di Andrea Di Biase
Non ci sono ancora stati colloqui ufficiali tra la Fondazione Crt e Ferak (il veicolo partecipato da Palladio Finanziaria, Veneto Banca e Amenduni) per procedere a una scissione di Effeti. Tuttavia, l’azione di disturbo, messa in atto dalla società guidata da Roberto Meneguzzo, per contendere, assieme al fondo Sator di Matteo Arpe, il controllo di Fondiaria-Sai a Unipol, lasciava intravedere che, presto o tardi, la società vicentina e la Fondazione torinese avrebbero separato le proprie strade nel veicolo che ha in portafoglio il 2,15% delle Generali. Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit nominato dalla Fondazione Crt, è stato infatti uno dei principali sostenitori della soluzione Unipol e il tentativo di Meneguzzo e Arpe di sfilare FonSai ai bolognesi aveva creato qualche imbarazzo in seno all’azionariato di Effeti. Tuttavia l’ipotesi della scissione non era mai stata presa seriamente in considerazione. Le rivelazioni del Corriere della Sera sui rapporti tra Palladio e l’ex ad delle Generali, Giovanni Perissinotto, hanno riportato d’attualità il tema dello scioglimento di Effetti. Una prima riflessione sarebbe stata fatta dai vertici della Crt ma, almeno per ora, non avrebbe retto alla prova dei numeri. Effeti, di cui l’ente torinese è socio col 49%, ha le azioni Generali in carico a 16 euro (valore più basso rispetto ai 18 euro di fine 2011 grazie ad alcuni contratti di put e call). Procedere a una scissione in questa fase, con il titolo Generali che viaggia sui 13 euro, equivarrebbe a registrare una pesante minusvalenza (vicina ai 60 milioni per ciascuno dei due partner). Il tema rimane comunque caldo e potrebbe essere riaffrontato a nei primi mesi del 2013. (riproduzione riservata)