Rivoluzione nel mattone per il gruppo Generali, che concentra in Italia le attività real estate e aggiorna al rialzo i target di crescita del patrimonio in gestione: il 6% l’anno da qui al 2016, passando da 28 a 36 miliardi di euro.
Rispetto alla precedente GeneraliImmobiliari, di cui la nuova società rappresenta la naturale evoluzione, si passa quindi da una società di coordinamento delle varie realtà nazionali a un unico soggetto che le concentra tutte. E che si occuperà dunque, a livello internazionale, dalla definizione della strategia globale, alla pianificazione strategica e alla gestione delle attività cross border delle unità locali, dallo sviluppo delle relazioni con i clienti e all’implementazione della strategia delle società di gestione dedicate alla strutturazione di fondi immobiliari domestici e internazionali. La sgr italiana (Immobiliare Italia sgr), attiva in Italia dal 2006, già ne conta sette con oltre 4,5 miliardi di masse gestite che la collocano al terzo posto per masse gestite nel primo semestre 2011.
Quello che nasce è dunque un player globale presente in 11 mercati, ma con una forte expertise locale, che più facilmente riuscirà a centrare gli obiettivi di crescita, mirati soprattutto all’aumento del patrimonio in gestione conto terzi. Oggi circa l’8-10% di questi asset stimati 28 miliardi è di proprietà di investitori terzi, percentuale che dovrà man mano portarsi verso il 15-16%. Il resto è di Generali, che per la nuova realtà real estate si configura dunque come cliente. In cinque anni il patrimonio dovrà dunque aumentare di circa 8 miliardi, 1,6 miliardi all’anno, e di questi oltre 250 milioni dovranno arrivare appunto da investitori terzi. Mete preferenziali saranno ovviamente i mercati dove il Leone vuole affermarsi: i paesi dell’Europa dell’Est (Praga, Varsavia), il Far East (Cina con Shangai, Beijing, Shenzhen, Guangzhou) e probabilmente l’America Latina. Ma senza dimenticare l’Italia, dove i prezzi stanno diventando più interessanti e dove soprattutto si sta aprendo la grande stagione delle dismissioni degli immobili pubblici.
In questo quadro competitivo i punti di forza di Generali Real Estate, oltre alle dimensioni, li ha ribaditi Giovanni Perissinotto, group ceo di Generali: «Fino a oggi siamo stati in grado di creare e di valorizzare un patrimonio immobiliare unico e irripetibile, nell’interesse degli azionisti e degli assicurati». Dunque un chiaro riferimento a un patrimonio che il Leone di Trieste ha messo insieme in quasi 180 anni di attività e che è cresciuto in parallelo all’attività industriale della compagnia, a cui è funzionale. Per questa ragione è quindi destinato a espandersi anche in futuro: l’anno scorso per esempio, tra investimenti e cessioni, ha visto un saldo positivo di 0,7 miliardi. Solo in Italia il patrimonio immobiliare, per dimensioni secondo solo a quello dello Stato e della Chiesa, conta da edifici di grande valore storico e artistico, tipo le Procuratie di Piazza San Marco, sedi storiche della compagnia a Milano, Roma e Trieste. Oltre a palazzi in tutti i centri storici delle principali città italiane, grandi progetti di sviluppo, la milanese CityLife in primis (di cui è già stato venduto il 60% del primo lotto di eresidenze e il 35% del secondo), oppure il Maciachini Centre, che ha dato il là alla riqualificazione dell’intera zona a nord della città. Il tutto passando per un amplissimo patrimonio uso uffici, fatto di edifici antichi o moderni ma tutti di qualità e posizionato in zone centrali.
A questo si aggiunge la gamma di competenze: «Il modello che abbiamo sempre adottato comprende sia il ruolo dell’investitore che il ruolo del gestore», continua Perissinotto. «Generali oggi è un player immobiliare globale che vanta forti competenze locali nei mercati in cui opera. Queste sono le basi da cui parte GeneraliReal Estate. In un contesto di crescente globalizzazione del business immobiliare vogliamo valorizzare ulteriormente questa nostra expertise». (riproduzione riservata)