Premafin, ormai parte del gruppo Unipol e prossima a fondersi con FonSai, Milano Assicurazioni e Unipol Assicurazioni, ha negato l’esercizio del diritto di recesso non solo alla famiglia Ligresti ma anche dei curatori fallimentari delle holding Sinergia e Imco, titolari del 3,85%, e al custode giudiziale dei trust off-shore riconducibili all’ingegnere di Paternò, Alessandro della Chà, in possesso del 2,31%. Premafin ha comunicato che il diritto di recesso è stato «legittimamente» esercitato solo dallo 0,65% del capitale. La decisione è legata alla delibera con cui la Consob aveva condizionato la concessione a Unipoldell’esenzione dell’opa a cascata su Premafin, FonSai e Milano al mancato riconoscimento del recesso agli ex azionisti di controllo di Premafin, tra cui figuravano non solo le holding lussemburghesi di Jonella, Giulia e Paolo Ligresti, ma anche le due società immobiliari fallite e i trust riconducibili a Salvatore Ligresti. Non è escluso, a questo punto, che sia i curatori di ImCo e Sinergia sia il custode giudiziale possano decidere di impugnare la decisione del cdaPremafin, come già annunciato dagli stessi Ligresti. Ieri, intanto, si è saputo che il pm di Milano, Luigi Orsi, ha chiuso un altro filone dell’indagine su FonSai, quello relativo ai trust offshore, attraverso cui Ligresti avrebbe operato per mantenere artificialmente elevato il valore di borsa del titolo Premafin. Secondo la Procura i beneficiari degli acquisti da parte dei trust sarebbero stati gli stessi Ligresti e in particolare Imco e Sinergia, che in tal modo non sarebbero state obbligate a integrare le garanzie offerte alle banche creditrici a cui avevano dato in pegno le azioni Premafin. Con la chiusura del filone di inchiesta sui trust, che si aggiunge a quello sulla presunta corruzione di Giancarlo Giannini, ex presidente di Isvap, le indagini milanesi ancora aperte sul gruppo Ligresti sono due: una riguarda la bancarotta Imco e Sinergia e l’altra, relativa al papello siglato dall’ad di Mediobanca, Alberto Nagel.