Anche l’Ivass, l’autorità di controllo del settore assicurativo guidata da Salvatore Rossi, scende in campo contro le agenzie di rating, che nelle scorse settimane hanno messo nel mirino le compagnie italiane perché eccessivamente esposte in Btp. L’occasione è stata un audizione in Senato del presidente Rossi, che ieri si è detto «perplesso» sui criteri seguiti dalle agenzie nei loro giudizi.
Il caso emblematico è stato quello di Standard & Poor’s che ha messo in credit watch negativo Generali Assicurazioni perché il suo rating (A-) è superiore a quello dell’Italia e perché investe circa il 24% del suo attivo in titoli di emittenti italiani (15% l’incidenza sul totale dell’attivo dei titoli di Stato nazionali valutata al fair value al 30 giugno 2013). Le metodologie della società americana prevedono, nel caso in cui una compagnia residente in un dato Paese investe in titoli emessi da soggetti di quel medesimo Stato circa il 25% dei suoi asset, uno stress test che, se non superato, porterà l’agenzia ad assegnare all’impresa un rating non superiore a quello del debito sovrano dello stesso Paese. «Un criterio che suscita perplessità», ha detto senza mezzi termini Rossi, perché «sembra ignorare il fatto che una compagnia assicurativa ben gestita deve garantirsi un adeguato bilanciamento fra attivo e passivo; e l’attivo deve essere investito in strumenti che consentano di far fronte agli impegni assunti senza incorrere in perdite». Ma non è finita. Rossi ha avuto da ridire anche sul timing dell’intervento di Standard & Poor’ s al quale si è aggiunto, a stretto giro di posta, quello di Moody’s che vede nero in particolare sulle compagnie Vita italiane, proprio perché troppo esposte sul Paese di origine. «Sorprende che la decisione di S&P di porre in credit watch negativo Generali sia annunciata proprio nel momento in cui si manifestano nel Paese primi, seppur timidi, segnali di ripresa e i saldi di finanza pubblica appaiono sotto controllo», ha dichiarato Rossi ricordando poi che «l’annuncio cade in una fase di costante e significativo miglioramento della valutazione espressa dai mercati sull’affidabilità dei primari gruppi nazionali» Tanto più che, da luglio a oggi, l’indicatore della probabilità di default diGenerali, misurato sulla base dei Cds, è sceso da un valore compreso tra il 15 e il 20% a poco sopra il 10%. E poi Rossi ha calato l’asso finale ricordando che le agenzie di rating erano state individuate dall’opinione pubblica mondiale come uno dei problemi dell’assetto finanziario internazionale entrato in crisi profonda cinque anni fa «e la riflessione nelle sedi internazionali su come risolvere i problemi posti dalle agenzie di rating è ancora in corso».
Le compagnie italiane, dalle rilevazioni Ivass, appaiono invece in salute: dal punto di vista patrimoniale i dati sono incoraggianti. L’indice di solvibilità medio di gruppo si dovrebbe attestare, a fine 2013, a 1,59 con una variazione tra 1,30 e 2,14. Si tratta di valori significativamente superiori ai livelli regolamentari. Inoltre, il saldo tra plus e minusvalenze latenti nel portafoglio ha superato i 21 miliardi alla fine di ottobre, in forte aumento rispetto ai 13 di settembre. «L’Ivass ha chiesto alle compagnie operanti nel settore Vita di valutare l’impatto di una perdurante situazione di bassi tassi di interesse sulla loro capacità di adempiere agli impegni assunti sui contratti di tipo rivalutabile, ha aggiunto Rossi e «l’esercizio ha dato esito positivo». Ieri il presidente dell’Ivass ha infine sottolineato la discontinuità, a un anno dalla trasformazione, tra l’attuale gestione dell’istituto, sotto l’egida di Banca d’Italia, e la precedente Isvap. «L’Istituto è stato profondamente riorganizzato», ha dichiarato Rossi, sottolineando il fatto che capisaldi della riorganizzazione sono stati gli interventi per rafforzare il controllo prudenziale sulle imprese, sia cartolare sia ispettivo. Non solo. Mentre il vecchio Isvap era strutturato secondo una schema di governo verticistico e monocratico, caratterizzato da processi decisionali accentrati, nell’Ivass le decisioni sono invece pienamente collegiali. Intensa anche l’attività svolta: in un anno sono state completate 10 ispezioni iniziate dall’Isvap e ne sono state avviate 26 nuove. Ed è anche imminente una revisione della disciplina in materia di liquidazioni coatte amministrative, le cui procedure durano oggi in media più di 20 anni. (riproduzione riservata)