di Simona D’Alessio
Metodo di calcolo retributivo applicato dalla Cassa di previdenza forense per la pensione in regime di cumulo gratuito dei contributi per chi ha l’anzianità necessaria per andare in quiescenza nello stesso Ente degli avvocati (34 anni di contributi dal 1° gennaio 2019, parametro che salirà a 35 anni, a regime, dal 2021). E, invece, chi vanterà un periodo associativo inferiore ai 34 anni, vedrà la prestazione determinata col sistema contributivo, tuttavia il computo «non potrà esser inferiore a quello che si avrebbe utilizzando lo strumento della totalizzazione», perciò, si tratterebbe di un meccanismo contributivo meno «rigido», più vicino, cioè, al metodo reddituale.
È quanto deciso ieri dalla Cassa previdenziale presieduta da Nunzio Luciano, che ha approvato una delibera sulle modalità di applicazione dello strumento per riunire senza oneri i frutti di carriere lavorative «spezzate» in più di una gestione, consentito dalla legge 236/2016 (la manovra economica per il 2017); il testo potrà entrare in vigore una volta ricevuto il via libera dei ministeri vigilanti del lavoro e dell’economia, a cui verrà prontamente inviato.
Con una contribuzione versata all’Ente che va all’incirca dai 28 anni in su, pertanto, verrà calcolato un assegno con un sistema contributivo «corretto»; la chance per i professionisti di ricorrere al cumulo gratuito, sebbene la norma sia stata varata due anni fa, è partita nello scorso mese di marzo, quando, cioè, sono state firmate le convenzioni fra l’Inps e le Casse professionali, ma poco più di un anno fa il consiglio di amministrazione dell’Ente degli avvocati aveva acceso il semaforo verde su alcune indicazioni operative, all’arrivo delle prime 57 domande di accesso allo strumento (si veda ItaliaOggi del 28 ottobre 2017).
Inoltre, nel Bilancio sociale 2017 si mette in risalto come «circa il 50%» del patrimonio della Cassa (in crescita, secondo il budget per il 2019 fino alla soglia dei 12,8 miliardi di euro dagli 11,9 correnti) sia investito nel nostro Paese, con quasi il 25% di risorse in titoli di Stato.
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