di Andrea Pira
Se l’indicazione emersa dai risultati dei nove mesi è «meno banca tradizionale e più wealth management company», la strategia di Intesa Sanpaolo in Cina non si discosta da questa strada e dal percorso che prenderà il prossimo piano industriale. Al contrario, Ca’ de Sass intende rafforzare la propria posizione sul mercato del Paese asiatico e ora potrà contare sulle nuove aperture nel settore finanziario promesse dalla dirigenza a stretto giro dalla conclusione del 19° congresso del Partito Comunista cinese che ha cementato la presidenza di Xi Jinping. Già lo scorso maggio con una intervista al giornale tedesco Borsen Zaitung il ceo Carlo Messina aveva indicato gli obiettivi sul mercato cinese e la volontà di crescere nell’asset management della Repubblica Popolare. I legami dell’istituto con il Paese sono solidi e risalgono al 1981, quando, prima tra le banche italiane, aprì un ufficio di rappresentanza a Pechino. Una crescita costate, scandita da altri primati, come quello dell’autorizzazione a effettuare transazioni transfrontaliere e, nel 2002, a fornire servizi bancari in yuan.
Del 2006 è invece la partecipazione insieme con China Investment Bank e Export-Import Bank of China al Mandarin Fund, un fondo di private equity per il sostegno alla aziende che operano sul mercato d’Oltre Muraglia e nella Penisola. Sin dalle prime edizioni, quindi, l’istituto è stato sponsor dei China Awards, un sostegno confermato anche quest’anno. «Vediamo un elevato potenziale di capacità di risparmio in Cina e in futuro vogliamo aprire nuove filiali in tutto il Paese», aveva ricordato Messina negli scorsi mesi. Uno sviluppo che segue l’evoluzione dei consumatori e dei risparmiatori locali, per i quali i prodotti complessi stanno diventando un’alternativa al deposito. Per questo a settembre del 2016 Intesa ha costituito Yi Tsai (tradotto: Talento Italiano), ossia una società di wealth management di emanazione non bancaria per la distribuzione di prodotti finanziari alla clientela di alto profilo, cui sono riservati servizi di consulenza fa 360 gradi finalizzati alla gestione e alla pianificazione del risparmio in ottica di lungo periodo. Il tutto attraverso una rete di promotori organizzata in basse alla best practice del gruppo. Una compagnia multiprodotto e multiprofilo, partecipata al 55% dalla capogruppo oltre che da Fideuram e da Eurizon Capital.
Proprio quest’ultima già nel 2007 aveva acquisito una quota del 49% in Penghua Fund Management, una delle principali società del mercato cinese che gestisce un patrimonio salito in due anni da 20 a 80 miliardi di euro. Tra gli obiettivi di Yi Tsai inoltre c’è la valutazione di specifiche sinergie nell’offerta di prodotti bancari attraverso la piattaforma di prodotti di e-banking di Bank of Qingdao, banca cinese di cui Intesa SanPaolo detiene 15,33% del capitale e attraverso la quale è stata acquisita una profonda conoscenza del mercato e sono state consolidate le relazioni con le autorità della città. (riproduzione riservata)
Fonte: