Pagina a cura di Mari Pada  

 

Grandine, terremoti, esondazioni, alluvioni. I fenomeni naturali, spesso concentrati nel periodo invernale, mettono a rischio uffici, case e fabbricati. Di solito chi sottoscrive una polizza tende a tutelarsi dalle cause più frequenti come il furto in abitazione o al più l’incendio. Bisogna invece prestare attenzione a garanzie e coperture anche per danni da altre cause, tanto è vero che gli eventi atmosferici che hanno colpito i territori italiani negli ultimi anni (terremoti, esondazioni, «bombe» d’acqua) stanno spingendo anche il governo a mettere sul tavolo proposte di assicurazioni obbligatorie in caso di calamità.

Un mercato tutto da fare. L’Italia in Europa è tra i Paesi meno assicurati con un mercato danni, quindi depurato della componente di risparmio del ramo vita, di circa 34 miliardi, di cui più di 16 miliardi di euro rappresentati dalla sola responsabilità civile auto, che si sa è obbligatoria per legge e quindi percepita dai cittadini come una tassa e non come strumento di tutela dei singoli e della collettività. Risultato: il mercato è ancora tutto da fare. Un primo segnale di vita in questi anni è arrivato dalle imprese e dalla grande distribuzione, molto più avanti nella sottoscrizione di questo tipo di polizze. Le motivazioni sono da ricercare nel fatto che nel mondo business se il fabbricato subisce danni a seguito di un evento climatico non sarà negativo solo per il valore dell’immobile in sé, ma soprattutto per quello che contiene, ovvero merci, attrezzature da lavoro, beni strumentali e macchinari. Il mercato abitativo invece langue. Dove è maggiore la polizza anti calamità per gli immobili a uso abitativo o ufficio è proprio in quei luoghi in cui un evento o un disastro ambientale si è già abbattuto. L’offerta di coperture contro i danni sismici è ampia anche se non molto utilizzata. Esistono una decina di compagnie attive nel settore danni agli immobili. Sta di fatto che meno del 2% delle abitazioni è assicurato. Secondo dati Ance, Associazione nazionale costruttori edili, oltre il 60% del patrimonio edilizio italiano (circa 7 milioni di edifici) è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica per nuove costruzioni (1974). Quindi andando a guardare l’ampia platea dei potenziali interessati il rischio per le compagnie sarebbe più che ripartito. Ma il premio non è composto soltanto dalla componente rischio, ma dai costi vivi che vanno sostenuti per tarare la polizza sul giusto valore. Uno dei motivi per cui le coperture contro esondazioni e alluvioni non ce la fanno a crescere neanche a livello di offerta. La colpa è ancora dei costi ancora elevati.

Alluvioni, occorre subito dimostrare il danno. Per quanto riguarda case e fabbricati, generalmente la garanzia evento atmosferico è prestata nella sezione «incendio» della polizza all’interno della copertura base. Altrimenti si può aggiungere a parte per un valore predeterminato o in base all’effettiva valutazione dei danni. Si può assicurare l’immobile ed eventualmente il contenuto e gli occupanti. L’assicurazione va a risarcire i danni materiali causati direttamente alle cose assicurate e si includono i costi per la ricerca del guasto e spesso anche quelli per la sua riparazione o demolizione.

Sugli eventi inclusi alcune polizze possono essere più dettagliate e indicare, per esempio, la bufera, la tempesta, l’uragano, ma la dicitura di solito resta generica e comprende fulmini, gas, fumi vari che sono una causa più frequente soprattutto per la nascita di incendi. Un esempio concreto è il vento che ad alta velocità può andare a sradicare prefabbricati oppure può trascinare con sé oggetti che diventano veri e propri strumenti di distruzione degli immobili. Stessa cosa per la grandine che se si abbatte con violenza danneggia infissi e vetri, come pure tetti e solai. Altri fenomeni, ancora più consueti, sono i danni di «bagnatura» che si verificano all’interno di case e capannoni. Non la rottura del tubo dell’appartamento accanto, ma piogge intense o esondazioni di laghi e fiumi che provocano rotture e lesioni al tetto o alle pareti.

Danni plurimi, indennizzo assicurato. Cosa importante ai fini dell’indennizzo è che qualsiasi fenomeno deve inficiare sia la cosa assicurata sia altre cose, a dimostrazione della portata distruttiva della calamità. Inoltre, l’evento deve essere causa diretta nel senso di non essere concausa del danno. Per fare un esempio: se dopo un’alluvione per l’insufficiente deflusso dell’acqua piovana della grondaia verrà danneggiato un tetto o una parete, non si potrà ottenere l’indennizzo, per colpa della negligenza del proprietario. Inoltre, alcune compagnie chiedono di dimostrare il danno entro un limite di tempo dall’evento atmosferico, proprio a indicare che la causa sia necessariamente questa e non un’altra successiva (o precedente).

Sulle cose garantite e specificate nel contratto si possono inserire gli oggetti interni all’immobile di maggior valore (opere d’arte, mobili antichi ecc.). Spesso però restano esclusi, come accade nelle polizze auto con finestrini e specchietti, tutti gli oggetti non strettamente legati all’immobile, come antenne, camini, insegne.

I premi ancora elevati. Poche le compagnie disposte ad assicurare i danni derivanti dalle inondazioni e poco appetibili i contratti per i clienti. In generale, per tutelarsi dalle calamità naturali, il costo va dai 2,5 euro ai 4 euro al metroquadro, a cui aggiungere il premio minimo di partenza. Se il pericolo è elevato (si analizzano le statistiche per quella zona) e il valore assicurato alto, aumenta di conseguenza anche il premio. E non si può stare del tutto tranquilli. Infatti, le polizze garantiscono contro l’evento alluvione ma sempre con franchigia del 10/15% sul valore assicurato. Ci sarà poi un tetto massimo al risarcimento. Altro paletto: non vengono rimborsati i danni a cantine e piani interrati, che quasi sempre sono le parti più colpite. Quindi bisogna fare due calcoli prima di sottoscrivere una polizza con queste condizioni.

La difficoltà per le compagnie è di comprendere bene la situazione e per farlo sono obbligate a periziare l’immobile. Dove si trova? Come e quando è stato costruito, con quali materiali? Le tubature e le fogne a che periodo risalgono? Sono funzionanti? In che stato sono le abitazioni limitrofe? E così via. Un lavoro laborioso e costoso, che alla fine porterebbe a prezzi non appetibili per la fascia dei privati. Diversamente, per esempio, accade con l’Rc auto, dove città e dati anagrafici del conducente permettono efficacemente di inquadrare il rischio a costo zero. Un po’ meno difficoltoso il lavoro per le coperture contro i terremoti, ma i costi di solito restano elevati in quanto il rischio da coprire spesso e l’inagibilità totale di un immobile e quindi un nuovo acquisto. Quanto costa una protezione del genere? Dipende da alcuni fattori, come anno di costruzione (e relativa tecnica in uso), numero di piani, varianti fatte nel tempo sull’immobile e il grado di rischiosità della zona di residenza (per caratteristiche geologiche e statistiche). Per una casa di medie dimensioni il premio non sarà inferiore ai 150 euro l’anno. Le zone ad alto rischio sismico presentano costi più alti. All’Aquila o nell’Emilia, per esempio, il costo per proteggere un’abitazione supera i 400 euro. Una spesa che coprirebbe l’indennizzo per danni alle cose, le spese di eventuale demolizione e sgombero in caso di crollo e anche i pernottamenti in albergo nel caso non fosse più possibile entrare in casa. Le polizze sono disponibili sia per i proprietari di abitazioni singole sia per chi vive in appartamento. Difficile sottoscrivere un’assicurazione condominiale, se non per le parti comuni come scale, ascensore e cortili.