di Filippo Buraschi e Roberto Sommella
Tobin Tax più dura sulla speculazione. La nuova versione della contestata tassazione delle transazioni finanziarie, che il governo ha predisposto come emendamento alla legge di Stabilità, punta a colpire di più le contrattazioni sui mercati non regolamentati (quelli che di solito fanno crollare i mercati e alzare lo spread), alleggerisce il carico sulle banche, che tanto avevano protestato, e inserisce anche i contratti effettuati all’estero. Una soluzione che, se dovesse essere approvata dal Senato, si ispira un po’ alla Francia, dove però la Tobin è stata un mezzo flop (sono stati incassati solo 200 milioni, mentre in Italia si prevede 1 mld di introiti) e si inserisce nel contesto europeo. La bozza di emendamento prevede che siano tassati i trasferimenti di azioni e di Adr e la conversione di obbligazioni nella misura dello 0,2% sul valore della transazione, prelievo che viene dimezzato qualora questi contratti si perfezionino su mercati regolamentati o su sistemi multilaterali di negoziazione. Sono invece liberi dal balzello gli scambi su società con capitalizzazione inferiore a 500 milioni; vengono anche sollevati dalla tassazione gli acquisti di azioni di società controllate da parte della controllante, le operazioni condotte da market maker e specialist finalizzate a dare liquidità ai titoli e le compravendite delle casse di previdenza e dei fondi pensioni. Per quanto riguarda i derivati, la Tobin colpirà in cifra fissa tutti gli strumenti (inclusi warrant, covered warrant, certificati, option e swap) sugli strumenti azionari (titoli o indici), a eccezione dei contratti che vengono utilizzati dalle aziende per coprirsi dal rischio di cambio o dall’aumento delle materie prime, ma in complesso sarà cinque volte più dura per quelli scambiati sui mercati non regolamentati (Otc). Pugno duro sull’high frequency trading (la contrattazione che si gioca sui millesimi di secondo e che spesso muove la vera speculazione) quando non vengono portati a termine i contratti annunciati. La Tobin all’italiana, che si ispira a quella decisa a livello europeo, colpirà le operazioni effettuate ogni mezzo secondo e l’aliquota sarà dello 0,02% sul controvalore degli ordini non portati a termine (la soglia di questi ordini non potrà essere inferiore al 60% degli stessi trasmessi). L’imposta sulle azioni è dovuta dal soggetto a favore del quale avviene il trasferimento, ossia il compratore, mentre quella sui derivati è dovuta da ciascuna delle controparti delle operazioni e dunque il gettito risulterà raddoppiato. La Tobin Tax, che proprio ieri ha ottenuto il via libera dal Parlamento Ue all’attuazione in 11 Paesi, nella versione italiana decorrerà dal 1° marzo 2013 per quanto riguarda le transazioni sul sottostante e dal 1° luglio per i derivati. Inoltre per il solo 2013 (quindi da marzo a fine dicembre) l’aliquota sulle azioni, in modo da garantire un gettito superiore per l’erario nel breve periodo, sale allo 0,22% per le operazioni fuori mercato e allo 0,12% per quelle in borsa. Gli operatori rilevano che per le azioni il prelievo è leggero, mentre per i derivati si rischia il salasso: per fare un esempio, la commissione media di un intermediario oggi è 30 centesimi e ora rischia di diventare di 40, con effetti anche sugli indici e sulla liquidità. (riproduzione riservata)