Nei primi sei mesi del 2014 sono fallite 8.101 imprese (63 al giorno), il 10% in più rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente (dati Cribis D&B). Le aziende stanno vivendo una situazione drammatica, con problemi di liquidità legati alle insolvenze dei clienti, un rischio reputazionale sempre più alto e molteplici difficoltà di accesso al credito. Difendere i propri diritti, a fronte di controversie legali che possono mettere in ginocchio l’attività aziendale stessa, è sempre più complicato, data l’eccessiva burocrazia e lentezza della giustizia italiana. Ci vogliono mediamente 1.185 giorni per risolvere un contenzioso, il doppio della media Ocse (539). L’Italia è a livello di Senegal, Guatemala, Nigeria e peggio di Filippine, Algeria, Albania. Eppure, a volte basterebbe guardarsi attorno per sperimentare pratiche virtuose già utilizzate con successo in Paesi vicini. Come nel caso delle polizze di tutela legale, coperture dirette a difendere gli interessi di una persona, di un professionista o di un’impresa di fronte a svariati eventi che possono coinvolgerli nella vita personale (condominio, casa, lavoro, circolazione stradale, separazione consensuale ecc.) e professionale (violazioni di normative, controversie contrattuali, imputazioni penali ecc.). Le polizze garantiscono il rimborso delle spese legali, peritali e processuali necessarie e, soprattutto, il servizio di assistenza e consulenza legale prestato dalla compagnia o dal proprio avvocato. Queste polizze sono largamente diffuse in Germania, che assorbe il 46% del mercato europeo e dove le sottoscrive mediamente una famiglia su tre. Sono inoltre molto utilizzate in Francia (12% del mercato europeo), Olanda (9%), Regno Unito (8%) e Austria (6%). L’Ania ha rilevato che in Italia (che rappresenta il 4% del mercato europeo), nel 2013 le coperture di tutela legale hanno avuto una crescita del 4,8% sul 2012, trend che si mantiene costante anche nel primo semestre 2014. Le oltre 70 compagnie, di cui sette specializzate nel ramo tutela legale, hanno raccolto premi per oltre 338 milioni di euro, il doppio rispetto a dieci anni fa. Numeri in crescita, ma che non fanno ancora apprezzare i benefici che deriverebbero ai cittadini e al Paese dall’utilizzo di questo strumento. Se nei procedimenti penali esiste l’istituto del gratuito patrocinio per fornire assistenza legale gratuita ai meno abbienti, lo stesso non avviene in ambito civile. Esistono addirittura coperture specifiche create ad hoc per categorie di professionisti o di aziende (Pmi, Top Manager di cda e collegi sindacali, artigiani e commercianti, dirigenti, professionisti, ecc.). Le piccole imprese e i liberi professionisti riescono con difficoltà ad affrontare le spese legali dei contenziosi in cui si trovano coinvolti, che posso mettere a rischio il prosieguo dell’attività stessa. Con questo strumento, spendendo cifre contenute, potrebbero assicurarsi un’assistenza legale qualificata contribuendo così ad alleggerire il carico della giustizia civile. Perché dunque non studiare a livello istituzionale agevolazioni, anche fiscali, che favoriscano la diffusione di queste coperture? (riproduzione riservata)
* direttore generale Das Italia