di Anna Messia
Non sarà una banca e non sarà quotata (come si era ipotizzato qualche anno fa), ma Sace oggi ha molti più strumenti a disposizione per sostenere le imprese italiane che puntano all’export e all’espansione internazionale. Il management è ben consapevole di questo di questo rafforzamento, al punto da aver rivisto al rialzo gli obiettivi di sostegno all’economia indicati nel nuovo piano industriale approvato dal cda lo scorso 16 dicembre. Se nel quinquennio che è andato dal 2011 al 2015 il supporto fornito da Sace (e dalle società del gruppo Cdp a sostegno dell’export) è misurabile in 77 miliardi, secondo quanto risulta a MF-MilanoFinanza l’obiettivo per il periodo 2016-2020 è decisamente più ambizioso, e punta a 110 miliardi. Numeri che saranno probabilmente presentati al mercato a gennaio, insieme ai progetti di Sace che prevedono l’apertura di nuove sedi per potenziare ancora la presenza della società all’estero. Il piano industriale della capogruppo Cassa Depositi e Prestiti, che a dicembre dello scorso anno aveva indicato proprio in Sace un pilastro fondamentale della crescita del gruppo e (insieme a Simest, Sace Factoring e Sace Bt) la one door, ovvero la porta d’ingresso per le imprese italiane interessate all’export, è diventato quindi finalmente concreto. L’accelerazione c’era stata nel giugno scorso, con l’arrivo del nuovo amministratore delegato, Alessandro Decio, che aveva aperto subito i cantieri per aumentare il coordinamento all’interno del gruppo. Un incrocio di poltrone e manager tra Cdp e le sue partecipate aveva dato subito concretezza operativa all’idea di creare un polo per l’export all’interno della Cassa Depositi e Prestiti. L’intenzione era appunto di dare un interlocutore unico all’imprenditore che avesse bisogno di consulenza, sostegno economico o di una copertura assicurativa per fare affari oltreconfine. Poi, a fine settembre, c’è stato il passaggio formale di Simest da Cdp a Sace. Ma è a fine novembre che ha avuto luogo un passaggio cruciale per il potenziamento di Sace, con la delibera del Cipe che ha ampliato l’intervento del ministero dell’Economia nelle grandi operazioni da essa assicurate. Il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha consentito alla compagnia assicurativa del gruppo Cdp di procedere con due megacommesse nel settore della cantieristica. I due contratti valgono in tutto 1,4 miliardi, e vedono Fincantieri come fornitore di navi da crociera a Virgin Cruises. Contratto che non sarebbe stato possibile chiudere senza l’intervento del Cipe, che ha concesso di fare ricorso al «limite speciale» previsto dalla convenzione firmata da Sace e dal ministero dell’Economia. In pratica, alla luce dell’importanza strategica del settore crocieristico per l’economia italiana, è stata aumentata la soglia di riassicurazione fornita dallo Stato per i rischi diversi da quelli di mercato coperti da Sace. Una manovra decisamente incisiva. Di regola, la convenzione tra Sace e ministero dell’Economia prevede che la portata dell’esposizione a carico dello Stato non possa superare (per settore e Paese) il 70% della quota ritenuta da Sace e del 100% nel caso di unica controparte. Valore che, per le operazioni Fincantieri , è stato elevato addirittura al 400%.
In pratica lo Stato, in un rapporto di uno a quattro, potrà quadruplicare l’intervento di Sace a favore delle imprese italiane, proteggendo anche il rating della società assicurativa, pari ad A-, fondamentale quando si gareggia su commesse internazionali. Ma la decisione di novembre è di rilievo, soprattutto per il fatto che, come scrive lo stesso comitato interministeriale, si tratta di una disciplina quadro che ha fissato criteri e condizioni per la concessione del limite speciale. Come dire che il limite potrà di nuovo essere attivato qualora ci siano in ballo settori strategici per l’economia italiana, ma anche società di rilevante interesse nazionale in termini di fatturato, occupazione o ricadute sul sistema Paese. Sace potrà inoltre avere spazi di manovra decisamente più ampi grazie anche al potenziamento di linee di finanziamento concesse dalla stessa Cdp in cooperazione con altre banche. (riproduzione riservata)
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