto composto da Deutsche Bank, Ersel Sim e Cordusio Sim. A seguire Anima, quindi Banca Profilo e Banca Generali. Quanto ai migliori portafogli in testa ci sono Deutsche Bank e Banco di Desio. Seguono in quattro a pari punti: Banca Profilo, Cordusio Sim, Ersel Sim e Kairos. La classifica finale vede al vertice Deutsche Bank ed Ersel Sim, con Cordusio Sim terza e Banca Profilo ai piedi del podio.
- Anche i ricchi si spaventano. “Cresce la ricerca di tutele”
Il private banking gode di ottima salute. La pandemia ha portato una perdita del valore degli investimenti tra gennaio e marzo di quest’anno di un 9% circa, ma questa è stata ben presto recuperata nel secondo e terzo trimestre. E l’Associazione italiana private banking (Aipb) durante il sedicesimo forum dedicato al settore ha parlato di crescita costante degli investimenti delle famiglie benestanti, quelle con oltre 500mila euro di ricchezza finanziaria, tanto che entro il 2022 i patrimoni totali in gestione dovrebbero raggiungere i 986 miliardi. “L’80% della clientela private – assicura Paolo Langé, presidente di Aipb – nonostante la pandemia, si sente in grado di orientare lo sguardo al medio e lungo periodo”. Eppure, alcuni ricchi piangono. O meglio si preoccupano per il futuro incerto a causa del virus e non investono. Una fotografia scattata dal Terzo Rapporto sul settore presentato da Censis e Aipb, mostra che sei benestanti su dieci (62,1%) sono in ansia per la profonda situazione di incertezza. Questo li porta a tenere a disposizione della liquidità in caso le cose si mettano male. Una cifra che invece sarebbe investibile e che ammonta circa 146 miliardi di euro.
- L’AI si fa largo nei nuovi modelli predittivi
L’intelligenza Artificiale comincia a trovare applicazione anche nel settore dell’asset management. Strategie di investimento sistematiche basate sull’intelligenza artificiale, sfruttando una tecnologia proprietaria basata sull’applicazione della deep learning alle serie temporali finanziarie, sono proposte, ad esempio, da Axyon AI, startup con sede a Modena e presenza a Milano e Londra, che occupa 14 tra ingegneri e fisici.
- Crollo turismo e seconda ondata, crisi nera con fisco e ambiente la ripresa è possibile
Il 2020 è stato un anno da dimenticare per l’autonoleggio, come per altri settori. Le speranze di ripresa per il noleggio a breve termine sono state spazzate via dalla seconda ondata dell’epidemia, mentre quello a lungo termine è riuscito a tenere meglio grazie ai contratti pluriennali su cui si basa il suo business. Sotto i numeri tutto sommato positivi si cela però un forte stress che è possibile leggere nei dati sulle immatricolazioni: l’intero settore, da gennaio a ottobre, ha acquistato qualcosa come 120mila vetture in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Massimiliano Archiapatti, presidente dell’associazione di categoria Aniasa, preferisce però guardare al futuro. “Gli appuntamenti che abbiamo messo in agenda per discutere con il governo di mobilità sono due, la legge di Bilancio che sta prendendo forma proprio in questi giorni, e il piano per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund”.
- Il breve termine soffre, meglio la flessibilità
Le restrizioni agli spostamenti imposte dalla necessità di contenere i contagi di coronavirus mettono ancora in difficoltà il noleggio a breve termine che prova a reagire puntando su formule il più possibile flessibili e investimenti nella digitalizzazione. Secondo i dati dell’Aniasa, nei primi nove mesi dell’anno in corso il comparto ha visto un caso del fatturato del 53,2% rispetto allo stesso periodo del 2019, a quota 18.160 milioni. Un risultato determinato dalla forte discesa del numero dei noleggi, passati da 461.721.820 a 1.649.188 (-59,9%). “Dopo i duri mesi del lockdown di marzo, a luglio e agosto le prenotazioni hanno performato discretamente. Con la seconda ondata la situazione si è fatta però nuovamente difficile e da qui a fine anno non si prospettano miglioramenti” osserva Gianluca Testa, vicepresidente di Aniasa. In questo scenario “continua a essere completamente fermo il business negli aeroporti e per i viaggi di affari, mentre stanno avendo un andamento positivo il noleggio dei veicoli commerciali e e formule a medio termine.”
- Fondi pensione, quanta miopia tre idee per vedere lontano
La previdenza complementare è indispensabile per il futuro dei lavoratori considerando le sempre minori risorse pubbliche disponibili, l’enorme debito e la transizione demografica. C’è talmente tanta confusione che spesso si parla di secondo e terzo pilastro intendendo con secondo i fondi negoziali e qualche preesistente e relegando al terzo pilastro i fondi aperti e i Pip. Informo che il terzo pilastro è stato eliminato con la legge Visco 47/2000. Quindi, a differenza di molti paesi europei, da noi manca. Che cosa fare? Occorre il ripristino del fondo di garanzia perché la sua eliminazione ha negato agli oltre 6 milioni di lavoratori delle micro e piccole imprese il diritto alla pensione complementare. Infine una riforma fiscale che elimini la tassazione annuale sui rendimenti. Utile sarebbe un altro semestre di silenzio assenso; ancor più necessario evitare per i prossimi 10 anni di intervenire sulla materia se non per aumentare il versamento di 5.164 euro l’anno in base alla variazione dei prezzi; tale importo è fermo dal 2005. E poiché è un libretto di risparmio consentire a nonni, zii e parenti di finanziare il fondo pensione dei giovanissimi.
- Italiani, risparmio anti stress con addestramento sul web
La ricchezza finanziaria privata, al netto delle difficoltà causate dalla paralisi economica, sarà nei prossimi tre anni maggiore di quella che si poteva prevedere alla fine del 2019. E intanto siamo diventati più esperti nel maneggiare gli strumenti di investimento online. Queste sono le due conclusioni (un po’ sorprendenti e un po’ logiche) a cui giunge l’aggiornamento del Wealth Insights 2020 di Prometeia ed Ipsos, pubblicato nei giorni scorsi. Spiega Sebastiano Mazzoni Perelli, director di Prometeia e responsabile Wealth & Asset Management: a settembre 2020 il totale della ricchezza finanziaria, calcolato al netto delle componenti non soggette a gestione da parte degli intermediari, come le partecipazioni nelle aziende di famiglia, risulta pari a 3.315 miliardi, con una crescita dell’1,1% rispetto alla fine del 2019. Un miglioramento dovuto sostanzialmente al maggiore accumulo sui conti correnti, pari a quasi 50 miliardi, e alle polizze (oltre 20 miliardi) mentre risparmio gestito e titoli in custodia si sono contratti. Per convincere questo risparmio a trasformarsi, almeno un po’, in nuovi investimenti, il sistema sta puntando sul fronte del gestito (115 miliardi in più nei prossimi tre anni, secondo le stime di Prometeia), ma soprattutto sulla componente assicurativa, comprese le polizze legate alla salute, che prima interessavano di meno. Il comparto assicurativo nel suo complesso potrebbe intercettare, da qui al 2023, qualcosa come 190 miliardi di asset aggiuntivi.
- Tutti i finalisti del premio Claudio Dematté
Aifi, con il supporto di Ey, con la partecipazione di Corriere della Sera, Gruppo 24 Ore, Sda Bocconi e Borsa Italiana, e grazie a Intesa Sanpaolo, promuove la diciassettesima edizione del Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year. Sono state selezionate 19 operazioni realizzate da 17 investitori che sono state oggetto di disinvestimento tra agosto 2019 e luglio 2020. La cerimonia di premiazione si terrà online il 17 dicembre. I finalisti della categoria Early Stage (investimento in capitale di rischio effettuato nelle prime fasi di vita di un’impresa, comprendente le operazioni di seed, start-up e later stage venture) sono: Digital Magics e Reale Group, per l’operazione Moneymour e Indaco Venture Partners per AdmantX.
- Ricavi e utili: con i big data li vedi prima
L’ex ceo di Google, Eric Schmidt, ha calcolato che ogni due giorni creiamo più informazioni di quante ne siano state prodotte, nella storia dell’umanità, fino agli inizi degli anni 2000. Eppure, argomenta la società di ricerca Idc, meno dell’1% di questi dati viene analizzato, archiviato, trasmesso e utilizzato. Il resto diventa spazzatura. È uno spreco imperdonabile. Perché il 37% di quelle informazioni, secondo un report di Bank of America, sarebbe utile, se fosse elaborato correttamente. Vale anche per chi lavora nei mercati finanziari. Non è un caso se tra gli investitori professionali sta crescendo rapidamente l’uso di dati alternativi a quelli tradizionali. Non significa che i numeri presi in esame dall’analisi finanziaria tradizionale — ricavi e utili, leva finanziaria, parametri valutativi e così via — siano da mandare in soffitta. Quelli che gli addetti ai lavori chiamano alt data, gli alternative data, sono «tasselli di un mosaico più ampio — osserva Toby Wade, head of predictive analytics di BofA — .Utilizzare molteplici fonti d’informazione può contribuire a rafforzare un segnale, un’idea». Permette di affinare l’analisi, restituendo — tradotta in numeri — una visione più completa di una certa tendenza.
- Servizi immobiliari in crescita del 4,5% a quota 44 miliardi
C’è un segmento del real estate che ha tenuto botta più di altri al Covid, anzi, secondo le stime più accreditate chiuderà l’anno in crescita: i servizi. Secondo l’indagine Futu.Re, condotta da Scenari Immobiliari sulla filiera italiana ed europea, in Italia il settore chiuderà il 2020 con 44 miliardi di ricavi, in crescita del 4,5% rispetto ai 42,1 miliardi del 2019 (che a loro volta segnavano un +2,7% annuo). Solo la Francia fa meglio, a 90 miliardi nel 2020, in aumento del 5,6%. Il trend positivo è in controtendenza con il fatturato dell’immobiliare a livello di compravendite, che in Italia dovrebbe chiudere l’anno intorno ai 110 miliardi, in calo del 15,1% sul 2019, in linea con l’andamento dei principali mercati europei. Perché questo successo? La pandemia, sin da marzo, ha messo i grandi “tenant” di fronte alla necessità di rivedere i loro spazi, come layout, fruizione, sanificazione e digitalizzazione. Le società del settore hanno quindi strutturato piani per il rientro in sicurezza dei dipendenti, per riprogettare gli spazi e per far fronte a nuove esigenze legate allo smart working, ad esempio la sicurezza dei dati e la creazione di tool per ispezioni da remoto. La fotografia però mette in luce anche alcuni limiti. In primo luogo, l’eccesso di frammentazione.
- Polizze in Paesi black list omesse in RW: sanzioni con raddoppio dei termini
Con la sentenza 2284/3/2020 la Ctr Lombardia (presidente Rollero, relatore Chiametti) afferma che il termine per l’irrogazione della sanzione per omessa compilazione del quadro della dichiarazione dei redditi relativo agli investimenti di capitali nei Paesi a fiscalità privilegiata, è retroattivo. L’articolo 12 del Dl 78/2009, convertito con la legge 102/09, prevede che, in caso di omessa indicazione in dichiarazione di investimento e attività finanziaria detenute nei cosiddetti “paradisi fiscali”, ossia nei Paesi a fiscalità privilegiata, opera la presunzione legale relativa dell’evasione d’imposta di capitali esteri, fatta salva la prova contraria da parte del contribuente. Secondo la Ctr, la disposizione ha natura sostanziale, nel senso che trova applicazione solo a decorrere dall’annualità 2009, data di entrata in vigore della norma. Al contrario, il raddoppio dei termini per l’accertamento dell’evasione d’imposta, così come per l’applicazione delle sanzioni per omessa dichiarazione (previsti dai successivi commi 2-bis e 2-ter dello stesso articolo 12 del Dl 78/09), ha natura procedimentale, operando anche per i periodi d’imposta antecedenti all’entrata in vigore della legge, i cui termini per l’accertamento sono ancora pendenti.
- Per l’indennizzo da demansionamento va provato il danno patrimoniale
Il danno subito dal lavoratore per demansionamento non deriva automaticamente dall’inadempimento del datore di lavoro, cioè dall’assegnazione di compiti di livello inferiore. Per il diritto al risarcimento non è sufficiente la mera potenzialità lesiva della condotta: il lavoratore deve anche provare il danno patrimoniale, anche in termini di progresso di carriera. Lo ha chiarito l’ordinanza 23144 del 2020 del 22 ottobre 2020 della Cassazione.
- Calamità naturali: il costo della siccità è motivo di preoccupazione
L’inizio dell’inverno non impedisce alle autorità pubbliche di preoccuparsi della siccità. Secondo le nostre informazioni, l’Ispettorato Generale delle Finanze (IGF) e l'”organismo di controllo” del Ministero della Transizione Ecologica, il Consiglio Generale per l’Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile stanno lavorando da diverse settimane sui danni causati da questi episodi alle abitazioni esistenti e ad altri edifici. Le loro conclusioni, attese per l’inizio del 2021, dovrebbero essere seguite con attenzione dal settore assicurativo e dagli attori pubblici coinvolti nella compensazione delle catastrofi naturali. Perché le ripetute siccità che si sono verificate in Francia negli ultimi anni sono state una grande preoccupazione per questi attori.
- Allianz e Suisse Re candidati all’acquisto dell’assicurazione sanitaria di April