di Anna Messia
Si preparano a sbaragliare la concorrenza le nuove Poste Italiane che da ieri, dopo il via libera del Senato al maxiemendamento al decreto Crescita, possono iniziare a vendere oro e soprattutto a collocare prodotti finanziari fuori sede, porta a porta, o presso le sedi delle imprese. Una rete di vendita, come anticipato ieri da MF-Milano Finanza, con potenzialità enormi, capace di raggiungere famiglie e imprese direttamente in casa. In realtà manca ancora il via libera della Camera ma la portata rivoluzionaria delle nuove norme che rafforzano il braccio finanziario del gruppo guidato da Massimo Sarmi ha subito avuto ampia risonanza. Non solo nel mondo bancario, dove già in passato l’Abi, l’associazione che rappresenta gli istituti di credito, aveva più volte sottolineato i vantaggi competitivi di cui godeva il BancoPosta rispetto ai concorrenti. La questione era finita addirittura davanti alla Commissione europea dove le banche avevano denunciato il fatto che le Poste potessero depositare la raccolta dei conti correnti presso un conto della Tesoreria dello Stato riccamente remunerato al 4,35%, oltre che avere l’esclusiva sulla distribuzione dei buoni della Cassa depositi e prestiti. Un indebito aiuto di Stato, secondo le banche, su cui però Bruxelles aveva deciso di soprassedere considerando tra l’altro che nel frattempo il deposito presso la Tesoreria era venuto meno. Ma le novità legislative arrivate in questi giorni, che hanno l’obiettivo di dare al BancoPosta tutti gli strumenti a disposizione per agire in perfetta concorrenza con altre banche, sia nella commercializzazione dell’oro sia nell’offerta fuori sede, rischiano di rialzare la tensione. Anche perché il Bancoposta, a ben vedere, non è una banca, ma una divisione all’interno del gruppo controllato da ministero dell’Economia, che solo da qualche anno si è dotata di un patrimonio separato. A seguire da vicino il dossier ci sono anche gli operatori professionali in oro dell’Anopo, che insieme ad Aira stanno conducendo una battaglia di legalità per il settore e che temono la concorrenza delle Poste. Le ragioni sono evidenti: le tre società leader che attualmente occupano una fetta rilevante del mercato dell’oro hanno circa 800 sedi in tutta Italia. Le Poste entrerebbero forti di una rete di 14 mila sportelli e in poco tempo potrebbero diventare leader di mercato, come hanno fatto del resto già nel settore bancario o con Poste Vita, divenuta la prima compagnia assicurativa italiana nel giro di qualche anno. «Con il rischio, tra l’altro », sottolinea Ranieri Razzante, presidente Aira, «di tornare indietro di 12 anni, al 2000, quando è stato abolito il monopolio dello Stato sul commercio di oro». (riproduzione riservata)