La riforma Fornero in vigore dal 2012, che ha allungato l’età di pensionamento introducendo il metodo di calcolo contributivo per tutti, inizia a mostrare effetti sui conti pubblici. Secondo i dati del bilancio sociale Inps 2012, in totale in ambito previdenziale si registrano 629.774 nuovi trattamenti, considerando anche le nuove pensioni ex Inpdap ed ex Enpals (confluite nell’Inps a inizio 2012), con un calo complessivo del 7,4% rispetto al 2011.
Nella composizione dei nuovi pagamenti per tipologia di pensione oltre la metà delle erogazioni (52,2%) nel 2012 è rappresentata da pensioni di anzianità e vecchiaia (in tutto 328.429 trattamenti), che nell’insieme diminuiscono del 15% rispetto al 2011 (-57.788). In totale nel 2012 l’Inps presieduto da Antonio Mastrapasqua ha erogato 21,1 milioni di pensioni, tra cui 17,5 milioni di pensioni previdenziali Ivs (Invalidità, vecchiaia, superstiti) per 236,7 miliardi e 3,6 milioni di pensioni assistenziali (principalmente pensioni e assegni sociali e prestazioni agli invalidi civili) per 24,8 miliardi. Quindi la spesa lorda complessiva, percepita da 15,9 milioni di pensionati, è stata di 261,5 miliardi ed è aumentata del 2%.
Dal bilancio Inps emerge anche che quasi un pensionato su due (45,2%, pari a 7,2 milioni di persone) percepisce un assegno mensile sotto i 1.000 euro (tra questi, il 14,3% al di sotto di 500 euro) per una spesa annua complessiva di 54,7 miliardi di, pari al 20,9% del totale della spesa pensionistica. Il 25% (3,9 milioni di pensionati) si colloca nella fascia tra 1.000 e 1.500 euro medi mensili, con un totale di 64,1 miliardi di spesa annua (il 24,4% della spesa complessiva). Un ulteriore 14,6% (2,3 milioni di persone) percepisce un reddito da pensione fra 1.500 e 2.000 euro, pari a 52 miliardi di spesa (19,8%). Inoltre per il rimanente 15,2% di beneficiari (2,4 milioni di pensionati) il reddito pensionistico supera i 2.000 euro mensili assorbendo il 34,8% della spesa annua con 91,3 miliardi. Tra questi il 4% (654 mila persone) riscuote pensioni di importo superiore a 3 mila euro per un totale di 37 miliardi di spesa annua, il 14,1% del totale. Se si aggiunge la spesa per ammortizzatori sociali, che nel 2012 a causa della crisi ha raggiunto 22,7 miliardi per oltre 4 milioni di lavoratori, il totale delle uscite Inps ammontano a 392 miliardi. Le entrate sono state invece pari a circa 382 miliardi, di cui 306 di entrate correnti e 20 in conto capitale. Dei 306 miliardi di entrate correnti, 208 derivano dai contributi pagati dai datori di lavoro e dai lavoratori. I trasferimenti da parte dello Stato ammontano a 94 miliardi, quasi il 25% di tutte le entrate.
La crisi «è evidente anche nei conti dell’istituto», sottolinea l’Inps, «e in particolare in relazione all’aumento delle spese per ammortizzatori sociali». Che hanno attutito la caduta del potere d’acquisto delle famiglie, che nel 2012 è stata di ben il 4,9%, il massimo dall’inizio delle crisi. Si tratta del quinto anno consecutivo di caduta del reddito disponibile in termini di potere d’acquisto, che dal 2008 si è ridotto del 9,4%. La spesa di 22,7 miliardi per ammortizzatori sociali è ripartita in 6,1 miliardi per cassa integrazione, 13,8 per l’indennità di disoccupazione e 2,8 per la mobilità. Rispetto al 2011 si registra un aumento di spesa per cig (21,7%), indennità di disoccupazione (18,2%) e di mobilità (17,3%). Anche che a causa del blocco del turnover e dei numerosi pensionamenti i dipendenti pubblici sono diminuiti di circa 130 mila unità (-4%) da 3,23 a 3,1 milioni. (riproduzione riservata)