di Francesco Bertolino
Il fondo pensioni pubblico del Giappone (Gpif) non presterà più azioni per le vendite allo scoperto. La decisione è stata annunciata ieri dal chief investment officer, Hiro Mizuno, che ha criticato la logica di breve termine che anima le scelte di investimento degli short seller. Il Gpif è il maggior fondo pensioni al mondo e ha in gestione 1.600 miliardi di dollari, di cui 386 miliardi sono investiti in azioni di società quotate. Ma a rendere dirompente la scelta del cio giapponese non è tanto l’entità del portafoglio gestito – che rappresenta lo 0,55% del mercato azionario globale. Quanto il fatto che, se altri asset manager dovessero seguirne l’esempio, il Gpif potrebbe scatenare un terremoto sui mercati finanziari. Tre grandi fondi nipponici starebbero discutendo l’opportunità di non prestare più titoli agli short seller. E, benché nessuna decisione sia stata ancora presa, anche i manager della francese Axa, che gestisce circa 800 miliardi di dollari, stanno valutando se il prestito di azioni per vendite allo scoperto sia compatibile con un approccio Esg agli investimenti. Lo stop del Gpif potrebbe insomma dare inizio a un movimento globale contro lo short selling, bollato dai critici come «una guerra mondiale contro la verità». L’annuncio del Gpif ha infatti suscitato reazioni opposte. Il fondatore di Tesla, Elon Musk, ha applaudito la decisione giapponese. «Bravi, ben fatto! Lo short selling dovrebbe essere illegale», ha scritto Musk, che da tempo battaglia contro i ribassisti. Viceversa, hedge fund e fondi specializzati nelle vendite allo scoperto hanno sottolineato l’importanza dello short selling per il funzionamento e la liquidità dei mercati finanziari. La loro capacità di scovare società sopravvalutate o disoneste contribuirebbe all’efficienza e alla trasparenza dei mercati. Infine, fanno notare gli short seller, il rifiuto di prestare azioni ha un costo per gli asset manager e di conseguenza per i risparmiatori: da questa attività infatti i gestori incassano somme rilevanti (125 milioni all’anno il Gpif). (riproduzione riservata)
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