I dati del rapporto Adepp sulla previdenza privata. Iscritti alle Casse in crescita dell’1,34%
Raddoppiati dal 2005 gli over60 che proseguono l’attività
di Simona D’Alessio
Capelli «d’argento» e tanta voglia (ma anche necessità, visto lo scenario economico-sociale) di continuare ad esercitare la libera professione: dal 2005 al 2018 il numero dei lavoratori autonomi over60 è quasi raddoppiato («dal 10% al 19%»). E, al tempo stesso, se la quota degli iscritti alle Casse di previdenza con meno di 40 anni ingrana (ancora) la retromarcia, calando dal 40% di un decennio fa al 28,3% dell’anno passato, salta all’occhio come la platea dei più giovani si vada tingendo distintamente di rosa (le donne associate, al 31 dicembre scorso, hanno una media di 32 anni all’ingresso, al confronto con gli uomini, che vi accedono, mediamente, a 35 anni).
È il IX rapporto dell’Adepp (l’Associazione che comprende 20 enti previdenziali ed assistenziali privati e privatizzati), che verrà presentato questa mattina, a Roma, e che ItaliaOggi ha potuto visionare in anteprima, a documentare il sostanzioso scatto in avanti, all’interno del mercato occupazionale, dei professionisti forti di alcuni decenni di esperienza sul campo. E, in molti casi, già percettori di un trattamento (i cosiddetti «pensionati attivi»).
Nel complesso, il dossier fotografa l’incremento del comparto, giacché se nel 2005 le iscrizioni alle Casse oltrepassavano di poco il milione 300.000 unità, nel 2018 si è giunti ad un milione 649.263 soggetti: in un anno l’ascesa è stata dell’1,34%, tuttavia, prendendo in esame la performance di quasi tre lustri or sono, il progresso è stato pari ad oltre il 26%, con un’impennata decisa di coloro che sono entrati nelle fila degli Enti di «nuova generazione» (nati grazie al decreto legislativo 103/1996, e che determinano la prestazione pensionistica col solo sistema di calcolo contributivo), cresciuti dell’8,2% in un anno e di oltre il 111% dal 2005 al 2018; l’analisi, che sarà illustrata dal presidente dell’Adepp Alberto Oliveti, mettendo a paragone l’andamento delle adesioni alle forme di previdenza complementare, vede queste ultime esser caratterizzate da un «trend» negativo: se, infatti, gli iscritti alla fine dell’anno precedente ammontavano a 228.270, in dodici mesi il calo è stato del 2,19%, mentre nel periodo 2005-2018 l’arretramento ha superato il 18%.
Quella che viene denominata «silver economy» (dal colore della chioma di chi ne fa parte), dunque, è un fenomeno di tendenza: «Si tende a ritardare il pensionamento definitivo sia perché la speranza di vita è in aumento, sia per via della situazione finanziaria» che, «non essendo positiva», induce i professionisti a far slittare l’addio al lavoro, «anche perché, con l’allungarsi dell’aspettativa di vita, sale anche il numero di anni in cui si dovrà vivere con la sola pensione», argomenta, dati alla mano, Oliveti. Pertanto, chi appesantisce il «salvadanaio previdenziale», versando qualche contributo in più, «aumenta il proprio livello di sicurezza». E, infine, non trattandosi di mansioni gravose e manuali, bensì di «professioni di natura intellettuale, ciò rende fattibile la prosecuzione dell’attività», è la chiosa del vertice dell’Adepp.
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