di Carlo Giuro
Nel 2017 debutta una serie di significative novità in campo previdenziale che derivano da decisioni e provvedimenti assunti nell’anno appena concluso. Nel 2016 il sistema pensionistico italiano è stato oggetto di un nuovo intervento di riordino nell’ambito di una concertazione 2.0, vale a dire, come sottolineato in un documento del team economico di Palazzo Chigi, una nuova fase (e metodo) di dialogo sociale. Dopo un percorso avviato nello scorso mese di maggio, il 28 settembre scorso è stato infatti siglato un verbale condiviso con i sindacati in cui si sono individuati gli obiettivi da raggiungere con la relativa tempistica. Come intervento immediato, nella legge di Bilancio 2017, si è cercato di fornire soluzione alle esigenze più urgenti, vale a dire flessibilità in uscita attraverso l’Ape, ricongiunzioni gratuite, sostegno ai redditi da pensioni.
Sono state poi introdotte alcune misure definite come complementari (riduzione del cuneo contributivo per le partite Iva in gestione separata, sgravi fiscali su produttività e welfare contrattuale). Il verbale ha individuato poi una fase 2, da sviluppare nel corso del 2017, in cui si esprime l’intento di impiantare un nuovo tavolo di confronto governo-sindacati per una riforma strutturale del sistema contributivo. Vedremo ora quali saranno le intenzioni del nuovo esecutivo. Senza dimenticare che nel 2016 è proseguita l’operazione trasparenza dell’Inps con l’invio a casa degli iscritti della Busta arancione, ovvero la simulazione della pensione pubblica attesa.
Quali sono allora le novità dell’anno che verrà? Partendo dalla previdenza obbligatoria, debutterà dal 1° maggio l’Ape, Anticipo pensionistico, nella triplice versione dell’Ape volontaria, dell’Ape imprese e dell’Ape sociale. L’Ape volontaria si rivolge, in un periodo sperimentale di due anni, a tutte le categorie di lavoratori con età pari o superiore ai 63 anni e che maturano entro 3 anni e 7 mesi il diritto a una pensione di vecchiaia (20 anni di contributi quindi) d’importo (certificato dall’Inps) non inferiore a un certo limite. L’obiettivo è fornire un flusso finanziario ponte, erogato fino alla maturazione degli ordinari requisiti pensionistici di età per la pensione di vecchiaia che oggi sono superiori ai 66 anni. L’Ape è finanziato da un prestito, senza garanzie reali, corrisposto da un istituto di credito. La restituzione del prestito avviene a partire della data di pensionamento con rate costanti per 20 anni e comprende sia gli interessi sia gli oneri relativi alla copertura assicurativa. Infatti, contestualmente al prestito, il richiedente deve accendere una polizza contro il rischio di premorienza. In caso di decesso del soggetto che ha avuto accesso all’Ape, il capitale residuo sarà rimborsato dalla compagnia assicuratrice, senza effetti sulla eventuale pensione di reversibilità o sugli eredi. Dovranno essere il lavoratore o la lavoratrice interessati a scegliere l’istituto di credito e l’assicurazione fra quelli aderenti a un’apposita convenzione stipulata con il ministero dell’Economia. Vi è poi l’Ape imprese, versione indirizzata a favorire gli interventi di ristrutturazione aziendale o gestire le crisi, in cui attraverso la via della contrattazione collettiva si può decidere che il datore di lavoro sostenga i costi dello strumento. Last but not least, vi è l’Ape sociale rivolta a sostenere categorie individuate come meritevoli di particolare tutela: il costo fino a 1.500 euro lordi è a carico dello Stato.
Insieme all’Ape debutta anche la Rita, Rendita integrativa temporanea anticipata, erogabile dai fondi pensione a cui potranno accedere i lavoratori in possesso di determinati requisiti. Si può quindi utilizzare la Rita in sostituzione o in combinazione con l’Ape per alleviarne il costo finanziario. La natura della Rita è quella di una rendita temporanea decorrente dal momento dell’accettazione della richiesta fino al conseguimento dei requisiti di accesso alle prestazioni nel regime obbligatorio. Tra le altre novità nell’ambito della previdenza complementare vanno ricordati il debutto nel 2016 della nuova normativa sui limiti di investimento e i conflitti di interesse (che ha sostituito dopo ben 18 anni la precedente che risaliva al 1996) e il varo della nuova disciplina Covip sulle modalità di adesione e l’informativa agli aderenti che entra in vigore nel 2017. Con questa norma la Covip regola per la prima volta l’adesione online consentendo l’iscrizione tramite il sito web del fondo o del soggetto collocatore. È regolato anche il diritto di recesso da effettuarsi senza alcuna motivazione e senza costi entro 30 giorni. Sempre sul fronte dei fondi pensione, nel 2017 è previsto poi un potenziamento delle agevolazioni dei premi di produttività che se confluiscono in forme di previdenza complementare godono di un ampliamento dei limiti di deducibilità.
Infine, come possibile strumento di quarto pilastro, la legge di Bilancio introduce anche i Pir, i Piani individuali di risparmio, che consentono l’azzeramento dell’imposta sulle rendite finanziarie (aliquota del 26%) a patto di rispettare determinate condizioni tra cui un periodo minimo di detenzione di cinque anni e l’investimento, per almeno una quota del capitale, nelle pmi italiane. (riproduzione riservata)
Adesioni +5% e rendimenti positivi
Qual è il ritratto della previdenza comple-
mentare nel 2016? Attingendo agli ultimi
dati aggiornati a settembre 2016 della Covip,
la Commissione di vigilanza sui fondi pensio-
ne presieduta da Mario Padula, la previdenza
complementare conta circa 7,6 milioni di
iscritti, un terzo della platea potenziale di la-
voratori, con una crescita dall’inizio dell’anno
del 5,3% al netto delle uscite. Nei fondi ne-
goziali l’incremento è stato di circa 147 mila
iscritti (+6,1%), portando il totale a fine set-
tembre a 2,565 milioni.
La maggior parte delle nuove adesioni nei tre
trimestri dell’anno per i negoziali è dovuta al
meccanismo di adesione automatico ai fondi dei
lavoratori del settore edile. Rispetto all’inizio
dell’anno, gli iscritti sono aumentati di 70 mila
unità nei fondi aperti (6,1%) e di 167 mila nei
Pip nuovi (6,5%), arrivando, rispettivamente,
a 1,22 milioni e 2,76 milioni. Con riferimento
poi alle performance, i rendimenti aggregati, al
netto dei costi di gestione e della fiscalità, nei
nove mesi del 2016 sono stati in media positivi
nei fondi negoziali e nei fondi aperti con valo-
ri, rispettivamente, del +2,2 e del +1,1%. Per i
Pip non è ancora possibile effettuare il bilancio
del periodo perché i rendimenti delle gestioni
separate non sono disponibili in corso d’anno
(quelli delle unit linked di ramo III si sono at-
testati al -0,1%). Nello stesso periodo il tfr in
azienda, asticella con la quale si confrontano i
rendimenti dei fondi pensione, si è rivalutato,
al netto delle tasse, dell’1% (il suo tasso di ri-
valutazione annuo è pari all’1,5% fisso più il
75% dell’inflazione Istat). I fondi negoziali han-
no in media conseguito rendimenti positivi per
tutte le tipologie di comparto. Risultati più ele-
vati sono stati ottenuti dalle linee a contenuto
obbligazionario, grazie all’apprezzamento dei
corsi dei titoli di debito. Anche nei fondi aper-
ti e nei Pip nuovi di ramo III, spiega Covip, i
rendimenti migliori si sono avuti in media nei
comparti obbligazionari. In quelli azionari, per
tali tipologie di forma pensionistica il risultato
è stato invece negativo (rispettivamente, -0,5%
per i fondi aperti e -0,8% per i Pip).
Fonte: