di Luca Gualtieri
Parte l’operazione pulizia di Unipol Banca, la controllata del gruppo bolognese guidato da Carlo Cimbri. Nei giorni scorsi l’assemblea straordinaria dell’istituto ha approvato il progetto di scissione parziale proporzionale annunciato all’inizio dell’estate come punto di svolta nelle strategie di via Stalingrado. Unipol Banca è in difficoltà da tempo, gravata dal peso di quasi 3 miliardi di sofferenze, e nell’ultimo decennio le rettifiche su crediti hanno superato 1 miliardo su un attivo che al giugno scorso ammontava a quasi 12 miliardi. Nei giorni scorsi i due soci della banca, cioè Unipol Gruppo al 57,75% e UnipolSai Assicurazioni al 42,25%, hanno varato la ristrutturazione che prevede il trasferimento mediante scissione dell’intero portafoglio di crediti in sofferenza dell’istituto. Dallo stock sono escluse solo le posizioni che derivano da finanziamenti per leasing e impegni per firma. Complessivamente il perimetro dell’operazione è di 2,94 miliardi lordi, che diventano 587 milioni al netto delle rettifiche di valore. Tra gli asset che saranno trasferiti nella newco UnipolRec spa ci sarà anche la partecipazione totalitaria in Unipol Reoco, la società strumentale che si occupa della valorizzazione del patrimonio immobiliare. Il passivo del veicolo di nuova costituzione sarà invece costituito da un capitale di 290 milioni e da debiti relativi al compendio scisso. Prima del perfezionamento dell’operazione è infatti previsto un finanziamento soci a favore della banca per un importo di 300 milioni. La somma sarà versata da Unipol Gruppo e UnipolSai in proporzione alle rispettive quote detenute nella banca. In UnipolRec confluirà anche il personale specializzato nella gestione e nella lavorazione delle sofferenze che, in base al progetto della capogruppo, dovrà svolgere una paziente attività di recupero, magari appoggiandosi ad alcuni soggetti esterni.
Scopo dell’operazione è migliorare la qualità dell’attivo di Unipol Banca e abbassare il costo del credito nei prossimi esercizi, complici anche i segnali positivi provenienti dal ciclo economico. Per questo già nel primo semestre l’istituto ha alzato significativamente i tassi di copertura portandoli all’80% per le sofferenze, al 40% per gli unlikely to pay e al 70,4% per i crediti deteriorati complessivi. Pulizia, peraltro apprezzata dagli investitori, che è costata al gruppo un rosso di 390 milioni.
L’assemblea ha conferito mandato al presidente Roberto Giay, stretto collaboratore di Cimbri, e al direttore generale, Stefano Rossetti, per dare esecuzione al piano di esecuzione e adempiere a tutte le formalità necessarie. Una volta chiuso il cantiere, poi si porrà il problema di cosa fare di Unipol Banca, diventata nel frattempo una good bank ripulita dai crediti deteriorati. La riorganizzazione, infatti, potrebbe non finire qui: con l’ausilio di Mediobanca , Bologna sarebbe alla ricerca di soluzioni per valorizzare la controllata. Una strada percorribile sarebbe cedere Unipol Banca a un istituto di credito, mantenendo parte del valore di upside. Caso vuole che nell’ultimo anno Cimbri abbia studiato con attenzione due dossier: quelli di Bper Banca e Carige . Se questo è il punto di partenza, gli analisti non hanno compiuto un grande sforzo di fantasia nell’immaginare un’integrazione in una o più tappe tra Bper , Carige e Unipol Banca. Scenario certamente suggestivo, ma per il momento ancora lontano dalla realizzazione. (riproduzione riservata)
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