di Riccardo Ruggeri www.riccardoruggeri.eu
Una settimana fa avevo programmato una cena con il mio amico XY, banchiere ed economista svizzero, nel solito grotto, lassù in alto sul lago, per mangiare polenta e stracotto con un merlot d’annata. La mia domanda della serata, che gli avevo anticipato, era la stessa di alcuni economisti svizzeri. Questi contestano la Bns (Banca nazionale svizzera) per l’eccesso espansivo di massa monetaria, con tassi di interesse molto bassi o negativi.
XY mi ha spiegato che, in effetti, con un costo del denaro praticamente azzerato si hanno notevoli controindicazioni per loro. I titoli azionari e gli immobili sono molto cresciuti di valore, quindi sono entrati in quell’aerea ad alto rischio che da tempo lo sta rendendo molto preoccupato per il futuro prossimo venturo. Così le aziende a scarsa produttività, anziché ristrutturarsi o fallire, vengono tenute in vita artificialmente. Poi, come ovvio, i bassi tassi invitano imprenditori poco seri a indebitarsi oltre i loro limiti, creando problemi all’intero sistema.
Inoltre, rendimenti bassi o nulli stanno creando da anni altri importanti problemi, ormai al limite della drammaticità, per compagnie di assicurazione, banche, soprattutto fondi pensioni. Ovvia un’illusione di benessere dei cittadini, in realtà totalmente falsa: i numeri non supportano questa quiete, anzi nascondono la temuta tempesta (come al solito «perfetta») attesa per il 2020.
Al contempo, gli «interessi negativi» incassati dalla Bns altro non sono, in soldoni, che una tassa sulla detenzioni di averi dei singoli, praticata con modalità fuori dalle regole della democrazia parlamentare svizzera. Insomma, conclude, «anche in questo campo le fake truth dominano la comunicazione economica».
«Purtroppo per noi svizzeri», dice ancora XY, «pur non facendo parte dell’Europa siamo condizionati dalle politiche della stessa e dalla Bce. Se Bns facesse ciò che dovrebbe fare, ci sarebbe una corsa del mercato verso il franco svizzero che si rivaluterebbe in modo importante, complicando le nostre esportazioni. Stiamo cominciando a porci una domanda strategica: «Ha ancora senso essere subordinati a un’aerea come quella europea piena di problemi di ogni tipo«?
La sensazione è la stessa che abbiamo noi europei: l’Europa con tutti i suoi meriti e le sue indubbie prospettive, è guidata da leadership confusionarie e inette. Purtroppo questo è quanto passa il Convento di Bruxelles. I più confusi sono proprio i due leader maximi Emmanuel Macron e Angela Merkel, la cui inettitudine ormai ci strema oltre misura.
La vecchiaia mi ha reso saggio, facile sarebbe concludere che la crisi del 2008 non è mai stata superata, d’altra parte come può risolvere la crisi la stessa classe dominante che l’ha creata, per di più con lo stesso modello? E’ una contraddizione in termini.
Meglio allora chiudere il Cameo buttandomi nella poesia. Mi faccio avvolgere dai versi, anti-ideologici e anti-retorici, di un giovane poeta ticinese che stimo molto, Fabio Pusterla. Scelgo questi che sintetizzano il male di vivere della nostra epoca, dopo aver messo sul trono la figura losca di un «consumatore specchietto» che impoverisce tutti, arricchendo fantozzianamente quattro sociopatici, che vivono agli arresti domiciliari in una Valle finta.
Eccoli i versi: «Si è preso tutto, il vento, dolori e nostalgia/sogni e speranze, quiete. Ci ha lasciato/bottiglie sopra i prati, sparsi giorni/increduli, stremati.”
È proprio così sono stremato da dieci anni di economia selvaggia e violenta, di leadership oscene. Per fortuna, rispetto ad altri ho il privilegio di essere vecchio e potermi rifugiare nella poesia. Come non ricordare allora i «cocci aguzzi di bottiglia» che Eugenio Montale aveva posto in cima alla muraglia?
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