Pordenone apre la classifica della criminalità dell’edizione 2013, confermando gli eccellenti piazzamenti già conseguiti nelle passate edizioni dell’indagine; seguono Treviso, 3° lo scorso anno, e Matera, al 13° posto nel 2012. Ulteriori conferme anche i piazzamenti di Udine e Belluno (4° e 5° posto) e di Oristano, al secondo posto nella passata edizione.
Le province comprese nel gruppo 1 passano da 21 a 26 rispetto al 2012. Anche quest’anno vi sono alcuni outsider: Rieti scala 44 posizioni e si piazza all’11° posto; Ascoli Piceno, anche in conseguenza del disaccorpamento della provincia di Fermo, avanza di 25 posizioni e si piazza al 16°; La Spezia guadagna 55 posizioni e passa al 22° posto; Gorizia ne scala 44 e si piazza al 26°.
L’esame della mappa della delittuosità evidenzia un netto miglioramento nelle posizioni di testa (5 provincia in più rispetto all’anno scorso, valore imputabile anche alla presenza di 2 province non censite nelle precedenti edizioni della nostra inchiesta: Monza e Ogliastra), ma non nel gruppo di coda (20 province, contro le 21 dello scorso anno). In particolare, sono 60 quest’anno le province in cui la situazione è risultata buona o accettabile, contro le 49 del 2012, un risultato positivo determinato dall’aumento delle province ricomprese nel gruppo 2, passate da 28 a 36.
Delle 26 province comprese nelle posizioni di eccellenza, 6 sono dislocate nel Nordovest – Cuneo in Piemonte; Sondrio, Lecco e Monza in Lombardia – 8 nel Nordest (Trento in Trentino-Alto Adige; Treviso, Belluno, Vicenza e Rovigo in Veneto, come lo scorso anno; Pordenone, Udine e l’outsider Gorizia in Friuli-Venezia Giulia), 2 province nell’Italia centrale (Ascoli Piceno nelle Marche e Rieti nel Lazio), 10 nel Mezzogiorno (Chieti in Abruzzo; Campobasso in Molise; Benevento in Campania; Matera e Potenza in Basilicata; Crotone in Calabria; Oristano, Ogliastra, Nuoro e Cagliari in Sardegna).
La situazione sul fronte della criminalità si presenta stabile in relazione alle posizioni di coda, che passano da 21 a 20. Mutamenti avvenuti, con diversa intensità, in tutte le ripartizioni territoriali: nel Nordovest (la cui presenza nel gruppo di coda passa da 7 a 5 province), nel Nordest (stabile con 4 presenze nel gruppo di coda), in Italia centrale (in cui figurano 6 province contro le 7 censite nel 2012, mentre è in peggioramento la situazione in Italia meridionale e insulare, dove la presenza passa da 3 a 5 province.
L’indagine 2013 conferma, come nelle passate edizioni, la permanenza nelle posizioni di coda dei grandi centri urbani.© Riproduzione riservata