Sono 55.329 gli infortuni sul lavoro denunciati nel Lazio nel 2010, con una flessione dello 0,5% rispetto all’anno precedente (erano 55.604 nel 2009). Novantaquattro, invece, sono stati i casi mortali: 70 sono da ricondurre a eventi occorsi in occasione di lavoro, di cui 31 stradali. I restanti 24 sono avvenuti in itinere (ovvero, nel tragitto casa/lavoro/casa). Lo dice il rapporto annuale INAIL Lazio 2010 presentato oggi a Roma. Lo scorso anno erano stati 103: a fronte, dunque, di una sostanziale stabilità complessiva, l’andamento dei casi con esito fatale ha segnalato una contrazione dell’8,7%.
Industria al primo posto per eventi lesivi. Per quanto riguarda le singole province il dato degli infortuni sul lavoro manifesta una sensibile, seppur non omogenea, contrazione del fenomeno. La riduzione ha riguardato in particolare le province di Frosinone (4.598 casi pari a – 6.4%), di Latina (4.367, -11.6%)e di Viterbo (2.306, -0,71%), mentre quelle di Rieti (1.607, +1.6%) e Roma (42.451,+1.2%) fanno registrare un andamento in controtendenza. Analizzando il dato per settori di attività, nell’industria è il comparto delle costruzioni quello con il numero più elevato di eventi lesivi, pari a 4.061 casi. Per i servizi, invece, il settore maggiormente interessato dal fenomeno infortunistico è rappresentato dalle attività immobiliari e servizi alle imprese (7.344). Riguardo agli infortuni avvenuti in occasione di lavoro sono stati 46.743 a fronte dei 47.109 del 2009. Quelli accaduti in ambiente ordinario di lavoro (fabbrica, cantiere, terreno agricolo ecc.), risultano in calo del 2.1% (40.557) rispetto al 2009 (41.402). Di contro, gli “stradali”, ossia avvenuti nell’ambito di mansioni lavorative sulla strada (per esempio evento subito da conducente di autobus di linea), sono invece cresciuti dell’8.4%. Anche gli infortuni in itinere hanno subito un lieve incremento: nel 2009 sono stati 8.495, mentre nel 2010 i casi sono 8.586.
Lavoratori stranieri più infortunati. In aumento del 6,3% gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri, per un totale di 5.734 denunce e 14 casi mortali. Aumento esponenziale anche per le denunce per malattie professionali (+17%): due terzi riguardano patologie osteo-articolari e muscolo-tendinee. La comunità più colpita è quella rumena (1.845 casi), seguita dalla polacca (260) e dall’albanese (255). Rispetto all’anno precedente il fenomeno – tradotto in termini numerici – è pari a 340 casi in più. Un dato che, se comparato con l’andamento infortunistico generale riferito a tutte le gestioni nel Lazio (-0.50%) risulta in significativa controtendenza. Anche per quanto riguarda gli incidenti mortali, la popolazione più colpita è quella rumena, con sei episodi.
Emergono in modo significativo le malattie professionali. In aumento, infine, anche le denunce per malattia professionale, che hanno fatto registrare un aumento del 17,3% a livello regionale con 1.635 casi. “Verrebbe, quindi, da chiedersi dove sia la falla nel sistema di prevenzione e perché le malattie professionali risultino un evento ingovernabile – si legge nel rapporto – Invece, il “senso del controsenso” è proprio questo: riuscire ad accettare che non si tratti di un peggioramento delle condizioni lavorative, ma che sia l’emersione della pesante eredità di un passato in cui l’uomo è stato troppo spesso considerato uno dei tanti mezzi per arrivare al prodotto finito”. In particolare due terzi delle denunce riguardano le patologie osteo-articolari e muscolo-tendinee. “Il sovraccarico biomeccanico è il nemico in agguato, subdolo e per questo più difficile da sconfiggere – si legge ancora nel rapporto – Le posture scorrette, i movimenti ripetuti o il sollevamento dei carichi ci accompagnano da quando cominciamo a essere autonomi: pensiamo ai ragazzi che studiano assumendo posizioni quasi contorsionistiche o che utilizzano per ore il computer, agli zaini contenenti i testi scolastici, all’utilizzo del cellulare per comunicare tramite sms, alle buste della spesa o ai lavori di ristrutturazione della casa effettuati in proprio”.
Fonte: INAIL