di Maria Elena Zanini
Va ridotta la pena inflitta in Appello all’ex presidente di Banca di Roma-Capitalia, Cesare Geronzi, e all’ex direttore generale di Capitalia, Matteo Arpe, nell’ambito del processo sulla vendita della acque minerali Ciappazzi, filone di indagine nato dall’inchiesta sul crac Parmalat . Lo ha deciso la quinta sezione penale della Cassazione, che ha disposto un nuovo processo d’appello, nel quale si dovrà rivedere il trattamento sanzionatorio per gli imputati. La corte d’appello di Bologna, il 7 giugno 2013, aveva condannato Geronzi a 5 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e usura, mentre ad Arpe era stata inflitta per il reato di bancarotta fraudolenta una condanna a 3 anni e 7 mesi. La Suprema Corte ha confermato l’impianto accusatorio, ma disposto una revisione al ribasso delle pene. La Corte, in particolare, ha dichiarato prescritto il reato di usura, contestato a Geronzi e ad altri imputati, e dichiarato assorbito il reato di bancarotta da operazioni dolose, in quello di bancarotta per distrazione. Su un episodio di bancarotta dolosa, poi, la Cassazione ha annullato la sentenza d’appello con rinvio: nel processo d’appello-bis, quindi, verranno riviste le pene per gli imputati. (riproduzione riservata)