Di Gigi Giudice
Mi telefonano da Trieste che ieri è mancato Giorgio Irneri, il “Gran Capitano”.
Quando andavo a intervistarlo nella sede del Lloyd Adriatico, allora in via del Lazzaretto Vecchio, la via di una delle più celebri composizioni di Umberto Saba, nel cuore di Trieste, dopo avermi mostrato la galleria dei quadri che andava continuamente arricchendo, Giorgio Irneri si accostava a una finestra per indicarmi la barca. La sua barca. Che era stata ormeggiata in modo che potesse vederla mentre stava al tavolo di lavoro, per fare sempre più grande la compagnia.
L’ho raccontato tantissime volte l’episodio di cui era stato protagonista, insieme al padre Ugo. Alla radice delle affermazioni del Lloyd Adriatico. Emblematico della capacità, della forza di cogliere e puntare su un’idea vincente. Mentre i competitori restavano dubbiosi e scettici a guardare.
La leggenda dice che Giulio Mazzocchi, l’editore di Quattroruote, il mensile che vendeva un milione di copie per via della passione degli italiani per l’auto-totem, accompagnato da Dante Guerrieri, si trovarono nella stessa carrozza ferroviaria con Ugo Irneri, proprietario del Lloyd Adriatico, allora piccolissima compagnia, insieme al figlio Giorgio.
Mazzocchi e Guerrieri colsero l’occasione per illustrare anche a loro una formula di polizza rc auto “con franchigia”. Che avrebbe potuto essere offerta al pubblico contando sulla grande risonanza e presenza nelle case degli italiani della rivista “Quattroruote”.
Una formula che – spiegarono – non aveva incontrato i favori dei responsabili di alcune delle maggiori compagnie.
Ugo e Giorgio Irneri non se lo fecero dire due volte.
La “Quattro R” diventò la bandiera del Lloyd Adriatico, che in breve tempo scalò le graduatorie della raccolta premi nel ramo rc auto.
Giorgio Irneri, bisogna dirlo, aveva fatto la gavetta alle Generali e con il suo carattere forte, impetuoso, interpretò per svariati anni una delle rare figure di assicuratore capace di vivere il suo tempo avendo la capacità di buttarsi, con acume e determinazione, su percorsi inediti. In controtendenza, come si dice oggi.
Oltre che sulla polizza rc auto, in cui i competitori non credevano, investì capitali ingenti in comunicazione (quando nel settore prevaleva la regola “la miglior pubblicità è il silenzio”), diede vita – avendo come direttore e mentore Enzo Biagi – alla rivista “Quattrosoldi”. Eravamo nei difficili anni Settanta, quando “dalla parte del consumatore” proprio non stavano in molti. Non esisteva neppure un barlume di sensibilità.
Volle far crescere anche la compagnia vita, comprendendo – da assicuratore vero – che è indispensabile, accanto ai rami danni, impegnarsi anche nella previdenza.
In Ania se le ricordano ancora adesso le sue accensioni e gli sbattere delle porte, quando minacciava di abbandonare la potente confindustria assicurativa e fare da solo.
Per Trieste fece molto. Pensò prima a rimettere in sesto il “Politeama Rossetti” e si dedicò – appassionato com’era di nautica – a fare del porto di Sistiana una sorta di santuario per gli amanti della vela.
Fra i suoi celebri colpi d’ala non posso non citare l’episodio del riacquisto del Lloyd Adriatico, la sua creatura che – non avendo trovato in famiglia chi prendesse il testimone –aveva pensato di vendere agli Agnelli.
Non passarono molti mesi da qual distacco, per lui amarissimo, che una delegazione di ex dipendenti venne a raccontargli che con “quei nuovi padroni, con quei piemontesi così algidi, non ci si trovava gran che bene..”. Veloce come il fulmine Irneri si alzò dalla sedia e corse a ricomprarsi la compagnia. Ovviamente rimettendoci del suo.
Questo era il Gran Capitano Giorgio. Vitale e generoso.
Mi resta fisso nella retina l’abbraccio, nel bel mezzo di piazza dell’Unità di Trieste, fra lui e Adolfo Frigessi, allora condirettore generale della Riunione Adriatica di Sicurtà. Con il quale aveva condiviso gli anni dell’università e mantenuta sempre vigile l’attenzione all’intelligenza, al cuore, al bello e al buono del fare assicurazione.