Di Andrea di Biase
Alla fine ha avuto successo il pressing condotto da Mediobanca, Unicredit e Isvap su Salvatore Ligresti e i suoi tre figli (Jonella, Giulia e Paolo), che sono tuttora i principali azionisti ed esprimono la maggioranza del cda di Fondiaria-Sai, per procedere in tempi stretti all’aumento di capitale della compagnia.
Oggi pomeriggio il consiglio di FonSai si riunirà per dare il via libera all’operazione di rafforzamento patrimoniale attraverso un aumento in opzione il cui importo sarà vicino ai 750 milioni, dunque ben superiore ai 600 milioni indicati da Piazzetta Cuccia nella lettera inviata al vertice della compagnia. Un’operazione che, dopo il necessario passaggio in assemblea, dove la Premafin dei Ligresti detiene tuttora il 35%, dovrebbe partire al massimo per febbraio (al più tardi per i primi di marzo) e riguarderà la sola FonSai e non anche la controllata Milano Assicurazioni, come era avvenuto in occasione dell’aumento da complessivi 800 milioni della scorsa estate.
Il destino della Milano, si apprende in ambienti vicini al dossier, verrà deciso subito dopo l’aumento e non è escluso che una volta rafforzata la capogruppo si proceda a razionalizzare il gruppo attraverso una fusione tra le due compagnie. Ma questo è un tema che verrà affrontato più in là nel tempo. Ora la priorità è quella di riportare ampiamente sopra la soglia di sicurezza del 120% il Solvency ratio diFonSai. Un obiettivo che, anche a detta di Goldman Sachs, l’advisor indipendente scelto per verificare la fattibilità delle diverse opzioni sul tavolo, può essere raggiunto attraverso un importante aumento di capitale. Niente cessioni di asset o prestiti convertibili, come era nelle intenzioni dell’azionista di maggioranza, ma un aumento in opzione che, con ogni probabilità, diluirà Premafin, che non sembra avere le risorse per farvi fronte, dal 35% al 10% circa del capitale.
Dopo dieci anni, dunque, la famiglia Ligresti, che proprio grazie a Mediobanca aveva preso il controllo di Fondiaria nel 2001 acquistandola dalla Montedison e poi fondendola con la Sai, si avvia a giocare un ruolo sempre più marginale nella governance del gruppo.
Sembra anzi molto probabile che nel medio termine i Ligresti possano addirittura uscire dall’azionariato della compagnia. Questa almeno sembra essere non solo l’obiettivo cui punterebbero Mediobanca e Unicredit, che sono già al lavoro per dare a Fondiaria-Sai un nuovo assetto proprietario di riferimento, capace di sostenere il management nell’opera di risanamento iniziata pochi mesi fa, ma anche la condizione posta da alcuni dei soggetti che negli ultimi tempi sono stati sondati quali potenziali investitori. La ricerca di una way-out onorevole per la famiglia Ligresti, che con difficoltà sta cercando di rinegoziare il debito di Sinergia e ImCo e presto potrebbe trovarsi in difficoltà anche in Premafin, è comunque un tema all’attenzione degli istituti. Anche se in ambienti vicini a Mediobanca non ci sono evidenze che l’istituto guidato da Alberto Nagel possa avere un ruolo in un eventuale piano per liquidare la famiglia, alcuni osservatori indicano comunque come plausibile la possibilità, anche in virtù dei rapporti di antica data, che la banca d’affari possa comunque studiare una soluzione capace di garantire ai Ligresti una via d’uscita onorevole.
Di certo però la famiglia dell’ingegnere di Paterò, che attraverso FonSai ha avuto una posizione di primo piano nei salotti del capitalismo italiano attraverso le partecipazioni in Rcs, Pirelli, Gemina, Unicredit e nella stessa Mediobanca, non avrà più quel ruolo di preminenza avuto finora. Come saranno gestite in futuro queste partecipazioni dipenderà anche dal nuovo assetto di governance della compagnia. Anche se la decisione del cda di oggi sull’offerta del gruppo Gavio per il 33% di Igli-Impregilopotrebbe essere già una prima cartina di tornasole, considerato che Mediobanca vede di buon occhio il passaggio del colosso italiano delle costruzioni sotto il controllo del gruppo di Tortona. (riproduzione riservata)