Il giro di vite sui requisiti per accedere alla pensione dà i suoi frutti: nei primi 11 mesi del 2011, infatti, le nuove prestazioni liquidate, comprese quelle di vecchiaia, sono state 224 mila 856, oltre 94 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2010 (-29,5%). E all’incirca due terzi dei trattamenti di anzianità avviati nell’anno in corso (84 mila 205) sono stati erogati grazie ad almeno 40 anni di contributi versati, perciò indipendentemente dall’età anagrafica, mentre risultano uscite dal lavoro nel 2011 attraverso il meccanismo delle quote (la somma di anni più contributi) 46 mila 435 persone, poco più del 35% del totale. Una diminuzione del numero degli assegni pensionistici che, commenta il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, «ci attendevamo, ma non in questa consistenza», parlando di cifre che daranno «sollievo immediato alle casse dell’istituto, assicurando più solidità e tranquillità a chi vede nelle pensioni la serenità del proprio futuro». La strada è, però, appena tracciata poiché, aggiunge, trattandosi di dati conseguenza delle cosiddette finestre d’uscita (parametri temporali cui il lavoratore deve attenersi restando in servizio, sebbene abbia già maturato i requisiti, ossia 12 mesi per i dipendenti, 18 per gli autonomi), «la maggiore stabilità arriverà poi in combinato con l’entrata in vigore nel 2012 della riforma Fornero, i cui primi effetti, soprattutto l’estensione a tutta la platea del metodo di calcolo contributivo, si dispiegheranno nel 2013»; a oggi, intanto, la riduzione più consistente riguarda le nuove pensioni di vecchiaia (94 mila 216, pari al 39,4%), invece la contrazione di quelle di anzianità è del 20,1% (163 mila 507).
L’Inps mostra, in particolare, il blocco quasi totale per le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti da maggio 2011, visto che su 46 mila 778 prestazioni oltre 39.000 sono state dispensate tra gennaio e aprile, usufruendo delle precedenti finestre; dal prossimo anno, scatteranno le regole previste dalla manovra correttiva (legge 148/2011) concernenti fra l’altro l’addio alle quote per l’anzianità, l’aumento per l’età delle donne, la cancellazione della finestra mobile, ma potranno sfruttare ancora le precedenti norme coloro che hanno maturato i requisiti nel 2011 e sono stati bloccati (raggiunto il traguardo lo scorso giugno, sarà possibile accedere alle prestazioni esattamente un anno dopo, nello stesso mese del 2012). Mastrapasqua spiega, inoltre, che nel 2011 l’età media dell’abbandono dell’attività per anzianità risulta di 58,5 anni per i dipendenti e 59 per gli autonomi, per vecchiaia invece è di 62,3 anni per chi ha un contratto d’assunzione e di 63,1 per chi opera in proprio. Negli altri paesi europei, sottolinea il numero uno dell’istituto, «si esce dal lavoro più tardi e con tassi di sostituzione molto più bassi», ad esempio «a fronte del nostro 80% rispetto all’ultimo stipendio, in Germania chi va in pensione prende in media il 58,4% dell’ultima retribuzione».