di Carlotta Scozzari
Non c’è pace per il Monte dei Paschi di Siena. Mentre per l’istituto di Rocca Salimbeni arriva una nuova tegola dalle agenzie di rating, il tempo stringe anche per far passare il provvedimento che dovrebbe scongiurare l’ingresso dello Stato nell’azionariato, permettendo al gruppo di rimborsare gli interessi sui così detti Monti bond non solo in azioni ma anche in nuove obbligazioni. Contrariamente alle attese, il maxiemendamento al decreto sviluppo, presentato ieri e sul quale il governo ha posto la questione di fiducia in Senato, non ha recepito il testo che avrebbe permesso all’istituto di Rocca Salimbeni, in alternativa al cash, la possibilità di un rimborso misto sulle cedole legate ai Monti bond, attraverso l’emissione di nuove obbligazioni o di nuove azioni ordinarie a valore di mercato. Già due giorni fa, tra l’altro, la commissione Bilancio del Senato aveva espresso parere contrario all’emendamento dei relatori al decreto legge sviluppo che modificava le procedure delle obbligazioni di Mps «ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione». Quest’ultimo, tra le altre cose, prevede che «con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese» e che «ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte». L’emendamento che consente il rimborso misto delle obbligazioni è importante sia perché recepisce la linea della Comissione Europea, che tra le condizione imposte per dare il via libera ai Monti bond ha previsto un rimborso azionario al valore di mercato piuttosto che con il criterio del patrimonio netto, sia perché consente di scongiurare la possibilità di un ingresso diretto dello Stato nell’azionariato del Monte (cosa che tra l’altro diluirebbe ulteriormente la Fondazione Mps, primo socio al 34,94 per cento). Proprio per questo motivo, secondo quanto F&M ha appreso da fonti parlamentari, il testo che permette alla banca il rimborso misto delle cedole dovrebbe essere inserito in un nuovo emendamento, che dovrebbe essere presentato entro domani alle ore 18.00, questa volta però alla legge di stabilità, all’esame della commissione Bilancio del Senato. Ieri anche il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, si è espresso sull’emissione dei Monti bond del Monte, per un valore totale di 3,9 miliardi, 1,9 dei quali necessari per rinnovare le obbligazioni analoghe già emesse dalla banca nel 2009 (allora si chiamavano Tremonti bond). «Stiamo parlando – ha dichiarato Grilli – sia con la Commissione che con il Monte Paschi. La Commissione sta osservando, ha fatto dei commenti sul nostro approccio, spero di arrivare a una conclusione positiva». Dal cabto suo, la Commissione europea, chiamata a dare l’ok definitivo all’emmissione delle obbligazioni statali, non ha ancora ricevuto una notifica delle autorità italiane sul dossier Mps. Lo ha riferito ieri il commissario Ue all’antitrust Joaquin Almunia. «Abbiamo delle conversazioni, ma, se non sbaglio, non abbiamo ancora ricevuto notifiche formali», ha detto Almunia. Il rimborso misto, va sottolineato, sarebbe consentito soltanto nel caso in cui Mps dovesse chiudere l’esercizio in rosso, cosa pressoché certa per l’anno in corso. Nel caso estremo in cui all’istituto senese non fosse consentito il rimborso delle cedole in nuove obbligazioni ma soltanto in azioni, a valore di mercato per via del prevalere della linea europea, lo Stato potrebbe già diventare socio dal 2013, quando Mps sarà chiamata a rimborsare interessi per circa 170 milioni sui vecchi Tremonti bond. In base alla capitalizzazione di Borsa di ieri, pari a 2,48 miliardi, cui andrebbero aggiunti i 170 milioni di nuovi titoli, per il Tesoro si tratterebbe di rilevare una quota intorno al 6,5 per cento. Che poi, nel 2014, ipotizzando che il 2013 per Mps si chiuda nuovamente in rosso, più interessi pari a 390 milioni e una capitalizzazione invariata rispetto a ieri, potrebbe salire al 13,5 per cento. Ieri, intanto, l’agenzia internazionale Standard & Poor’s ha fatto sapere di avere rivisto al ribasso i giudizi su Mps. In particolare il rating sul debito di lungo termine è sceso a «BB+», ossia al livello di «junk», spazzatura, da «BBB». Il tutto con un outlook che per l’agenzia di rating è «negativo». Secondo S&P, la posizione finanziaria di Mps rende improbabile un recupero di redditività e un miglioramento sia patrimoniale sia dal punto di vista della raccolta.