L’ottavo rapporto Adepp rivela una lieve contrazione della contribuzione alle Casse
Crescono i pensionati. E gli over 60 superano i giovani
di Simona D’Alessio
Libere professioni sempre più contraddistinte dall’età (avanzata) di chi le esercita: guadagnano terreno le pensioni erogate dalle Casse private (oltre 383 mila nel 2017, con una crescita annua di quasi lo 0,49%), laddove la vera scalata riguarda quelle di cosiddetta «nuova generazione» (nate grazie al decreto legislativo 103/1996, caratterizzate dal metodo di calcolo contributivo «puro» degli assegni), il cui numero è passato da 1.972 del 2005 a 15.705 nel 2017 (+696,40%). Nel complesso, l’ammontare delle prestazioni degli Enti appartenenti all’Adepp (l’Associazione che ne raggruppa 20) varca la soglia di 6 miliardi di euro con «un incremento dell’1,91% rispetto al 2016, pertanto il valore delle prestazioni passa da 6,040 miliardi nel 2016 a 6,156 miliardi nel 2017». E, a testimonianza di come il comparto mostri segni d’invecchiamento, arriva, nel 2018, lo storico «sorpasso» dei lavoratori autonomi ultrasessantenni (il 28,7% della popolazione italiana) a scapito delle «matricole» under 30, la cui percentuale si ferma al 28,4%. È quel che rivela l’VIII Rapporto sulla previdenza privata, presentato stamani, a palazzo Giustiniani, a Roma, dal presidente dell’Associazione Alberto Oliveti, e che ItaliaOggi ha potuto leggere in anteprima.
Osservando il flusso di «benzina» delle pensioni, ossia i versamenti effettuati dagli iscritti a tutti gli Enti (pure a quelli assistenziali, Casagit per i giornalisti ed Onaosi per gli orfani dei sanitari), è possibile constatare come le entrate contributive, che nel 2017 sono pari a più di 9,7 miliardi (in lievissima discesa, dello 0,05%, al confronto con il 2016), siano state contrassegnate, nell’arco temporale dal 2005 al 2017, da un progresso di circa l’81%; in termini di composizione percentuale globale, il dossier mette in evidenza come quasi l’84% della contribuzione sia riconducibile agli associati agli Enti più «adulti» (disciplinati dal decreto legislativo 509/1994), in parte ancorati al sistema di computo retributivo della prestazione, alcuni dei quali vantano dimensioni elevate (si va dagli oltre 70 mila negli elenchi della Cnpadc, la Cassa dei dottori commercialisti, ai 168 mila ingegneri ed architetti di Inarcassa, fino ai circa 230 mila agenti di commercio di Enasarco, ai 240 mila della Cassa forense e ai quasi 364 mila medici e odontoiatri attivi e più di 111 mila pensionati dell’Enpam).
Scendendo, poi, nel dettaglio delle singole categorie di lavoratori autonomi, classificate dall’Adepp in specifiche aree tematiche, salta all’occhio come, nel 2017, il tasso di crescita maggiore sul versante contributivo (strettamente legato all’andamento della condizione reddituale, così come all’evoluzione del giro d’affari) «sia ascrivibile principalmente a quella economica-sociale (+17,29%), mentre si riscontra una discreta riduzione nel quadro della rete delle professioni tecniche (-9,86%)» e, si precisa, giacché quest’ultimo agglomerato ha un «peso» rilevante in termini di composizione dei contributi sul totale (22,58%), ciò contribuisce a ridurre la crescita media complessiva; nel lungo periodo, si legge, «l’area economico-sociale ha fatto registrare un incremento del 56,71% sul periodo 2005-2017», fase nella quale quella giuridico-economica ha conseguito «l’incremento più rilevante tra le aree considerate (pari a circa il 135,76%)».
La «rivoluzione» dell’innalzamento della cultura (e del valore) del risparmio previdenziale sta avvenendo: l’incremento delle entrate Sis (i contributi soggettivo, integrativo e di solidarietà) è del 2,71% (superiore alla discesa dei contributi totali, come evidenziato, dello 0,05%), ma per quelle delle Casse «giovani» (platee il cui obiettivo è l’adeguatezza della pensione che si percepirà, in corrispondenza di quanto concretamente versato) il salto è del 9,20% in un anno. Lo studio Adepp, infine, accende i fari su alcune «discrepanze» nel periodo 2005-2017: tra le più nette, quella dei professionisti tecnici dove, «a fronte di incrementi di iscritti di oltre il 15%, si registrano impennate di quasi il 50% del numero di prestazioni».
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