di Andrea Di Biase
L’estremo tentativo della famiglia Ligresti, che tuttora esprime la maggioranza del cda di Fondiaria-Sai, di evitare l’aumento di capitale della compagnia assicurativa, o perlomeno di prendere altro tempo per studiare una soluzione alternativa, sembra essere naufragato di fronte alla netta opposizione dell’Isvap. Nell’incontro di ieri con l’ad di FonSai, Emanuele Erbetta, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni avrebbe respinto sia l’ipotesi di procedere con un piano di rafforzamento patrimoniale alternativo all’aumento, sia la richiesta della compagnia di avere più tempo per mettere a punto la ricapitalizzazione. Tempo necessario all’azionista di maggioranza per trovare le risorse o eventualmente gli alleati per non perdere il controllo della società. Con ogni probabilità, dunque, il cda di FonSai di venerdì 23 dicembre sarà chiamato a deliberare in merito alla ricapitalizzazione anche perché Goldman Sachs, l’advisor indipendente scelto per studiare le diverse opzioni sul tavolo, sarebbe arrivato alle medesime conclusioni di Mediobanca e Unicredit, indicando nell’aumento di capitale la strada maestra da imboccare per riportare il Solvency ratio sopra il 120% e mettere in sicurezza la compagnia. Questa indicazione sarebbe emersa già nel corso dell’incontro svoltosi ieri tra Goldman, il dg Piergiorgio Peluso e il comitato di consiglieri indipendenti nominato per assistere il management nell’individuare le soluzioni per il rafforzamento patrimoniale. La palla passa dunque ora al cda, dove la maggioranza dei consiglieri è ancora diretta espressione di Premafin, principale azionista con il 35%, che non sembra tuttavia avere le risorse per fare la propria parte nell’aumento. Se tuttavia il cda decidesse di bocciare l’aumento, il rischio di un commissariamento da parte dell’Isvap potrebbe non essere un’ipotesi remota. È dunque più probabile che il cda si adegui alle richieste dell’autorità di vigilanza, spianando la strada a un nuovo aumento di capitale dopo quello da complessivi 800 milioni (450 per FonSai e 350 per Milano) concluso con successo la scorsa estate.
Se così sarà potrebbero aprirsi anche scenari inediti nell’azionariato della compagnia, visto che in caso di aumento da 600 milioni Premafin potrebbe diluirsi al 12-15%. Anche per questo Unicredit, azionista con il 6,6% di FonSai e grande creditore dei Ligresti, e Mediobanca, esposta per 1,1 miliardi verso la compagnia, starebbero già lavorando per dare un nuovo azionariato stabile al secondo gruppo assicurativo italiano. L’ipotesi sul tavolo delle due banche è quella di costituire un nuovo nocciolo duro, favorendo l’ingresso nel capitale di un investitore finanziario e di un socio industriale, con modalità e tempi ancora da definire. Un tandem in grado di dare stabilità a Fondiaria-Sai permettendo al management di completare il turnaround iniziato nei mesi scorsi. Sull’identikit dei potenziali investitori non ci sarebbero per ora indicazioni, anche se nei giorni scorsi erano circolati i nomi del fondo Clessidra, che ha confermato di studiare il dossier, e di Unipol. Qualunque sia il disegno diMediobanca e Unicredit (ieri l’ad Federico Ghizzoni ha chiesto apertamente discontinuità in FonSai), dovrà scontrarsi con la residua opposizione dei Ligresti che, seppur in difficoltà, avrebbero comunque la possibilità di chiamare un cavaliere bianco loro maggiormente gradito. Sempre che sul mercato ce ne sia davvero qualcuno. (riproduzione riservata)