La previdenza complementare costituisce un tema di fondamentale importanza per l’Europa. L’invecchiamento progressivo della popolazione con un crescente rischio longevità, le tensioni sui conti pubblici, un mercato del lavoro asfittico determinano sempre più la necessità di monitorare l’andamento della spesa previdenziale per garantirne la sostenibilità finanziaria in senso dinamico. Al fianco della sostenibilità, così come contemplato nel Libro Bianco delle Pensioni Ue è però indispensabile che i sistemi previdenziali eroghino prestazioni adeguate, in grado cioè di sostenere il tenore di vita dei futuri pensionati europei. Al contempo i fondi pensione sono anche investitori istituzionali di lungo periodo cui la Commissione europea guarda con crescente interesse nella prospettiva di una diversificazione delle fonti di finanziamento delle imprese europee e dei grandi progetti infrastrutturali per favorire la ripresa. Considerando anche il semestre Ue di Presidenza italiana, quali sono i provvedimenti in discussione in questo momento in ambito comunitario e quali sono i riflessi e le opportunità per i fondi pensione italiani?
Se ne è discusso in un convegno organizzato da Mefop, Assofondipensione e Assoprevidenza, in collaborazione con Ey Labor cui ha partecipato anche la Covip. La Commissione europea, dopo la consultazione pubblica di uno specifico Libro Verde, ha adottato nel mese di marzo un pacchetto di misure specifiche che si propongono di promuovere l’offerta di finanziamenti a lungo termine e migliorare e diversificare il sistema dell’intermediazione finanziaria per gli investimenti a lungo termine sostenendo il ritorno dell’Europa a una crescita economica sostenibile.
Da qui al 2020 il fabbisogno stimato di investimenti è infatti pari a mille miliardi di euro solo per le reti di trasporto, energia e telecomunicazioni significative a livello di Ue. Gli attori finanziari dovranno essere non solo le banche ma, soprattutto, gli investitori istituzionali come le imprese di assicurazione e i fondi pensione. In questa prospettiva si inserisce la proposta di revisione della direttiva Iorp (2003/41/Ce) che innova in materia di governance, di trasparenza, di informativa agli aderenti e ai pensionati, di facilitazione dell’attività cross border. Si vuole poi garantire che le Autorità di vigilanza internazionali e nazionali abbiano gli strumenti necessari per controllare efficacemente i fondi pensione.
Grande attenzione è rivolta proprio al ruolo degli organismi previdenziali quali investitori istituzionali. Come ha avuto modo di evidenziare la Covip le principali prospettive per i fondi pensione italiani derivanti dalla proposta di direttiva sono rappresentate da una maggiore facilità di fare attività fuori dai confini dell’Italia, dalla possibilità di avvantaggiarsi di operazioni di trasferimento di schemi pensionistici esteri, da un ulteriore rafforzamento della governance e dalla possibilità di porre in essere maggiori investimenti in strumenti a lungo termine non scambiati su mercati regolamentati.
Di notevole interesse anche il Call for advice della Commissione Ue all’Eiopa che si propone l’obiettivo di creare un mercato comune delle forme ad adesione individuale al fine di mobilitare a favore dell’economia reale anche le risorse gestite da questi piani pensionistici. Di come rilanciare l’economia coinvolgendo assicurazioni, casse di previdenza e fondi pensione si discute da tempo anche in Italia. Aperture provengono sicuramente dal nuovo decreto del ministero dell’Economia che innova in maniera sensibile la normativa in materia di limiti agli investimenti e conflitti di interesse per i fondi pensione e il parallelo Schema di decreto in pubblica consultazione fino al 5 dicembre per quel che riguarda le Casse di previdenza.
Va poi sicuramente ricordato anche il Provvedimento dell’Ivass (l’autorità di controllo del comparto assicurativo) dello scorso 21 ottobre che modifica il precedente Regolamento Isvap in materia di investimenti e di attivi a copertura delle riserve tecniche delle imprese assicurative. Il Provvedimento, come rammenta l’autorità di vigilanza delle assicurazioni, si iscrive nella strategia, suggerita nelle sedi internazionali e perseguita in Italia dal 2012, volta proprio a diversificare ampliandole le fonti di finanziamento dell’economia, in particolare alle Pmi, al fine di rilanciare gli investimenti e sostenere l’attività economica.
Ritornando a una dimensione europea, altro filone di fondamentale importanza è rappresentato poi dalla Ltfi (Long term financing investments) – Shareholder Rights Directive che si propone di migliorare la governance societaria, di garantire una maggiore trasparenza con riferimento alle politiche di remunerazione degli amministratori e alle operazioni con parti correlate e favorire l’impegno di lungo periodo degli azionisti, ivi compresi i fondi pensione. La direttiva prescrive poi che gli Stati membri assicurino che gli investitori istituzionali e gli asset manager si dotino di politiche di engagement, che prevedono attraverso il dialogo (analisi di documenti aziendali, comunicazioni, interviste) di incoraggiare le società ad agire in maniera responsabile. (riproduzione riservata)