di Francesco Ninfole
Le banche potranno beneficiare di condizioni di finanziamento favorevoli, grazie ai prestiti e agli acquisti di titoli Bce (che potrebbero essere ulteriormente potenziati il 10 dicembre), e del sostegno delle misure governative. Non ci saranno, invece, troppi sconti su accantonamenti e classificazioni sui crediti. Il messaggio è già arrivato dalla Vigilanza di Francoforte e dall’Eba, in attesa di capire le mosse della Commissione Ue nell’action plan sui crediti deteriorati del 15 dicembre. In particolare le banche sono chiamate a individuare i debitori non più in grado di riprendersi e a fare rettifiche tempestive.

Il concetto è stato chiarito dal presidente della Vigilanza Bce Andrea Enria in una lettera inviata ai ceo delle banche vigilate. Finora c’è stata «un’attuazione eterogenea» da parte degli istituti nella valutazione del rischio di credito: per Francoforte tuttavia «assume sempre maggiore importanza per gli enti significativi assicurare che tale rischio sia adeguatamente valutato, classificato e misurato nei bilanci». Ciò consente di «offrire in maniera tempestiva soluzioni appropriate ai debitori in difficoltà, contribuendo a contenere l’accumulo di asset/crediti problematici e quindi riducendo al minimo gli effetti da shock improvvisi (cliff effect) dove possibile».

A tale scopo, per Bce, «è fondamentale che gli enti significativi raggiungano il giusto equilibrio tra evitare un’eccessiva prociclicità e assicurarsi che i rischi cui sono (o saranno) esposti si riflettano adeguatamente nei processi interni di misurazione e gestione dei rischi». Perciò «gli enti significativi dovrebbero utilizzare procedure per la valutazione del merito di credito solide e ben strutturate che consentano loro di distinguere in maniera tempestiva ed efficace, nonché sulla base del singolo caso ove opportuno, i debitori economicamente sostenibili da quelli non più sostenibili».

La Bce ha poi elencato ai ceo una serie di richieste: migliorare le procedure per classificare come forborne i crediti che non possono beneficiare dell’allentamento Eba sulle moratorie; valutare periodicamente l’inadempienza probabile (unlikely to pay) dei debitori; identificare ogni aumento del rischio di credito sin dalle fasi iniziali, senza ricorrere esclusivamente alla scadenza dei 90 giorni di mancato rimborso; usare parametri realistici nelle stime sulle rettifiche; classificare meglio i prestiti per accantonamenti e stage di rischio; assicurare che siano in atto adeguate procedure interne e sia coinvolto anche il top management, a cui spetterà rispondere su tutti i punti indicati nella lettera entro il 31 gennaio. La Vigilanza valuterà caso per caso eventuali inadempienze da parte delle banche: sono possibili misure sul capitale e sanzioni, ma la Bce si aspetta collaborazione.

Le banche nei giorni scorsi hanno presentato proposte, come quelle per ammorbidire il calendar provisioning e le nuove definizioni di default, per evitare in via preventiva una forte emersione di deteriorati, tale da incidere sui flussi di credito. Secondo la Bce, tuttavia, rinviare le correzioni di bilancio avrebbe un effetto ancora più prociclico, una volta terminate le misure di sostegno. Rispondendo a un’interrogazione del Parlamento Ue, Enria ha ricordato le misure di flessibilità già introdotte dalla Bce, ma ha detto di ritenere «fondamentale» che le regole su calendar provisioning e definizioni di default siano confermate. Dalla Vigilanza si attende a breve anche la nuova raccomandazione sui dividendi.

L’Eba nei giorni scorsi ha mandato un segnale di flessibilità, riattivando fino a marzo la possibilità di non classificare automaticamente come crediti in default i prestiti sotto moratoria. L’autorità Ue ha però introdotto un tetto massimo di nove mesi per le sospensioni dei pagamenti. Una nuova proroga delle moratorie da parte del governo italiano, tuttavia, non dovrebbe rientrare nel beneficio: in questo caso potrebbe esserci una copertura in meno per i bilanci bancari.

Secondo quanto si legge negli orientamenti Eba, il requisito massimo di nove mesi (previsto al paragrafo 10 bis) non si applica alle moratorie di pagamento dei prestiti il cui piano di ammortamento sia stato modificato prima del 30 settembre 2020, ma esclusivamente a quelle il cui piano di ammortamento sia modificato o applicato per la prima volta dal primo ottobre 2020. Di conseguenza il requisito dei nove mesi non si applica ai prestiti che hanno beneficiato dell’applicazione di una moratoria legislativa ovvero di una sua proroga prima del 30 settembre scorso. Non ci sono chiarimenti specifici per il caso italiano (diverso da quello di altri Stati che hanno esteso le moratorie per periodi più lunghi) e la materia resta incerta, ma per il Paese la normativa dovrebbe comportare un beneficio Eba fino al 31 gennaio, che è il termine dell’ultima proroga governativa già varata, mentre non dovrebbe includere ulteriori prolungamenti (su cui resta il vincolo dei nove mesi totali), salvo nuove indicazioni dai regolatori. Il settore bancario in Italia e in Europa ha finora attraversato la crisi del Covid senza particolari problemi, ma la vera prova per i bilanci arriverà nei prossimi mesi. (riproduzione riservata)

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