Pagina a cura di Tancredi Cerne  

 

Risparmiatori meno tartassati dalle banche. La spesa media di gestione dei conti correnti, che include le spese fisse e variabili, ha battuto in ritirata nel corso del 2013 arrivando a toccare in media 81,9 euro, 7 euro in meno rispetto all’anno precedente e 8,4 in meno rispetto al 2011. A rivelarlo, l’ultima rilevazione condotta dalla Banca d’Italia secondo cui la flessione del 10% sarebbe dovuta alla contrazione congiunta delle spese fisse e di quelle variabili il cui calo è strettamente legato alla minore operatività e alle minori commissioni medie applicate sulle operazioni effettuate.

A parità di operazioni, infatti, il calo della spesa si sarebbe arrestato a 5,6 euro. «L’ammontare delle spese fisse spiega gran parte della variabilità dei costi osservata tra i correntisti», hanno spiegato gli esperti di Via XX Settembre. «L’onerosità complessiva è infatti correlata positivamente all’anzianità dei conti, oltre che al numero di operazioni».

Basti pensare che tra il 2012 e il 2013, il numero medio di operazioni è diminuito da 132,4 a 131 mentre il costo medio per operazione, al netto degli oneri sugli affidamenti e gli scoperti di conto, è calato da 1,8 a 1,7 euro.

 

Spese fisse e spese variabili. Lo scorso anno le spese fisse sono diminuite in media di 3,8 euro, pari al 6,4% in meno rispetto al 2012 passando così da una media di 59,50 euro a 55,70.

A fare la parte del leone in questo scenario di raffreddamento dei costi sono state tuttavia le spese legate alle comunicazioni di trasparenza, passate da 90 a 70 centesimi di euro con un calo del 27%. Pochi spiccioli a livello assoluto.

La maggior incidenza complessiva è andata a braccetto con la voce «altre spese» che includono spese fisse quali il costo di tenuta dei dossier titoli o le spese fisse di liquidazione periodica. In questo caso, le rilevazioni della Banca d’Italia hanno messo in luce un calo medio del 19% che ha consentito in media al correntista un risparmio di 3,8 euro l’anno.

Significativi contributi sono stati apportati anche dalle altre principali voci di spesa, ad eccezione dei canoni base, rimasti pressoché invariati per la prima volta dopo 3 diminuzioni annue consecutive. E cosa dire della componente variabile? Questo genere di spese sono diminuite in media di 3,2 euro, tra il 2012 e il 2013 attestandosi a 26,3 euro. Il calo è dovuto per il 57,5% alla diminuzione delle commissioni unitarie e, per la parte restante, dal minore numero di operazioni effettuate dalla clientela. «Il calo delle commissioni ha riguardato la generalità delle tipologie delle operazioni, con l’eccezione dei bonifici effettuati su canali alternativi allo sportello e alle spese di scrittura per operazioni on line», hanno chiarito gli esperti di Via XX Settembre secondo cui le principali fonti di variabilità nei livelli di spesa sono connesse all’anzianità di accensione del conto, alle caratteristiche socio-anagrafiche della clientela (famiglie, pensionati, giovani) e al comportamento della clientela (numero di operazioni effettuato nell’anno). Minore importanza rivestono invece le differenze, pur presenti, relative alla tipologia della banca (grandi intermediari, Banche di credito cooperativo e altri operatori) e alla zona di residenza della clientela.

 

Spese in base all’anzianità dei conti correnti e ai profili dei correntisti. Per i conti correnti aperti da uno e due anni, secondo Bankitalia, la spesa di gestione è risultata pari rispettivamente a 55,9 e 64,3 euro, inferiore di 26 e 17,6 euro rispetto alla media. «La spesa cresce con l’aumentare dell’anzianità del conto», hanno verificato gli esperti, «tuttavia è solo per i conti con almeno dieci anni di anzianità che questa supera la media, raggiungendo l’importo di 96,4 euro».

Secondo le rilevazioni del rapporto, lo scostamento della spesa totale rispetto al valore medio dipende principalmente dalle spese fisse, tra le quali figurano i canoni, più favorevoli per i contratti accesi più di recente. Anche le spese variabili, sebbene in proporzione inferiore, contribuiscono a spiegare il più basso livello della spesa nei conti di recente apertura. La differenza di 14,5 euro in più rispetto al valore medio osservata per i conti correnti con almeno dieci anni di anzianità, per esempio, è attribuibile per l’80% alle maggiori spese fisse rispetto alla media. Mentre nei conti correnti aperti con un anno di anzianità lo scarto rispetto al valore medio (26 euro in meno) dipende per il 78,1% dalle minori spese fisse.

Il costo di gestione di un conto corrente varia in misura considerevole anche in base al profilo del suo possessore. Le spese più basse si riscontrano tra i giovani, mentre per le famiglie e i pensionati a media o alta operatività le spese risultano mediamente superiori. «Il peso delle spese fisse e variabili incide in proporzione diversa sul livello di spesa osservato tra i gruppi socio–economici», si legge nel rapporto della Banca d’Italia. «Per i giovani, la minore spesa rispetto alla media (27 euro all’anno) è spiegata per l’80,5% dalle minori spese fisse, mentre per pensionati e famiglie a bassa operatività, dipende soltanto per il 23,5 e il 34,1% dalle minori spese fisse. Per queste due categorie, infatti, il risparmio è dovuto prevalentemente alla loro ridotta operatività».

Per le famiglie a operatività media o elevata, la maggiore onerosità rispetto alla media dipende per i tre quarti dalle più elevate spese variabili, a loro volta dipendenti da una più intensa operatività. «La normativa di trasparenza prevede che il cliente conosca in anticipo una stima dei costi standard associati alla propria tipologia di conto», hanno spiegato gli esperti. «La quota di conti con spese inferiori rispetto a quanto riportato nel foglio informativo è massima per i conti correnti a consumo a operatività bassa e per i conti correnti semplici (rispettivamente 88,8 e 80%), intermedia per le famiglie con bassa operatività e minore per le restanti categorie».

La spesa di gestione di un conto risente in misura rilevante anche del numero di operazioni effettuate nell’anno: 53,5 euro per i clienti che hanno effettuato non più di 50 operazioni e poi su su progressivamente sino a raggiungere l’importo di 115,6 euro per i clienti della fascia di operatività più elevata (oltre 200 operazioni all’anno). «Le politiche commerciali delle banche sembrano privilegiare una struttura tariffaria che propone alla clientela con operatività progressivamente crescente una combinazione di spese fisse via via più elevate bilanciate da costi variabili unitari più bassi», hanno spiegato gli esperti di Via XX Settembre. «I clienti che hanno effettuato non più di 50 operazioni nell’anno hanno sostenuto spese fisse e una commissione media per singola operazione pari rispettivamente a 45,4 e a 0,39 euro; all’estremo opposto, per i clienti ad elevata operatività, gli importi sono rispettivamente pari a 63,2 e a 0,17 euro».

Ma quali sono i servizi bancari prevalentemente richiesti dai correntisti? In primis, il bancomat e le carte di credito. «Nel caso dei conti con meno di 50 operazioni nell’anno, la clientela che dispone di una carta di credito o di una carta bancomat rappresenta rispettivamente il 16,8 e il 48,1%. Tra i conti con oltre 200 operazioni l’anno questi servizi sono molto più diffusi: il 65,1% di essi dispone di una carta di credito e tutti almeno di carta bancomat (il 23,6% dei conti è dotato di più carte bancomat). Anche l’accesso ai servizi di home banking è più frequente tra i clienti a elevata operatività rispetto a quelli con operatività inferiore a 50 operazioni (64,9 contro 36,8%)».

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