Qualunque sia il destino di quota 100 — il piano del governo per riformare la Legge Fornero, riparametrando i requisiti per la pensione alla somma di età e contributi versati — è molto probabile che non sarà un intervento strutturale, definitivo.
L’unica certezza, in ogni caso, è che in futuro l’assegno dell’Inps sarà piuttosto magro: con il regime contributivo, nella migliore delle ipotesi, un lavoratore dipendente avrà una pensione pari al 60-70% dell’ultimo stipendio. Gli autonomi non andranno oltre il 40-50%. La priorità di ogni risparmiatore dovrebbe essere, quindi, quella di predisporre un piano finanziario per integrare i flussi di reddito futuri.
Mamma e papà possono venire in soccorso, fin da subito, avviando un percorso che poi spetterà ai figli portare a compimento. C’è anche un beneficio fiscale: i contributi a fini previdenziali, infatti, sono deducibili fino a un massimo di 5.164,57 euro l’anno. Il bonus copre anche le somme versate a favore dei soggetti fiscalmente a carico, oltre all’eventuale contributo del datore di lavoro: se i genitori non raggiungono la soglia massima di deducibilità, possono iscrivere anche l’erede alla propria previdenza integrativa, pagando meno tasse. Con l’aiuto di Progetica, l’Economia ha ipotizzato un versamento di 100 euro al mese in un fondo pensione aperto a favore di un bambino di cinque anni, fino al compimento dei 25. Dopo 20 anni di versamenti, il capitale accumulato varierà sensibilmente in base alla linea d’investimento scelta: obbligazionaria, per un profilo di rischio basso, oppure bilanciata, 30% bond dell’area euro, 70% azioni globali (rischio medio-alto).
Nel primo caso, si può ipotizzare (in base ai rendimenti storici, al netto dell’inflazione), un capitale di circa 24.800 euro, nel secondo, il risultato sarebbe di 31.350 euro. Vale la pena ricordare che i risparmi destinati alla previdenza complementare sono vincolati per i primi otto anni. Superata questa finestra, si può ottenere un anticipo fino al 75% del montante (capitale accumulato più interessi) per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa.
Per altre esigenze, si può attingere al massimo il 30%. Il riscatto anticipato può arrivare al 50% del montante in caso di disoccupazione, se la condizione di inattività si protrae per oltre 12 mesi, o fino al 100% se supera i quattro anni. C’è un’altra possibilità: tramutare il capitale in rendita, una volta raggiunta l’età della pensione. «Nel caso preso in esame, se si considera l’attuale quadro normativo e le aspettative di vita stimate dall’Istat — spiega Andrea Carbone, partner di Progetica — sarà nel 2085, a 72 anni». Quanto incasserà ogni mese? Circa 100 euro, se si è optato per la linea obbligazionaria, tre volte tanto nel caso di quella bilanciata.
Numeri destinati a crescere sensibilmente, se il giovane 25enne decidesse di proseguire il piano avviato da mamma e papà. «La linea bilanciata — conclude Carbone — è quella che offre un profilo più equilibrato ed efficiente tra prospettive di rendimento, costi e volatilità». C’è anche chi propenderebbe per un investimento più rischioso. «Su un orizzonte così ampio, non avrei dubbi — chiosa Raffaele Zenti, responsabile strategie di AdviseOnly —. L’azionario darebbe accesso a rendimenti potenzialmente più gratificanti».
P. Gad.
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