di Franco Adriano
La Bce di Mario Draghi sembra voler dimostrare di non voler rispondere agli investitori di Borsa, ma complessivamente alle economie degli Stati europei. Ampliando il Qe al 2017 e assumendo una serie di altre misure ha sparato come previsto con il cosiddetto bazooka, ma in una misura troppo timida secondo i mercati.
Salvo (non sarebbe la prima volta che accade) che le mosse della Bce nell’immediato siano state malinterpretate dai mercati, per poi essere metabolizzate e apprezzate successivamente. La Bce ha deciso di prorogare l’attuale programma di acquisti di titoli fino al marzo 2017 «o oltre se necessario» e di ampliare il suo programma di acquisti di titoli anche alle emissioni di regioni e enti locali. Inizialmente il termine indicativo del Qe era stato fissato al settembre 2016 e per 60 miliardi al mese come massimo (tetto confermato). Secondo l’Eurotower i rischi per l’inflazione nell’Eurozona continuano a essere «orientati al ribasso», una «persistenza di bassi tassi di inflazione» che deriva da una «sostanziale fiacchezza dell’economia interna» e dai «venti contrari» che arrivano dai mercati esteri, ha spiegato Draghi. In particolare, la crescita «continua a essere frenata dal rallentamento dei mercati energetici e dall’andamento moderato del commercio globale». Almeno, il forte calo dei prezzi dell’energia «contribuirà a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie». I tecnici della Bce hanno rivisto al ribasso le previsioni di inflazione dell’area euro, che ora stimano allo 0,1% nel 2015, all’1% il prossimo anno (contro l’1,1% precedente) e all’1,6% (contro l’1,7%) nel 2017. Riviste invece marginalmente al rialzo le previsioni di crescita economica dell’Eurozona. Abbassato, infine, il tasso sui depositi delle banche: passerà dall’attuale meno 0,20% al meno 0,30% a decorrere dal 9 dicembre. Un ulteriore incentivo alle banche a impiegare i loro fondi nell’economia reale.
Che delusione per i mercati
Sull’onda di queste decisioni, lo spread Btp/Bund, che nella prima parte della seduta era sceso sotto 90 punti base fino a 89,3 è decollato a 101 per poi chiudere a 95. Le Borse sono crollate e il cambio euro/dollaro è salito fino a 1,09. In particolare, cos’è che non è piaciuto agli investitori? La revisione del programma di acquisti della Bce si è limitata alla durata, ma non all’aumento quantitativo mensile. Se il Qe fosse salito da 60 a 70 o 75 miliardi di euro al mese, per i mercati non sarebbe stata una sorpresa ma avrebbero fortemente gradito. E, invece, la sorpresa c’è stata in negativo. Con l’effetto di una doccia gelata: le Borse hanno chiuso in pesante contrazione, Milano con un meno 2,47 per cento, Parigi e Francoforte meno 3,58 per cento.
Draghi, il rischio è la deflazione
La Bce ha dimostrato di voler guardare al rischio deflazione e secondo Draghi il programma di sostegni all’economia assunto è in grado di garantire una risalita dell’inflazione fino al 2 per cento, in una situazione in cui da molti mesi è a ridosso dello zero. E il presidente ha anche rivendicato l’efficacia di quanto fatto finora, spiegando che secondo i calcoli della Bce in assenza di questi provvedimenti l’inflazione attuale risulterebbe di mezzo punto più bassa. «Senza le nostre misure», ha detto Draghi, «l’inflazione sarebbe almeno 0,5 punti in meno». Nel corso della conferenza stampa Draghi è stato anche interpellato sull’impatto nell’economia dei recenti attacchi terroristici di Parigi. «La mia risposta è che francamente non lo sappiamo. Abbiamo certamente in mente che la situazione davanti a noi è piena di rischi geopolitici. Per questo dobbiamo stare attenti e continuare i nostri sforzi di perseguire la stabilità dei prezzi, ben sapendo», ha concluso il presidente Bce, «che la situazione potrebbe peggiorare a causa di questi rischi geopolitici».