di Francesco Bertolino
La crisi pandemica ha bruciato 150 miliardi di pil in Italia. Mentre la soluzione all’emergenza sanitaria pare ormai a portata di mano con il vaccino, la formula per la ripresa economica è ancora da trovare e per ogni azienda potrebbe essere diversa. L’ingrediente immancabile saranno però sempre gli investimenti pubblici e soprattutto privati. Come trovare le risorse per sostenerli? Alla domanda ha tentato di dare risposta la prima giornata della sesta edizione di «Motore Italia», evento organizzato da Class Editori e dal titolo «2021: Preparare il rilancio» che si conclude oggi (live su ClassCnbc, Sky 507, www.milanofinanza.it e Zoom. Il programma completo e le iscrizioni su www.classagora.it).
Le esportazioni stanno già aiutando le pmi a uscire dalle secche della crisi pandemica, come avvenuto dopo la crisi del 2008. «L’export dà segnali di ripresa importanti già da maggio e a settembre è tornato al segno più rispetto al 2019 grazie soprattutto alla spinta dei mercati asiatici», ha sottolineato Carlo Maria Ferro, presidente di Ice. «I nostri accordi sull’e-commerce B2B con Alibaba e sull’e-commerce B2C con le principali piattaforme cinesi va proprio nella direzione di favorire lo sviluppo del made in Italy all’estero». Per riavviare il motore delle pmi a pieni giri, ha aggiunto Ferro, questa volta oltre all’export «serviranno però anche altri cilindri: devono partire gli investimenti pubblici e privati e quindi il mercato interno».
Secondo Simonetta Acri, chief mid market officer di Sace, «la ripartenza dovrà necessariamente passare dalle eccellenze settoriali delle imprese, dalla capacità di esportare e da un percorso virtuoso di internazionalizzazione. Serviranno anche investimenti domestici per rafforzare il tessuto produttivo del Paese. Le pmi possono e dovranno essere il motore del Paese ma per farlo serve un terreno fertile per crescere, con nuove infrastrutture, digitalizzazione e uso di risorse energetiche naturali in modo sostenibile».
A tal fine sarà cruciale utilizzare al meglio i fondi messi a disposizione per l’Italia dal Next Generation Eu. «Le risorse del Recovery Fund andrebbero convogliate su precisi progetti strategici quali digitalizzazione, impresa 4.0 e sostenibilità», ha osservato Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. «Ciò potrebbe dare un’ulteriore spinta agli investimenti, facendo recuperare produttività, fatturato e margini alle imprese e quindi contribuendo alla sostenibilità del debito accumulato in questi mesi».
Superata con il credito l’emergenza liquidità, infatti, alle pmi ora potrebbero mancare i capitali di rischio per la crescita. Per evitare che ciò accada il governo ha varato Patrimonio Rilancio, fondo da 44 miliardi volto a patrimonializzare le imprese e gestito da Cdp. «Per l’efficacia di questo intervento sarà determinante il fattore tempo», ha affermato Nunzio Tartaglia, responsabile divisione imprese di Cdp, «abbiamo perciò impostato processi operativi che dovrebbero garantire risposte in poche settimane». D’altra parte, la crisi ha reso gli imprenditori consapevoli che dimensioni e governance sono indispensabili per il successo delle aziende sui mercati globali. «Molte pmi stanno cercando soluzioni di crescita aziendale per linee esterne tramite operazioni straordinarie industriali e finanziarie», ha aggiunto Barrese.
Nel favorire l’incontro fra domanda e offerta di capitali la borsa può essere il sostegno ideale per questi progetti. «L’Italia è bancocentrica: non c’è nulla di male in questo ma è necessario che le aziende ricevano un sostegno per la crescita anche dal mercato di capitali sia di debito sia in particolare di rischio, in generale dalla borsa», ha rimarcato Marco Turrina, a.d. di Banca Akros. «Anche il private equity aiuta la crescita delle aziende ma l’imprenditore deve sapere che questi soggetti hanno obiettivi di rendimento molto chiari», mentre le spac «nel 2021 possono tornare centrali» a patto che i tempi di raggiungimento dell’obiettivo siano compatibili con le incertezze economico-industriali generate dalla pandemia.
Non a caso, ha precisato Barbara Lunghi, executive director di Borsa Italiana, alcuni operatori «hanno dovuto arrestare» lo sbarco sul listino «a causa della minore visibilità di lungo termine degli effetti della pandemia di Covid-19 sul loro business e agli equilibri geo-politici». Tuttavia, ha aggiunto, «per 2021 vediamo una certa attenzione per la borsa, c’è un’interessante pipeline, l’obiettivo è tornare ai numeri precedenti la crisi. Alcune matricole stanno formalizzando la domanda di ammissione su Mta, e questo ci fa pensare a un anno più rotondo in termini di quotazioni».
Per attrarre capitali occorrono però anche piani di sviluppo solidi. «Gli investitori sono come dei clienti», ha concluso Franco Gaudenti, ceo EnVent Capital Markets, «vanno fidelizzati e le società devono saper raccontare non solo chi sono e che cosa fanno ma anche che cosa faranno nei prossimi 5 anni. Dovranno dimostrare di essere resilienti in questa fase di grande trasformazione».
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La ripartenza? Passa anche dalla comunicazione tra eventi e digitale
di Marco Livi
Dialogare col consumatore finale, saper raccontare e promuovere il proprio prodotto e, di conseguenza, organizzarsi internamente per dotarsi di una struttura agile ed economicamente sostenibile: la ripresa poggia così anche sulla comunicazione, soprattutto per le piccole e medie imprese che vogliono crescere nonostante la congiuntura e la pandemia. Ieri infatti, durante la prima giornata di «Motore Italia» (l’evento organizzato da Class Editori per le pmi che fanno muovere il paese), un incontro è stato riservato al tema Connettività e comunicazione perché «non sempre le pmi hanno a disposizione agenzie creative e campagne pubblicitarie per farsi conoscere», ha dichiarato Angelo Sajeva, presidente di Class Pubblicità e consigliere delegato di Class Editori. «Il nostro gruppo, quindi, ha ideato delle soluzioni pensate proprio per le pmi sia in ambito business-to-consumer sia in quello business-to-business, offrendo la possibilità di raggiungere un’audience di 10 milioni di persone, affluent influencer che sono a contatto coi mezzi di comunicazione e influenzano, a loro volta, i trend di consumo». Sajeva ha anche sottolineato come sia importante, una volta terminato un evento, «farne esperienza, trarne nuove competenze. Ecco perché abbiamo creato Class Agorà (www.classagora.it), spazio digitale in cui confluiscono tutte le nostre iniziative e in cui sarà possibile consultare anche i contenuti espressi durante Motore Italia».
C’è però un’avvertenza da tenere a mente: «raccontare il prodotto può essere complicato», è intervenuto Paolo Penati, ceo di Qvc, piattaforma dedicata allo shopping che unisce tv, digital, mobile e social media (www.qvc.it). «Noi, per esempio, crediamo in un terzo modo di fare shopping, adatto in particolar modo alle pmi poiché diverso da quello dei negozi fisici e da quello più transazionale dell’e-commerce. E’ un modello che supera le inefficienze dei punti vendita tradizionali, in cui per ogni cliente ci vuole un addetto alla vendita, che dev’essere peraltro preparato. Su Qvc, invece, a spiegare i prodotti sono le stesse persone che li hanno realizzati». Non solo, a giudizio di Penati, se finora il prodotto doveva arrivare in un certo numero di negozi, sulla piattaforma del gruppo Usa con un fatturato complessivo di 13,5 miliardi di dollari (11,2 mld di euro) non ci sono problemi di distribuzione e «i feedback sono immediati». Quali tipi di aziende sbarcano su Qvc? «Tutti», chiosa l’a.d. «Con Qvc Next abbiamo creato pure un percorso dedicato alle start-up».
Il mondo della comunicazione confina quindi con quello distributivo e organizzativo di una pmi. Lo conferma Alphabet Italia, fornitore di servizi per la mobilità aziendale del gruppo Bmw: «Per le pmi (ma non solo) possiamo semplificare la gestione del parco auto attivando un unico canone mensile, che comprende vari servizi dalla manutenzione ordinaria all’assicurazione», ha concluso Andrea Castronovo, presidente e ceo di Alphabet Italia, «mentre per quanto riguarda i veicoli commerciali studiamo, tra l’altro, i percorsi per elaborare soluzioni sostenibili oppure curiamo, caso per caso, ogni aspetto dell’elettrificazione della flotta. In sintesi, siamo i consulenti delle aziende che non vogliono più pensare ai servizi relativi all’auto».
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