“Da qui al 2025 ci dobbiamo attendere un incremento di 30 miliardi in termini di fabbisogno per il Sistema Sanitario. Se la spesa pubblica sale, o si incrementa il finanziamento da parte dello Stato oppure il cittadino sarà chiamato a pagare di tasca propria per le proprie cure. Se oggi si stima spenda 580 euro, domani saranno oltre 730 gli euro procapite (Statistiche Ocse) spesi e questo inciderà non solo in termini economici ma anche in termini di uguaglianza, perché una somma di questo genere rischia di escludere dal SSN una parte consistente di persone che non se lo potrà permettere”.
È questo il grido d’allarme lanciato da Marco Vecchietti, Consigliere Delegato di RBM Assicurazione Salute intervenuto a Firenze nel corso della tavola rotonda dal titolo “Sostenibilità e fondi integrativi e mutue, modelli di erogazione di servizi: una vera integrazione tra offerta pubblica e privata” organizzata nell’ambito del Forum Risk Management in Sanità.
“Questa è certamente un’importante occasione di confronto sul tema del futuro Sistema Sanitario Italiano. In questo senso credo che la parola chiave sia sinergia, occorre che gli addetti ai lavori facciano rete. È arrivato il momento di prefigurare un nuovo modello di integrazione nella cura delle persone: ci tengo a richiamare alcuni elementi. La Sanità privata oggi è una realtà concreta già presente strutturalmente nel nostro Paese, da più di 7 anni registriamo una quota di spesa sanitaria privata pagata dai cittadini – oltre i 30 miliardi – che si incrementa di anno in anno. Oggi i cittadini pagano, in media pro-capite, un finanziamento di 580 euro per le proprie cure (il 50% in farmaci, il 50% in servizi). L’elemento interessante è che immaginando il futuro: da qui al 2025 ci dobbiamo attendere un incremento in termini di fabbisogno. Si dice spesso che la Sanità Integrativa rappresenti solo una piccola quota o non sia sufficiente: chi ha una forma sanitaria integrativa riceve in media 324 euro di rimborsi – il 56%. Se tutti avessero una copertura sanitaria ad integrazione del SSN avremmo dimezzato la spesa sanitaria per tutti. Oggi serve una pianificazione normativa per portare il modello in questa direzione, come già succede in Francia. Nel nostro Paese manca un sistema universale, inclusivo ed equo, abbiamo lasciato alla contrattazione collettiva di istituire queste forme”.
RBM propone due soluzioni:
a) un Secondo Pilastro Sanitario complementare per tutti i cittadini (modello francese), che evitando di far pagare di tasca propria le cure a 36 milioni di italiani intermedi collettivamente la spesa sanitaria privata garantendo al sistema sanitario la disponibilità di 22 miliardi di euro/annui aggiuntivi ed un contenimento della spesa sanitaria privata da 8,7 miliardi di euro a 4,3 miliardi annui
b) l’esternalizzazione di alcune assistenze (opting out, modello tedesco) che invece di accettare passivamente la rinuncia alle cure da parte di 13,5 milioni di italiani (di cui 2/3 a basso reddito) promuova un’assunzione di responsabilità per i cittadini con redditi più alti (15milioni di cittadini) mediante l’assicurazione privata della totalità delle loro cure sanitarie con un risparmio previsto spesa sanitaria pubblica dai 18,5 miliardi di euro a 3,1 miliardi annui da investire a favore dei cittadini più bisognosi (economicamente ed a livello di salute)”.
Secondo RBM il Sistema Sanitario deve essere riorganizzato sulla base di modello multipilastro perchè la sostenibilità è una direttrice prioritaria per guidare nuove politiche, piani e programmi.
È importante tornare ad investire sulla Salute attraverso l’empowerment e la responsabilizzazione dei cittadini, la riorganizzazione dell’erogazione delle prestazioni sanitarie, la prevenzione e la diversificazione delle fonti di finanziamento costruendo insieme con le Parti Sociali, tutte le Forme Sanitarie Integrative – Fondi Sanitari, Compagnie Assicurative e Società di Mutuo Soccorso – e le migliori forze del Paese un Secondo Pilastro anche in Sanità, da aggiungere al Servizio Sanitario Nazionale non lasciando più sola la maggioranza della popolazione (soprattutto i più bisognosi) ed, anzi, informandola con campagne istituzionali di questa nuova importante opportunità.
“Il problema – conclude Vecchietti – che non stiamo utilizzando lo strumento in modo corretto perché non abbiamo mai pianificato a livello regolamentare la costruzione di un Secondo Pilastro Sanitario per tutti i cittadini, ma abbiamo concepito i fondi sanitari, la sanità integrativa come uno strumento del rapporto di lavoro, questo è un cambiamento culturale che va fatto”.