Un’anomalia sul piano europeo, ma in qualche modo giustificata dagli eventi. L’inclusione in Italia di banche e assicurazioni nel perimetro dei settori strategici non conosce infatti eguali in Europa, tanto più nella previsione, permessa in regime transitorio, di applicare i poteri speciali anche alle operazioni che coinvolgono soggetti comunitari. Si tratta di una deroga alle normali regole del mercato unico che, come anticipato da MF-Milano Finanza il 26 novembre, sarà con molta probabilità prorogata per ulteriori sei mesi fino al 30 giugno 2021, secondo quanto emerso nel corso del webinar sull’applicazione del golden power alle banche organizzato da Grandangolo, il Centro di ricerca interdipartimentale sul diritto europeo della banca e della finanza Paolo Ferro-Luzzi dell’Università Roma Tre e presieduto da Giulio Napolitano.

Si dovrebbe quindi concretizzare quanto raccomandato dal Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica nell’ultima relazione sulla tutela degli asset strategici in ambito finanziario.

In sostanza una vera e propria modifica nel pieno del risiko bancario già avviato in Italia e che vede tra le altre operazioni in corso l’opa del Crédit Agricole Italia sul 100% del capitale di Creval. L’appiglio per alzare uno scudo a difesa di banche e assicurazioni italiane, spiegato durante gli interventi, è stato dato dal riferimento alle infrastrutture critiche finanziare previsto dalla Ue nel Regolamento sul controllo degli investimenti esteri.

In realtà più propriamente a Bruxelles l’intenzione era quella di riferirsi alla Borsa o ai sistemi tecnologici di pagamento, e non tanto in modo specifico all’acquisizione di istituti di credito e compagnie assicurative, che già ricadono sotto l’occhio di altre autorità di vigilanza.

Nel mezzo della pandemia, ha spiegato Andrea Sacco Ginevri, socio dello studio Chiomenti ed esperto di golden power, alcune condizioni specifiche del mercato italiano hanno reso possibile l’estensione dei poteri speciali. Queste le ragioni principali che le giustificano: le banche italiane sono fortemente esposte sul debito nazionale e lal gran parte del sistema produttivo è ancora molto bancocentrico; inoltre la diluizione delle quote partecipative detenute dalle fondazioni bancarie, dovute alla «l’iperpatrimonializzazione» richiesta per rientrare nei parametri della vigilanza, hanno reso le banche italiane facilmente scalabili e quindi bisognose di essere protette da quelle che la stessa Commissione definisce «acquisizioni predatorie». Più problematica, dal punto di vista Ue, la motivazione usata dal Copasir per giustificare la proroga con la necessità di garantire liquidità alle imprese nazionali. Ma anche in questo caso altri schemi di aiuto approvati da Bruxelles per sostenere le aziende nel mezzo dell’emergenza sanitaria possono venire in aiuto alla posizione italiana, come ha indicato Daniele Gallo nel corso del webinar, perché utili a garantire la tenuta finanziaria del Paese. (riproduzione riservata)

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