Un nuovo aumento di capitale, dopo quello da 800 milioni (450 per Fondiaria-Sai e 350 per la controllata Milano Assicurazioni) dello scorso giugno, non dovrebbe essere ufficialmente all’ordine del giorno. Il cda straordinario di FonSai, convocato urgentemente per oggi dal presidente Jonella Ligresti, dopo avere fatto il punto sulle opzioni a disposizione potrebbe tuttavia prendere importanti decisioni per il rafforzamento patrimoniale della compagnia. Decisioni che, nel caso fossero assunte già oggi, potrebbero essere poi illustrate all’Isvap in un incontro che si terrà nella giornata di domani. La strada scelta dall’ad Emanuele Erbetta e dal dg Piergiorgio Peluso (ieri i due hanno fatto visita a Banca Leonardo assieme a Jonella Ligresti) verrà presto alla luce. Quasi sicuramente, però, l’idea di tamponare le esigenze patrimoniali della compagnia attraverso la cessione di una quota di minoranza di una newco cui conferire le partecipazioni strategiche di FonSai si sta rivelando una strada più in salita del previsto. E anche se l’Isvap, che intende vagliare a fondo la governance del veicolo per verificare che non vengano concesse garanzie al socio di minoranza (è stato individuato il Credit Suisse) tali da annullare gli eventuali benefici della cessione sul Solvency Ratio, dovesse dare l’ok all’operazione, è comunque possibile che il vertice di FonSai decida di prendere qualche altra misura capace di portare definitivamente il gruppo fuori dalle secche. L’aumento di capitale, che secondo gli analisti rappresenterebbe la strada più lineare e che sarebbe appoggiato anche daUnicredit (socio di FonSai con il 6,6%) e da Mediobanca, metterebbe però la famiglia Ligresti di fronte alla possibilità di diluirsi sotto l’attuale soglia del 35%. Di qui l’esigenza per la famiglia di studiare una soluzione che consenta di mantenere almeno in parte la presa sul gruppo assicurativo. Una condizione che meglio garantirebbe i creditori dei Ligresti anche ai piani alti della catena di società che stanno sopraFonSai. Proprio ieri Leonardo & C, in qualità di advisor di Sinergia, ha presentato alle banche creditrici (la più esposta è Unicredit) due strade per la ristrutturazione del debito. La prima prevederebbe il trasferimento di tutti gli asset della holding (immobili e il 20% di Premafin) alle banche a fronte dello stralcio del debito. La seconda prevederebbe la liquidazione in bonis della società, aprendo ai creditori il cda delle stessa, oltre a nuova finanza per 30 milioni anziché di 60 come si pensava inizialmente. (riproduzione riservata)