Anche dal factoring arrivano segnali di ripresa dell’economia italiana. Le proiezioni di chiusura del 2015 sono infatti nettamente positive e anche le aspettative per il 2016 risultano favorevoli per un settore che rappresenta circa l’11% del Pil italiano.
L’ultimo rapporto Forefact, datato novembre 2015, riporta i risultati dell’indagine condotta nel mese di ottobre tra i soci di Assifact, l’Associazione Italiana per il Factoring che riunisce gli operatori di un settore.
Dopo la crescita fatta registrare dalle attività di factoring nei primi nove mesi dell’anno, con un volume d’affari cumulativo (turnover) superiore del 5,45% allo stesso periodo dell’anno precedente, gli operatori si sono dichiarati ottimisti sia per le proiezioni al 31 dicembre 2015, sia in sede di previsione per il 2016. Per il quarto trimestre dell’anno in corso gli associati Assifact si aspettano infatti un consuntivo positivo sia in termini di turnover (+4,56%), sia di outstanding, cioè del volume dei crediti in essere (+3,64%).
Anche per l’anno prossimo le prospettive appaiono particolarmente favorevoli: gli operatori prevedono un’ulteriore crescita del 4,42% per il turnover e del 2,45% per l’outstanding, a conferma del sentiment di fiducia che anche sul fronte della cessione dei crediti circonda in questa fase l’economia e le imprese italiane.
“Nel preconsuntivo 2015 il factoring – afferma Alessandro Carretta, Segretario Generale di Assifact e docente di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Roma Tor Vergata – si conferma un supporto gestionale e finanziario importante, e per certi versi insostituibile, per il capitale circolante delle imprese, che rappresenta la principale leva della ripresa economica, prima ancora degli investimenti e dell’occupazione”.
“L’industria italiana del factoring, ai primi posti nel mercato europeo e mondiale – tiene a sottolineare Carretta – punta anche, come risulta dalle previsioni per il 2016, a un consistente sviluppo per i prossimi anni, utile alla diversificazione delle fonti di finanziamento delle imprese italiane; diversificazione che potrà essere favorita da un auspicabile riordino delle norme in materia di cessione dei crediti verso la Pubblica Amministrazione e da una semplificazione della legge 52 del 1991 in materia di acquisto dei crediti d’impresa, rivolta a dare maggiore certezza agli operatori”.