La giustizia belga condanna la Eternit: il tribunale correzionale di Bruxelles ha giudicato la multinazionale colpevole della morte di una donna di Kapelle-op-den-Bos, cittadina nell’area nord del paese, colpita da tumore a causa dell’esposizione all’amianto lavorato nello stabilimento della società, posto nelle vicinanze della casa nella quale abitava dal 1991. A stroncare Francoise Jonckheere, undici anni fa, era stato un cancro alla pleura causato dalla fibra killer. La pronuncia – la prima di questo tipo in Belgio e considerata un passo avanti fondamentale nella battaglia internazionale delle vittime dell’asbesto – ha visto la Eternit, per la prima volta, costretta a risarcire la famiglia delle vittime con la cifra simbolica di 250mila euro.
Una tragedia familiare. Jonckheere aveva avviato la causa contro il gruppo industriale dopo che, ancora in vita, aveva visto morire il marito, ingegnere presso la stessa Eternit, dello stesso tumore nel 1987 e, successivamente, due dei suoi cinque figli. A farsi carico del contenzioso nell’aula di giustizia sono stati, così, gli altri tre ‘superstiti’. “I fatti non sono prescritti”, ha dichiarato il giudice, ritenendo le accuse contro la società fondate: una sentenza che ha scatenato gli applausi di una quarantina di parenti delle vittime dell’asbesto.
Il 13 febbraio la pronuncia del tribunale di Torino. Secondo il tribunale belga, dunque, Eternit ha continuato a fare uso della sostanza letale anche quando era stato ufficialmente riconosciuto il suo effetto cancerogeno. La società, che continua a dichiararsi non colpevole, sta valutando l’ipotesi di ricorrere in appello, ma questo primo esito rappresenta già un risultato fondamentale per la giurisprudenza del paese straniero. Particolare di non poco conto: la sentenza viene a cadere a pochi mesi dalla pronuncia del processo di Torino contro la Eternit, più grande sull’amianto mai condotto in Europa, e atteso per il prossimo 13 febbraio.
Fonte: INAIL