di Francesco Caputo Nassetti
Nonostante a prima vista possa apparire il contrario, il tema dei contratti derivati sulla longevità riguarda milioni di persone, la cui stabilità pensionistica dipende anche dalla capacità di gestione dei rischi finanziari e attuariali da parte di fondi pensione e assicurazioni. Tra questi rischi rientra anche quello di longevità, ossia il potenziale scostamento tra l’aspettativa di vita attesa e quella effettiva. L’Us Census Bureau ha stimato che nel 2040 la popolazione in età pensionabile (65 anni o più) sarà circa il 28% in Europa occidentale, il 25% in Est Europa e circa il 20% in Nord America. Questo è il lato positivo della medaglia; il rovescio della stessa è la stabilità dei sistemi pensionistici. Uno studio attuariale stima all’1% la probabilità che il pensionato medio nord-americano o europeo viva in media 4,6 anni in più di quanto oggi riportano le tabelle attuariali; in tale scenario le perdite attese per il sistema, ossia il valore atteso dei pagamenti pensionistici addizionali, sono stimate in circa 1.000 miliardi di dollari. La cifra globale delle sole passività pensionistiche private è 22 mila miliardi di dollari; a questa vanno aggiunti tutti gli schemi pensionistici pubblici. Se ciò non bastasse, si consideri che un aumento di un anno della vita media attesa corrisponde a un aumento di circa il 3-5% delle passività pensionistiche. Tali cifre fanno capire la portata della potenziale domanda di copertura del rischio longevity, non abbastanza soddisfatta dal mercato riassicurativo. Come punto di riferimento basti ricordare che il mercato inglese (uno dei più rilevanti) riassicura per soli 10-15 miliardi di sterline l’anno.
Emerge così un forte divario tra domanda e offerta, difficilmente colmabile con i metodi tradizionali di trasferimento del rischio. Ecco allora che il mercato degli investitori istituzionali, con ben altre potenzialità (150 mila miliardi di dollari è il valore approssimativo del mercato globale), può giocare un ruolo centrale nel riequilibrare domanda e offerta di copertura del rischio longevity. Proprio in tale contesto il longevity swap può diventare un importante strumento per la gestione del rischio. Come il nome indica, è un swap in cui una parte (tipicamente un’assicurazione o un fondo pensione) paga una serie predefinita di flussi di cassa a una controparte (di solito una riassicurazione o un investitore istituzionale) a fronte di un flusso variabile da quest’ultima pagato, flusso legato alla longevità di un gruppo di assicurati o una popolazione presa come riferimento. Quest’ultimo bilancerà la variazione dei flussi di cassa che la compagnia assicurativa dovrà pagare ai propri assicurati/pensionati.
Nonostante l’evidente opportunità per il mercato degli investitori istituzionali, esistono alcuni problemi da affrontare nel far avvicinare le necessità degli attuali detentori del rischio (fondi pensione privati, schemi pensionistici pubblici e assicurazioni) e quelle dei potenziali acquirenti dello stesso (investitori). Questi problemi possono essere divisi in tre categorie: durata dell’operazione (10/20 anni o lunghissimo termine), tipologia di protezione, profilo rischio/rendimento. Un’importante operazione da ricordare in questo ambito è quella traAegon e Deutsche Bank del febbraio 2012. Sul piano civilistico il longevity swap è una fattispecie riconducibile al contratto sui pagamenti, in forza del quale le parti si obbligano a eseguire reciprocamente degli esborsi il cui ammontare è determinato in base a parametri di riferimento diversi. Gli elementi di questa definizione sono il sinallagma tra le due prestazioni, la pluralità dei pagamenti e il fatto che siano determinati su basi diverse.
La necessaria interdipendenza tra le prestazioni delle parti è requisito essenziale del contratto in quanto l’obbligo di una parte trova ragione d’essere nella controprestazione dell’altra. Scopo del contratto di swap è lo scambio di pagamenti, il cui ammontare è determinato sulla base di parametri diversi. I mercati finanziari utilizzano a volte l’espressione longevity swap anche per indicare una fattispecie giuridica diversa dallo swap di pagamenti. In particolare, la fattispecie si concretizza nell’impegno, dietro corrispettivo, di eseguire un pagamento al verificarsi di una data posizione di un indice di longevità. In tale fattispecie una parte esegue un pagamento, ma può non ricevere alcuna controprestazione nel caso in cui l’indice non superi una soglia stabilita tra le parti. Tale fattispecie è riconducibile sul piano giuridico ad altri contratti derivati finanziari, quali i cap e floor sugli interessi (opzioni sui tassi) o i credit default swap. (riproduzione riservata)
*avvocato e docente di Diritto
bancario, Università di Ferrara.