di Stefania Ballauco
«Ogni generalizzazione è pericolosa, inclusa questa», metteva in guardia Alexandre Dumas, scrittore francese – come il padre – di grande successo. Ed è proprio questo il senso del messaggio che Anasf sta sottolineando in questi giorni, esprimendo l’estraneità della categoria dei promotori finanziari alle conseguenze del provvedimento salva-banche, che ha scosso l’intero sistema finanziario. «Siamo attratti da una negatività generale, dove le responsabilità di quanto accaduto ai risparmiatori clienti di CariChieti, CariFerrara, Banca Marche e Banca Etruria sono chiare e riguardano i conflitti di interesse nella distribuzione di prodotti finanziari, lacune gravi nella vigilanza, carenze endemiche in tema di educazione finanziaria», ha commentato il presidente Anasf Maurizio Bufi. «Ebbene, ci preme sottolineare che la nostra categoria è estranea ai fatti summenzionati», ha ribadito Bufi.
Se già in passato si è alcune volte parlato di crollo dei paradigmi della finanza oggi ancora di più assistiamo a uno sgretolamento della fiducia degli investitori e a una insicurezza che riguarda in modo generalizzato il settore finanziario.
Il caso delle banche di territorio riporta alla luce temi sensibili, per tutti. Per i risparmiatori che hanno visto crollare il valore delle obbligazioni subordinate sottoscritte, di cui non conoscevano o sottovalutavano i rischi, per gli operatori qualificati del settore, come i promotori finanziari, che si sono visti ingiustamente travolgere nel mare magnum delle accuse rivolte alla finanza nel suo complesso.
Un settore in cui si affaccia anche il chiacchierato bail-in, che entrerà in vigore il prossimo gennaio, che potrebbe comportare conseguenze per i correntisti sopra i 100 mila euro, che in caso di fallimento della banca saranno coinvolti, dopo azionisti e obbligazionisti a ripianare i conti. E che ormai desta preoccupazione a risparmiatori, anche non di grandi patrimoni, ormai spaventati dalle sorti generali del sistema bancario italiano.
Oggi quindi, gli operatori finanziari si trovano a gestire una nuova importante fase di crisi di fiducia nei confronti del mondo finanziario, che questa volta riguarda il tradizionale settore delle banche, da sempre considerato dagli italiani porto sicuro per risparmi e liquidità.
Se questa è la fotografia dello scenario attuale, alcuni considerazioni però sono d’obbligo.
«Che siano stati collocati ai risparmiatori prodotti del tutto inadeguati è una dato di fatto, questo è chiaro», ha dichiarato il presidente Bufi. «Tuttavia mi preme sottolineare l’importanza della consulenza al risparmiatore da parte della nostra categoria, interessata proprio in questi tempi da un’innovazione normativa che ha lo scopo di censire e vigilare su tutti quegli operatori presenti sul mercato che si interfacciano con i risparmiatori. Gli stessi casiParmalat e Cirio che ben ricordiamo non hanno visto protagonisti i promotori finanziari, perché l’approccio utilizzato e tipico della nostra professione è di tipo appunto consulenziale e volto alla pianificazione finanziaria di medio-lungo periodo con il risparmiatore improntata sulla diversificazione, oltre che sottoposto a precise regole di condotta, italiane ed europee». Il riferimento è ad esempio ai questionari di profilatura MiFid, che vengono spiegati dal consulente di fiducia e compilati nel tempo necessario. «Se da una parte le responsabilità delle recenti vicende di attualità vanno individuate e punite, non è certo una demonizzazione del mondo bancario che ci preme fare, anzi. Creare il panico non è mai stata una scelta oculata perché si alimenta quell’emotività che noi promotori finanziari in primis cerchiamo di sedare e combattere con la cognizione ovviamente dei fatti in essere. Conosciamo fin troppo bene la difficoltà di gestire risparmiatori che, spaventati, decidono irrazionalmente di chiudere le loro posizioni e di effettuare switch degli investimenti in essere, a costo di perdere ingenti somme. Il nostro mestiere è anche questo, quello di accompagnare l’investitore in tutte le fasi dei mercati, in tutte le fasi della sua vita, comprendendo le esigenze non solo del singolo ma di tutta la sua famiglia. Proprio alla luce di tutte queste componenti, la nostra Associazione è da sempre anche attenta alla tutela dei risparmiatori».
Già a partire dal 2005, infatti, Anasf attraverso la Carta dei Diritti dei Risparmiatori ha sviluppato una serie di iniziative che vanno nella direzione di un mercato ben regolato, della correttezza e professionalità degli operatori, della consapevolezza delle decisioni di investimento e dell’assistenza nel tempo. «Nei prossimi mesi Anasf attiverà altre iniziative di ampio respiro per promuovere le buone pratiche di una adeguata attività di consulenza alla clientela e per la diffusione dell’educazione finanziaria presso il pubblico dei risparmiatori, valorizzando il ruolo della consulenza finanziaria in Italia», ha aggiunto Bufi.
Si inseriscono in questo contesto temi di grande rilevanza, che certo però non possono essere affrontati né risolti in tempi brevi. Uno di questi è certamente il tema dell’educazione finanziaria degli italiani, che protegge da eventuali comportamenti scorretti degli operatori e consente un confronto ancora più virtuoso con i consulenti di fiducia. «Abbiamo ribadito più e più volte l’importanza del ruolo sociale dei promotori finanziari», ha aggiunto Maurizio Bufi. «E questo non è un vanto gratuito. Chi svolge questa professione con competenza e professionalità sa quanto sia complesso saper ascoltare e guidare un risparmiatore nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Nella fase di conoscenza e intervista dell’investitore si individua il suo livello di competenza sugli strumenti finanziari e da lì si parte. L’obiettivo non è quello di formarlo tanto da renderlo autonomo ma quello di imbastire, prima, e migliorare, poi, una comunicazione dove si parli lo stesso linguaggio o almeno si venga compresi. Ancora più arduo è il lavoro che ci aspetta quando l’attività che dobbiamo fare è quella di sensibilizzazione al tema del risparmio e dell’investimento. Questo è il nostro ruolo sociale che tutti i giorni svolgiamo insieme con i clienti». La comprensione della propensione al rischio dei clienti è, insieme alle prospettive e agli obiettivi di rendimento, l’elemento chiave che fa da ago della bilancia nella scelta degli strumenti finanziari. Il collocamento delle obbligazioni subordinate a risparmiatori retail che magari hanno investito tutti i propri risparmi di una vita in uno di questi strumenti finanziari è dannoso e sbagliato alla radice, perché non segue i criteri della diversificazione e della comunicazione chiara e trasparente al cliente sugli aspetti che caratterizzano quel particolare prodotto. «Consigliare a un risparmiatore di collocare tutte le sue risorse in un unico strumento non è un comportamento professionale, pertanto non possiamo che prendere le distanze dai comportamenti scorretti che sono stati condotti in questo senso dal personale bancario nei confronti dei risparmiatori. Le politiche di budget non devono mai per nessun motivo oltrepassare il confine dell’etica professionale», ha aggiunto Bufi. Ne va infatti della reputazione di tutto un sistema, quello finanziario, che è già stato messo a dura prova in passato.
La categoria dei promotori e consulenti finanziari si trova in questi giorni a rispondere a una crescente richiesta di informazioni e approfondimenti da parte dei clienti preoccupati. «Ovviamente siamo a disposizione, come sempre, dei nostri clienti per spiegare l’accaduto e per evidenziare le pratiche che hanno portato a questi esiti e anche come Associazione siamo pronti ad affrontare l’emergenza. In momenti come questi, quasi per assurdo, il valore della nostra professionalità emerge con ancora più vigore, perché l’attività di assistenza e il nostro ruolo svolgono un’azione efficace presso un pubblico di risparmiatori allarmato e ormai insicuro. Spesso, i nostri clienti si affidano a più di un interlocutore per i propri investimenti, pertanto è verosimile che chi ci affida i suoi risparmi per una pianificazione di medio-lungo termine poi abbia rapporti anche con altri canali di distribuzione o istituti di credito e questo ci permette di calmare le acque anche per quanto riguarda fatti che non vedono coinvolta la nostra categoria».
Va anche ricordato, tuttavia, che la quota di risparmio affidata alle reti di promozione finanziaria è pari all’10%, il resto è in mano al canale più tradizionalmente bancario. C’è quindi un 90% di asset gestito dalle banche da considerare.
Proprio sul sistema bancario italiano si è espresso il 16 dicembre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che durante un’interrogazione svolta alla Camera ha risposto che nell’esaminare l’operato dell’autorità di vigilanza è necessario tener conto del quadro macroeconomico in cui l’Italia si trova, passando da sette anni di recessione. Il ministro Padoan ha sottolineato che le difficoltà dell’economia reale si sono riflesse sulle banche e il deterioramento del quadro economico di riferimento ha amplificato gli effetti dei comportamenti anomali da parte del management sulle situazioni aziendali. L’esito della crisi delle quattro banche – ha voluto evidenziare Padoan – è stato l’avvio della risoluzione, procedura ritenuta preferibile alla liquidazione coatta amministrativa, che avrebbe portato a conseguenze ancora più disastrose per i clienti, per i risparmiatori, per il tessuto economico dei territori interessati e per i dipendenti.
Oltre all’individuazione delle responsabilità, tuttavia, ora è urgente aiutare i risparmiatori.
«La reale tutela del risparmio richiede senso di responsabilità da parte di tutti gli operatori, a partire da quelli bancari coinvolti dallo scandalo in corso, ma anche di quelli come i promotori e consulenti finanziari estranei a questa ennesima vicenda di risparmio tradito. Proprio per questo, Anasf in rappresentanza del mondo della consulenza finanziaria mette a disposizione la competenza e l’esperienza dei propri associati ai risparmiatori coinvolti nello scandalo», ha dichiarato il presidente Maurizio Bufi, che in questi giorni sta intervenendo su vari organi di stampa per fare il punto e aiutare gli utenti nel difficoltoso contesto in atto.
Insomma, c’è bisogno di consulenza in Italia, evitando la bulimia delle informazioni spesso incomprensibili per il risparmiatore medio. La strada da intraprendere? Quella di una relazione forte, duratura e professionale, che è la base per un rapporto di fiducia con gli operatori del settore, che sono tanti. (riproduzione riservata)