di Carlotta Scozzari
Le «pulizie» delle Generali che l’amministratore delegato Mario Greco si accinge ad annunciare con il nuovo anno potrebbero passare anche dalla partecipazione in Intesa Sanpaolo. Il gruppo del Leone, infatti, ha ancora in portafoglio una partecipazione del 3,149% nella banca di Ca’ de Sass, quota che comunque è diminuita nel corso degli ultimi mesi (nel maggio del 2011, prima dell’aumento di capitale di Ca’ de Sass da 5 miliardi, si attestava al 4,794 per cento). Tuttavia, come fa notare un analista interpellato da B&F e specializzato in assicurazioni, la partecipazione in questione, classificata a bilancio tra le attività finanziarie disponibili per la vendita (available for sale o afs), dovrebbe essere in carico per un valore di circa 3 euro, che potrebbe preludere a una svalutazione. Interpellata a riguardo, Generali non ha voluto rilasciare alcun commento. Tuttavia, si può notare che già poco più di un anno fa, nelle slide di presentazione dei dati dei primi 9 mesi del 2011, il management della compagnia, allora guidata dall’ex ad Giovanni Perissinotto, spiegava che la svalutazione, per i titoli del settore finanziario (e dunque Intesa) classificati come afs, sarebbe scattata in caso di flessione del 70% rispetto al valore di carico. Oppure nel caso di declino prolungato delle azioni per oltre tre anni. Non solo: le slide, con riferimento ai titoli della banca di Ca’ de Sass, parlavano di un impairment che allora ammontava al 61 per cento. E siccome il 30 settembre 2011 le azioni di Intesa a Piazza Affari viaggiavano a quota 1,19 euro, si capisce come ipotizzare per Generali un valore di carico di 3 euro sia piuttosto realistico. Tornando ai giorni nostri, è vero che la sessione di mercato del 6 dicembre per Intesa si è chiusa a quota 1,29 euro, quindi con uno scostamento dal valore di carico ipotizzato pari al 57%, ma è altrettanto vero che i titoli ormai da tempo viaggiano lontano dai 3 euro. L’ultima volta che hanno oltrepassato la soglia era la metà di gennaio del 2010, sicché il mese prossimo scadranno i tre anni cui le slide fanno riferimento. Tra l’altro, è opinione unanime che Greco, insediatosi nel quartier generale triestino soltanto lo scorso agosto, appare intenzionato a dare un segnale di discontinuità piuttosto forte rispetto alla gestione Perissinotto (anche perché quest’ultimo a parere dei soci che lo hanno silurato avrebbe inciampato proprio sulla gestione). Secondo i calcoli dell’analista, la svalutazione potenziale lorda della quota in Intesa potrebbe aggirarsi sui 900 milioni per la compagnia triestina, traducendosi in un effetto netto negativo sul risultato netto di bilancio nell’ordine dei 180 milioni. Tra le altre partecipazioni per cui potrebbe passare la «pulizia» di bilancio di Greco c’è anche quella in Telco e, a cascata, in Telecom Italia. La quota pari al 30% nella holding che a sua volta controlla la società telefonica con il 22,5%, a differenza di quella in Intesa, è «strategica» ed è già stata svalutata lo scorso marzo, per un valore implicito di Telecom Italia che era sceso da 1,8 a 1,5 euro. Tuttavia, considerando che la seduta di Piazza Affari del 6 dicembre per le azioni del gruppo presieduto da Franco Bernabé si è chiusa a quota 0,7065 euro, con un ribasso dell’1,74% (nel giorno di un importante cda), si capisce come Generali abbia in carico la quota per un valore pari a oltre il doppio.