di Anna Messia
I postini cambiano pelle e diventano distributori di oro, oltre che collocatori porta a porta di conti correnti, fondi comuni e carte prepagate, sulla falsariga dei promotori finanziari. Non solo. Sono pronti anche a trasformarsi in consulenti per le piccole aziende, andando a casa dell’imprenditore per offrire consigli e servizi finanziari. La rivoluzione è contenuta nel maxi-emendamento al decreto Crescita, su cui il governo ha chiesto ieri la fiducia al Senato che sarà votata questa mattina. Nella relazione tecnica si legge che l’obiettivo della norma è «valorizzare gli investimenti realizzati negli ultimi anni da Poste Italiane in personale, conoscenze specialistiche e tecnologiche per l’attività di BancoPosta (il braccio finanziario della società pubblica guidata da Massimo Sarmi, ndr), in una logica di valorizzazione degli asset dell’azienda » che consenta tra le altre cose «consistenti ritorni in termini economico finanziari per l’azionista», ovvero per il ministero dell’Economia, che indubbiamente in questo periodo ha bisogno di risorse. Per far fruttare la sua partecipata, magari anche in vista di una possibile privatizzazione più volte ventilata, il governo è pronto ad ampliare il raggio d’azione del comparto, che si è rivelato il più produttivo all’interno del gruppo postale, ovvero quello finanziario. Consentendo per esempio agli uffici postali di distribuire oro da investimento (il cosiddetto oro 999.9) che tanto piace ai risparmiatori nei momenti di incertezza dei mercati finanziari come quello attuale. La vendita potrebbe avvenire sia consegnando oro fisico al cliente, come lingotti o monete, sia offrendo conti oro e deposito in caveau con rilascio di certificati d’acquisto. In entrambi i casi consentendo la sottoscrizione anche tramite piani d’accumulo. La novità, secondo le stime, dovrebbe fruttare alle Poste ricavi annui «di almeno 10 milioni di euro l’anno», si legge ancora nella relazione, ove si aggiunge che lo scopo del provvedimento è consentire alle Poste Italiane, «in quanto intermediario vigilato, al pari di quanto previsto per le banche, l’esercizio in via professionale del commercio di oro, senza la necessità di richiedere la qualifica di operatore professionale in oro», fatto che richiederebbe una modifica dello statuto della società guidata da Sarmi. La stessa ratio, ovvero consentire alle Poste di giocare ad armi pari con le banche, sta alla base della decisione di ampliare la possibilità di offerta fuori sede dei dipendenti delle Poste. Tale manovra consentirebbe tra l’altro una riconversione di esuberi di personale finora destinato al recapito postale tradizionale. Anche se va sottolineato che il BancoPosta, nonostante abbia da qualche anno un patrimonio separato dal resto delle attività del gruppo, è solo una divisione del BancoPosta e non una banca a tutti gli effetti. Dal maxiemendamento in votazione oggi è poi stato depennato l’articolo che avrebbe costretto le casse previdenziali privatizzate a vendere a sconto il loro patrimonio immobiliare. Il governo ha accolto le richieste della commissione Bilancio che aveva espresso parere negativo. Espunte anche le norme sul credito di imposta alle infrastrutture già aggiudicate e l’estensione delle agevolazioni allo sviluppo delle reti Ngn. (riproduzione riservata)